Questo sito NON fa uso di cookie di profilazione, ma utilizza cookie tecnici e di terze parti per garantire una miglior esperienza di navigazione.  
WebCam cammino
CRTVG

-
-
 
Non sempre le WebCam sono attive e funzionanti. Sono "live" con ovviamente un minimo di "differita".

Pellegrini arrivati oggi
a Santiago
e le statistiche ufficiali
Clicca qui: >>>
cammino di Santiago - filmato

Maurizio A. (BL): Il diario del mio cammino - Estate/Autunno 2024
Clicca qui e vedi Album fotografico completo del cammino

Epilogo finale
42° giorno di cammino: da Finisterre a Muxia
(37km) la fine del mio cammino!

Venerdì 4 ottobre
Allontanarsi dal sentiero principale per inoltrarsi tra gli alberi di una foresta, raggiungere una spiaggia e percorrerla fino a soddisfare corpo, mente e spirito. Contemplare le onde che portano e allontanano i ricordi di tutti i giorni passati. Una giornata lunga, l’ultima, che sembrava non finire mai. Una giornata che non volevo finisse mai. E ora, mentre scrivo nel cuore della notte, capisco perché doveva finire.
Nel libro “Guida galattica per autostoppisti” di Douglas Adams, c’è un’idea piccola ma capace di rivoluzionare ogni cosa. L’ho letto vent’anni fa, quindi potrebbero esserci delle imperfezioni nel modo in cui descrivo gli eventi, ma non nel concetto. Una folla sterminata attende una risposta dopo migliaia di anni, tutti inginocchiati di fronte a una sorta di sfinge gigante. La sfinge socchiude lentamente le palpebre e, senza perdersi in convenevoli, rivela: “La risposta all’esistenza, al senso delle cose e a tutto il resto è 42.” La folla gioisce: lacrime, strilli, abbracci e sorrisi. Poi, come cerini che si spengono, tutto quel gioire da fiamma diventa una volta di fumo.
Le voci della platea sterminata si rivolgono alla sfinge: “Ma qual è la domanda?” Prontamente l’oracolo risponde: “Voi avete chiesto la risposta, non la domanda.”
Siamo ambiziosi e poi disillusi, siamo innamorati e poi soli, siamo passionali, accesi e incontenibili e poi ci troviamo seduti su una roccia levigata dalle onde, davanti a un tramonto che balbetta una bellezza soltanto sfiorata, cercando nella voce dell’oceano, e negli sguardi che porta, delle risposte che ci dicano come fare per evitare, almeno una volta, la fatica, la stanchezza e il dolore. Ma la fatica è necessaria per sentire il sapore delle cose, per sentire di averle indossate, per sentire di averle meritate. La stanchezza è necessaria per poter contemplare ciò che abbiamo realizzato. Il dolore è necessario perché necessario è l’amore — e, in fin dei conti, sono la stessa cosa.

Finisterre ... la fine del mondo, la fine del cammino
40° giorno di cammino: da Cee a Finsterre
(10,8km)

Mercoledì 2 ottobre
Nella cucina di un appartamento privato, luogo sacrosanto per un riposo tanto desiderato, un luogo in cui ci si può finalmente sentire – oserei dire – di nuovo umani, le voci delle pellegrine che hanno raggiunto la fine del mondo si intrecciano, si interrompono, esplodono in risate e poi di nuovo si susseguono, discutendo su dove andare a cena. Escono insieme. Io rimango in cucina, assaporando una tiepida solitudine domestica che mi mancava da tanto tempo. Resto qui per pensare, cercando di ritrovare nella mia mente le sensazioni e i pensieri che mi attraversano.
Sono partito per trovare uno spazio che fosse solo mio. Sono partito con qualche timore, ma felice di aver scelto di fare qualcosa per il mio bene. Mentre percorrevo l’ultimo chilometro, poche ore fa, ho incrociato gli sguardi dei pellegrini che avevano già raggiunto ciò che da giorni chiamo la fine del mondo. Sguardi vitrei, persi nell’infinità dei mondi che sono la somma di tutti i nostri stati d’animo.
La fine. Carica di un’ironia che si percepisce nelle immagini grigie, anche se i fiori mi hanno donato, come al solito, colore. La fine.
Bevendo in compagnia una bottiglia di prosecco di fronte a un oceano invisibile, di cui solo il suono delle onde era percepibile, abbiamo avvertito una piccola delusione, subito scacciata dall’orgoglio di aver portato a termine un’impresa che, oggi, sembrava impossibile a chiunque.
Forse nulla davvero conta, ma tutto è stato necessario.
Ogni passo, ogni sguardo, ogni parola, ogni abbraccio. Un corso accelerato nella comprensione delle nostre emozioni.

