diario di cammino di Gabriella Bellenzier (ottobre 2004)
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27 settembre: San Nicolas Itero de la Vega
È appena l’alba e trovo un tipo pieno di medaglie che vuole baci. Non do baci ma gli faccio una foto. Sono questi i pericoli del Camino? Forse basta un po’ di umorismo per affrontarli con serenità e con questa impressione vado al Ponte medioevale: sono nella provincia di Palencia.
Era mia intenzione di passare la notte all’Eremo di San Nicolas ma lo trovo chiuso. Fuori sulla panchina ritrovo Roberto, italiano, con i piedi pieni di vesciche. Vuole però arrivare ad ogni costo a piedi a Santiago e a me, che sto così bene, sembra di non avere nessun merito.
Un vero rifugio sarà oggi la mia sosta. Sempre aperto, pulitissimo. L’ospitalera verrà più tardi per le formalità. Intanto mi sistemo, ma non ho voglia di stare sul letto. Fuori sul sagrato della chiesa si sta bene. Sull’altalena una donna anziana mi dice che ha lavorato tanto e che ora si può riposare.
Ritrovo tanti amici. Magda e Michael m’informano che il San Nicolas era chiuso solo a mezzogiorno, così, senza zaino, torni indietro di 3 km e vado a conoscere gli ospitaleri. Sono di Vittorio Veneto. Mi invitano a mangiare e poi a pregare, visto che il rifugio è un’antica chiesetta. Molto suggestivo il rito della lavanda dei piedi.
Fuori una grossa luna piena illumina a giorno, però non mi fanno ritornare a piedi. Mi accompagnano con l’auto, per prudenza! Mi invitano per il prossimo anno a fare l’ospitalero. Qui viene gestito dalla Confraternita di Perugia. Vedrò!

28 settembre: Villacalzar de Sirga
Con una luna piena rossa che tramonta, dietro a una collina, e il sole che sorge dietro il campanile a vela, con nidi di cicogne, mi avvio per la tierra de campos. Piccoli villaggi rurali, oggi non c’è aria. Il sole picchia anche se siamo alla fine di settembre. Cammino da 15 giorni e ne ho viste di cose! Vedo tutti i giorni anche poiane e falchi. Prima dell’alba uccelli di ogni tipo cantano. Molti non li riconosco, ma è una gioia sentirli… e ancora campi all’infinito!
Il ricovero è familiare. Nelle tappe intermedie ci sono solo ragazzi, perché si paga ancora meno. Mi trovo bene anche perché loro non russano.
Questa sera hanno cucinato i maccheroni. Io compero il vino e mangio con loro. Che serenità! Mi sto riposando al ticchettio delle mail che viene usato dai giovani appena arrivano. Io telefono con la scheda o con la moneta e mi sento un po’ fuori tempo. Ma è solo un momento. Con orgoglio scrivo la mia età ad ogni arrivo e vedo che tutti hanno meno anni di me!
Nei rifugi magari non c’è la cucina o il telefono, ma ci sono i computer e la piscina. Ormai anche il Camino di Compostela si sta modernizzando, ma nulla toglie alla magia del percorso.

29 settembre: Calzadilla de la Cueza
Filari di alberi giovani tipo Bibione si stagliano contro il cielo rosso del mattino. Mi fermo a Carriòn de los Cordes dove non ho fatto la tappa. Entro nella chiesa di Santa Chiara. Il prete sta portando la Comunione alle suore di clausura dietro una cancellata chiusa a chiave. Ne resto impressionata. Io me ne vado col faticoso zaino e loro, chiuse là dentro, cantano lodi bellissime.
Non ci sono alberi. La strada è sassosa, ma con gli scarponi cammino bene, anche se questi ultimi 20 km sono stati un po’ duri. Al rifugio, molto isolato e senza negozi nelle vicinanze, c’è anche la piscina ma non ho il costume. Che strani pellegrini siamo. Un gruppo di ragazzi in bici si ferma solo per fare il bagno e riposare e poi vanno. Hanno delle date da rispettare.
Oggi vedo piedi pieni di vesciche. Aiuto un po’ chi ne ha bisogno. Mentre scrivo rispuntano Magda e Michael. Sono tornati indietro per il troppo caldo.
Una grande luna, non tutta piena perché sta calando, guarda dentro il nostro stanzone. Si sente il richiamo di due civette. Anche oggi è stata una giornata piena di amicizia.

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