6 ottobre: Rabanal del Camino
Oggi cammino in mezzo alle piante di ginestre. In primavera dev’essere bellissimo. La terra è rosso mattone e immagino il contrasto.
Questa notte, dopo 21 giorni di bel tempo, è piovuto e così ora sento anche l’odore di questa terra. Vado su per i monti di Leòn e vedo campi di granoturco e tutte le verdure che ci sono da noi in montagna… anche boschi di pini, ma tipo festa degli alberi, tuttavia anche loro profumano l’aria. Ho un po’ di nostalgia ma sto bene.
Rivedo i ragazzi ma arrivano tardi e non trovano posto qui. Però andiamo a cena insieme e alle funzioni dei vesperi in una chiesa povera, tenuta da tre giovani frati francescani. L’atmosfera è adatta ai pellegrini.
Naturalmente continuo a fare foto a scorci e a persone! Intanto la meta si avvicina. Vedo inciso sotto a una statua di Santiago che mancano km 218.
Foncebadon e poi la Crus de Ferro. È il punto più in quota di questo Camino a 1.500 metri, mitico sito per il pellegrino. La colonna era pagana ma da secoli c’è il segno cristiano sulla cima. Si usa portare ai suoi piedi una pietra dal proprio paese e così si è formata una collina di sassi di tutto il mondo. Io lascio un fossile che avevo raccolto tanti anni fa tornando dalla mia prima ferrata. Emozioni!

7 ottobre: Molinaseca
Anche stanotte è piovuto ma oggi alle 6 sono tutti in piedi, perché c’è la colazione gratuita. Il rifugio è gestito da due inglesi molto ospitali. Ogni anno dedicano tre mesi del loro tempo per aiutare chi passa di qua, per amore e per tener fede a un voto. Parto che è ancora buio, ma ho la pila. Qui c’è un’ora in meno di luce rispetto all’Italia.
Il sentiero è in salita e lo zaino pesa, ma mi sembra naturale essere qui, su queste montagne spagnole di ardesia e di boschi di rovere. I camini in questi piccoli paesi fumano e profumano l’aria. La Comunità Europea ha dato i contributi per rifare tutti i tetti con la pietra del luogo e appena arriva una nuvola di sole brillano. Anche qui paesi fuori dal mondo, ma con il loro bel ponte romano. Oggi temevo i cani mastini aggressivi. Non ne vedo. C’è invece il giovane Adrian che gestisce un piccolo rifugio e come guardiano ha un’oca!
Dopo la cima del Bierzo i boschi sono bruciati. Chiedo come mai e mi dicono che è per protestare contro la nuova coltivazione delle colline. Il paese di Molinaseca è romanticamente bello e si prepara all’inverno. Due donne stanno portando sulla schiena un fascio di ginestra per “impiciar el fuego”. Ai bordi della carrettera pali fissi di ferro alti due metri per la neve!

8 ottobre: Cacabelos
Dopo una notte insonne per i russamenti, vado. Un grande temporale ha rinfrescato l’aria. Molti continuano il viaggio, ma tutti i giorni c’è qualcuno che torna a casa per problemi di salute. La terra mostra campi di rape, zucche enormi, capuss e patate ancora da raccogliere. Vedo montagne tutt’attorno e tante vigne: il famoso vino del Bierzo. Da una fontana sgorga ancora una volta vino rosso. Tutta l’economia della zona dipende dalle vigne e dal Camino.
Chiedo e mangio fichi dolcissimi in cambio di una preghiera a Santiago Cattedral. Seduta sotto un vecchio solaio cerco il cibo nei sacchetti. Tutto è prezioso. Mi sembra di essere Meda Anna quando era in ricovero. Si compera poco perché tutto pesa. Una donna mi presenta suo padre che oggi fa cento anni. Lei si chiama Alba come mia madre e lui si chiama Giuseppe come mio padre! Coincidenze? Es el Misterio! Ricevo due mele e le mangio subito, sempre per non caricare la mocilla.
Ceno con compagni pellegrini in uno dei soliti bar tipo Ciamin dopo una funzione religiosa con canti gregoriani. Invece nel santuario della Virgen de las Angustas c’è un’immagine di S. Antonio che gioca a carte con Gesù bambino. Una donna anziana mi spiega come funzionava un grande attrezzo agricolo, che ormai è solo un monumento. Notizie, sensazioni a non finire. La cameretta a due letti è ancora una grande sorpresa. È piovuto ma un grande arcobaleno chiude la giornata.