>> direzione Finisterre.
39° giorno di cammino: da Ponte Olveira a Cee
(23km)

Martedì 1 ottobre
La pioggia continua a cadere fine e insistente, impossibile da evitare. Gentile ma costante, spinta dal vento si insinua ovunque. All’arrivo, una doccia calda e il movimento circolare di una lavatrice sono l’unico sollievo immaginabile.
Il viaggio è ciò che conta, non la meta, giusto? Forse. È difficile liberarsi dalle proprie abitudini dopo una vita scandita da obiettivi che si susseguono senza posa. In ognuno di questi si schiude una motivazione, a volte impalpabile, quasi invisibile, ma sempre presente. È ciò che ci spinge avanti. Procedere senza una meta è pericoloso, soprattutto quando incontriamo un ostacolo. Se la destinazione non è chiara, ogni rallentamento o difficoltà potrebbero farci deviare verso una via più facile. Ma con una meta ben definita – una cattedrale o un oceano riflesso negli occhi – affrontiamo gli ostacoli, li superiamo, senza esitazione.
Rispetto al Cammino che portava a Santiago de Compostela, quest’ultima parte del viaggio segna sui volti delle persone una stanchezza che forse è sempre stata presente, ma che ora è innegabile. Mi domando quanto fosse importante la motivazione iniziale e cosa l’avesse innescata. Immerso in un paesaggio saturo e pulsante, ho atteso una risposta.
Bagnato e stanco, sebbene il mio corpo sia ormai abituato allo sforzo, un pensiero mi ha accompagnato a lungo: la ricompensa, o il riconoscimento, alla fine di un’impresa. Forse era questo a muovermi. Un dolce inganno che mi ha fatto dimenticare l’essenza che pensavo di aver capito: agire perché lo sento, non per ottenere qualcosa di effimero che possa scaldarmi per un momento.

>> direzione Finisterre.
38° giorno di cammino: da Portocamiño a Ponte Olveira
(22,9km)

Lunedì 30 settembre
Camminando in un velo di vapore, mentre il sole, con più coraggio rispetto ai giorni precedenti, cercava di insinuarsi tra le nubi, ho letto il diario di viaggio di una pellegrina che è partita, come me, da Saint Jean Pied De Port. Dieci minuti di lettura in cui ho assorbito i suoi punti di vista, le sue descrizioni dei luoghi, le sue sensazioni, le sue emozioni.
Minuti in cui ho viaggiato attraverso le sue percezioni. Ha raccolto più giorni in una lunghissima pagina di diario, aggiungendo dettagli che si alternavano alle sue emozioni. È stato come ricevere un abbraccio caldo, lento e avvolgente.
Tutto d’un tratto, ho ricordato tutte le volte in cui mi sono soffermato a osservare donne e uomini, di ogni età, prendere carta e penna per annotare le loro sensazioni dopo le lunghe tappe percorse.
Non so dire perché, ma trovo questo desiderio di ascoltarsi di una bellezza e di una grazia che non saprei descrivere. Posso solo dire che è l’azione più umana e spirituale che ho visto da molto tempo a questa parte. C’era una persona nel mio mondo che lo faceva sempre, anche nella vita di tutti i giorni, che per lei era sempre magica e densa di meraviglia.
E poi, la pellegrina dalle lunghe pagine di diario mi ha raccontato che ogni giorno prende un momento per sé, per parlare con la sua inner child, la sua bambina interiore. Le chiede cosa desidera e ogni giorno fa qualcosa per accontentarla. Mi ha chiesto cosa faccio io per parlare con il mio inner child. Allora le ho detto che lo lascio libero di agire come gli pare, quando gli pare
.

36° giorno di cammino: giorno di siesta a Santiago
37° giorno di cammino: da Santiago de Compostela a Portocamiño
(28km)- dopo A.Pena
>> direzione Finisterre

Domenica 29 settembre
Fine la pioggia, pochi i pellegrini, umidi i sentieri, abituato il corpo, distaccato lo spirito e incuriosita la mente.
Lo scenario fiabesco della Galizia, agghindato dalle gocce di pioggia, continua a sorprendermi.
Mi muovo, ma è come se fossi seduto sulla riva di un mare vestito di foglie, che si avvicinano e si ritirano, portandomi i colori dell’autunno.
Eppure oggi la mia curiosità prevale sul mio sentire. Non provo dolore, non provo entusiasmo, non capisco cosa stia dicendo questo nuovo tratto del Cammino. Desidero scoprirlo, desidero camminare ancora, desidero ascoltare.
Desidero trovarmi di fronte all’oceano e sentirlo parlare.
Quando chiudo gli occhi, riesco a immaginare le sue onde che si agitano come fossero mani e il boato che producono sembra musica e parole.
Forse oggi il Cammino mi ha lasciato il tempo di conversare, di conoscere meglio chi avevo vicino.
Mi ha permesso di ascoltare e di pormi nuove domande. Forse mi ha aiutato a svuotarmi delle dolci e delle amare emozioni, forse mi ha aiutato a fare spazio per ciò che sarà domani.

