diario di cammino di Gabriella Bellenzier (ottobre 2004)
pag. 16
20 ottobre: Cee
La Katya è già partita. Io aspetto le 9 col chiaro del giorno. Eravamo in pochi nel grande dormitorio, ma tutti molto decisi a proseguire. Ancora folate di vento e pioggia che vengono sempre più dall’oceano e in un attimo sono tutta bagnata.
Mi trovo sull’Altopiano di Xallas dove c’è l’artigianato di cesteria e di cappelli femminili in vimini. Rivedo nuclei di horreos, costruzioni antiche per la conservazione del grano. È impossibile con questo tempo fare foto e allora vado spedita. Con poco peso mi sembra di volare. Naturalmente di tutti i panorami che il libretto – guida ti promette nemmeno l’ombra: colpa della pioggia e della stagione.
Al bivio di Hospital mangio una sopa calda e vado per Finisterre. Sono per due ore sulla costa dopo Cee ma prima bevo alla fontana santa al Santuario di A. Nossa Señora das Neves. Quest’acqua è ritenuta miracolosa per diverse dolenzie. A dire la verità sto sempre bene e la voglia di camminare non mi lascia. Oggi tappa lunga e su e giù per colli e valli.
Penso che in primavera sia bellissimo. Le leggende sempre collegate alla storia sono numerose in questa zona che è una delle coste di maggior bellezza della Penisola Iberica. Qui, in un piccolo rifugio, per la prima volta penso che ritornerò. Pochi pellegrini. Solo chi ha fissato il ritorno è arrivato fin qui. Ritrovo anche Virginio che non vedevo da tanto e, mentre mi racconta il suo viaggio, non ho tempo per la nostalgia!

21 ottobre: Finisterre
Mi alzo prestissimo ed ho la sorpresa di un cielo stellato. Non mi sembra vero di non dover mettere la mantella. Arrivo presto al porto di Corcubiòn e alla chiesa del patrono S. Marco. Finalmente ho panorami e luci. La baia è piena di pescatori di enormi vongole. Mi salutano sorpresi. È ancora buio e sono il primo pellegrino del giorno.
Ancora colline e dune per ore. Ma pian piano si alza la luce del giorno e il sole illumina tutto. Mi siedo e aspetto che salga dal mare. Non potrò mai spiegare quello che provo e ancora ripeto i versi di un poeta spagnolo: “Chi capirà il mio Camino? Solo chi ha camminato con me!”.
Dalle colline vedo la spiaggia di Longosteira. Dopo ore mi tolgo gli scarponi e sono con i piedi nell’oceano, insieme ad altri pellegrini. Raccolgo conchiglie come gli antichi viandanti. Foto a non finire. Questo paese di mare, dopo dieci giorni di burrasca, oggi è tutto brulicante di vita.
Vado all’ostello, dove non dormirò perché il bus mi riporterà a Santiago, e faccio l’ultimo timbro del mio Camino. Ancora 3 km per arrivare allo scoglio di Finisterre, dove fotografo i miei scarponi insieme a quelli di bronzo (uno solo perché l’altro è stato rubato). In mezzo agli scogli i segni del falò dove vengono bruciati i bastoni di chi è arrivato alla meta.
Saluto il grande, impressionante oceano e ritorno sui miei passi. Ancora incontro ragazzi conosciuti i primi giorni. Con calma è arrivata anche la Katya.

21 – 22 ottobre: Santiago – Italia
In attesa del bus delle 16,30 ritrovo pellegrini che hanno camminato con me. Baci e abbracci e sono di ritorno verso Santiago. Dal finestrino cerco la strada che ho fatto a piedi, ma non riconosco nulla. La pioggia mi ha nascosto questo tratto del Camino, forse per farmi ritornare?
Alle 19 sono all’albergue Acuario. Nel grande stanzone sono arrivate persone nuove che non conosco. Ho un po’ di tristezza. Capisco che il mio pellegrinaggio è finito e devo lasciare questa terra così ammaliante, che da più di 1200 anni vede passare gente di tutto il mondo.
I miei amici sono ancora qui. Usciamo per dirci arrivederci. Siamo in sei, per le romantiche vie di Santiago. Uno strano personaggio, con una calza nera in testa, suona per due euro col sassofono un brano jazz. Mi viene dedicato! Non potrò dimenticare: non solo la fatica, le opere medioevali, i musei, la terra colorata… Ma ricorderò che sono stata benvoluta con amicizia, rispetto, considerazione.
Posso dire che per 900 chilometri in Spagna mi riconoscono come la “Cica Italiana” ed io per riconoscenza e gratitudine avrò per sempre verso il Camino sentimenti uguali a quelli che ho per le mie montagne, che è tutto dire!
Ultima notte nell’accogliente rifugio. Preparo il mio zaino sempre più pesante per i souvenir, ma non dovrò più portarlo sulla schiena (peccato!). Partirò domani alle 6 e non voglio disturbare il sonno di chi è appena arrivato alla meta. Auguro loro di provare molte emozioni!
Alle 8,30 sono sull’aereo. Lo zaino arriverà a Venezia prima di me ed io senza mi sento un po’ persa. Ma ai piedi ho ancora gli scarponi, fedeli compagni del mio camminare. Nel cuore c’è ancora posto per emozioni?
La Flavia mi aspetta a Venezia e sotto una pioggia ”veneta” ritorno a casa dai miei familiari che, naturalmente, sono sempre al primo posto!

- Gabriella Bellenzier -

Molti mi chiedono perché fare questo?
Io posso solo rispondere: Perché no? 

 

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