diario di cammino di Gabriella Bellenzier (ottobre 2004)
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18 settembre: Estella
Fotografo il ponte quando le luci sono ancora accese. Poi parto. Sembra una tappa corta invece, con la scusa dei lavori per l’autostrada, la deviazione mi fa fare 5 km in più. Giornata luminosa e calda, ma lo zaino pesa! Però è tutto bello. I vastissimi campi sono pronti per la semina del frumento. Questa zona viene chiamata valle d’oro. Piccoli paesi di stile medioevale e ponti romani. Da giorni si mangiano le more. I cespugli sono sul ciglio della strada, ma oggi alcuni pellegrini hanno preso dell’uva. Qui non siamo ben visti e come vedo in questi giorni non hanno tutti i torti. Siamo nella regione spagnola della Navarra, paese dove l’ETA impone le sue regole. Il mio pellegrinaggio è molto strano. Trovo chiese e cattedrali spesso chiuse. Invece negozi e bar sono aperti fino alle 21. Penso però che così sono obbligata a mantenere i contatti con la vita quotidiana. Apro il mio cuore ai nuovi amici che magari non rivedrò più ma che solo ora, in questo momento, hanno bisogno di me: per curare le vesciche, per un mal di pancia, per parlare poco poco visto che quasi tutti conoscono solo la propria lingua. Un gesto affettuoso e non senti più la stanchezza e la sera, sul mio letto, mi rendo conto che questo è proprio el Camino de Compostela che volevo: spiritualità e umiltà!

19 settembre: Los Arcos
Parto alle 7 ed è ancora buio. La cittadina mi saluta con le sue luci e quelle dell’alba. Ogni giorno è uno spettacolo! Profumo di anice e vaniglia oggi sul sentiero. C’è anche la famosa Fonte del Vino: ne puoi bere quanto vuoi, è gratis. Vedo persone molto agitate. Io ne bevo un sorso con la mano. È buono! A 10 km sosta e timbro. È il secondo della giornata. Sono molto belli e non ne voglio perdere neanche uno. Come Pedro ci sono degli appassionati che aspettano il pellegrino davanti alla loro casa. Dopo solo campi: bellissimo, silenzioso, emozionante! Solo una coppia di aquile volteggia sopra di me. Naturalmente fotografo tanto… anche questo nulla che ho davanti, così pieno di creato. Questa sera nella chiesa per la prima volta vedo un organo con le canne rivolte in su. Anche qui funzioni per il pellegrino, ori sull’altare, incensi e canti in latino. Vado a dormire sempre presto. Non mi voglio stancare. Il viaggio è ancora lungo. Sul mio letto scrivo questo diario che è una delle fatiche quotidiane. Penso ai miei cari, ai miei amici e alla mia vita. Sto bene
.


20 settembre: Logroño

Mosche noiose oggi sul sentiero circondato da uva matura. Caldo ma arioso. Oggi la tappa si fa sentire, anche se sono partita con le stelle e con la luna per anticipare i 32 gradi che picchiano in pieno giorno. Il tempo è stabile. La roba che lavo in due ore è asciutta: come sempre c’è il pro e il contro delle cose. Mi piace partire prestissimo. La natura si risveglia al mio passaggio. Cantano i tordi. Brilla la rugiada e le sagome dei pellegrini si stagliano contro il cielo insieme alle croci di pietra che ci sono da 1.200 anni ai crocevia più importanti storicamente. Questo cielo così pieno di promesse! Mi fermo dalla signora Felizia. Il suo timbro dice ”Higos, agua y amor”. Questa persona anziana, da anni, tutti i giorni e con qualunque tempo aspetta i viandanti e offre loro quello che ha. Io, la sola italiana del giorno, ho da lei anche un forte abbraccio. Nel rifugio questa sera siamo in tanti. Ormai ci conosciamo quasi tutti e, siccome stiamo seguendo il libretto guida, ci si ritrova. Posso dire che ho degli amici! La città è nel pieno della sagra. Bande che suonano. Tutti bevono il nuovo vino, ma le strade sono piene di vetri e di polizia!

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