Venerdì 27 settembre
La fine del Cammino Francese. Una piazza gremita di persone di fronte a una cattedrale imponente. Eccomi, alla fine, davanti a una grandezza inconcepibile di cui sento di essere una piccola, infinitesimale parte. Gocce in un oceano di amore, dolore, bellezza.
Ho toccato la gentilezza degli sconosciuti, il loro coraggio e, a volte, la loro pochezza e superficialità. Poi, di nuovo, amore e compassione.
Questo viaggio è stato denso, doloroso, afrodisiaco e sempre, sempre sorprendente, in tutto ciò che mi ha portato. In tutte le trentacinque vite che ho vissuto.
Fino a poche ore fa camminavo verso una direzione che tutti desideravano raggiungere.
Poi ho fatto scivolare la mia Credential verso il sorriso di una volontaria. È stato il mio passaporto per viaggiare attraverso i luoghi del dolore e dell’amore, verso i luoghi della stanchezza e della sorpresa.
Sulla Compostela sono indicati 779 km. I miei occhi sono umidi. Le mie mani calme.
La volontaria, di cui non ricordo il nome, fluttuava sorridente davanti a me. Poi mi ha preso le mani e le ha baciate, ringraziandomi.
Sono io che devo ringraziare.
Ringrazio il vuoto che ho portato con me,
ringrazio la Croce di Ferro, ringrazio la forza che mi ha fatto sostenere lo sguardo del Cammino.
Ringrazio
la splendida persona con cui sono arrivato a Santiago questa mattina, ringrazio quelle che incontrerò più tardi. Ringrazio chi è stato con me, anche se lontano e impalpabile.
Ringrazio tutto ciò che verrà e che sta avvenendo.
Questo viaggio non è finito. Domani prenderò una pausa e poi andrò verso la fine del mondo, Finisterre, per sostenere un ultimo sguardo. Sarà lo sguardo di tutte le anime che ho incontrato, che solo la vastità di un oceano può contenere.

34° giorno di cammino: da O Rio a Monte do Gozo (38km)

Giovedì 26 settembre
Nostalgia. Mi soffermo sulle azioni più banali.
Fotografo con lo sguardo i pellegrini che si fermano per un momento. Alcuni indossano una giacca antipioggia, più avanti altri la tolgono. Una ragazza si siede per mangiare un sandwich, un’altra si mette un cappellino per proteggersi dal sole. Una scolaresca di Madrid occupa tutto il sentiero, cantando canzoni e augurando “Buen Camino” a chiunque passi accanto. Un signore sistema le borse che pendono ai lati della sua bicicletta.
Tre donne camminano in gruppo, una di loro alza le braccia quando vede in lontananza un bar. Dice: “Caffè.” Ed io la capisco.
Lungo quest’ultimo tratto, comincio a ripercorrere mentalmente i chilometri affrontati in questi giorni.
È commovente pensare alle persone con cui ho camminato e che ho visto camminare. Quelle che ho perso e poi ritrovato, quelle che ho lasciato e che forse non rivedrò mai più. Quelle che domani, con grande sorpresa, incontrerò di nuovo mentre ritirerò la Compostela.
Oggi porto sulle gambe il frutto di due giorni di passi infiniti: settantaquattro chilometri.
Desidero raggiungere Santiago de Compostela domani, riposato. Desidero avere più tempo per pensare e scrivere. Ci sono solo cinque chilometri tra me e la destinazione che segna la fine della Via Francese che ho percorso. La fine di tutte le vie.
Nostalgia, perché qualcosa ancora mi circonda. È una sensazione calda, avvolgente e inevitabile. Inspirando profondamente, scelgo di tornare al presente. Rimarrò qui fino alla fine, gioendo di ogni cosa, come se ogni attimo descrivesse l’eternità.

33° giorno di cammino: da Ventas De Narón a O Rio (36km)

Mercoledì 25 settembre
45.000 passi sotto la pioggia, alcuni di questi lungo il bacino dei caffè. Poi una lavatrice per partire asciutti e condividere un’asciugatrice con due svizzeri, padre e figlio, che camminano da 2.500 km, non so da dove, mentre la loro famiglia, a casa, li crede locos, dei pazzi.
Dopo questa introduzione, la mia serata pulsa nel ricordo della pioggia e del freddo, in una bottiglia di vino con una donna australiana che mangia una paella. E poi ancora, nel pensiero che solo quaranta chilometri mi separano da Santiago de Compostela. Nelle gocce di pioggia, nel rumore di un vecchio frigorifero, ricordo:
Ricordo i primi giorni del Cammino, quando scrivevo solo pensieri sparsi, finché al settimo giorno, o giù di lì, non vidi un paesaggio incantato che sentii il bisogno di condividere.
Ricordo tutte le paure dell’inizio, quando non sapevo se procedere da solo o aspettare i miei nuovi compagni di viaggio. Quando non sapevo se prenotare un letto o seguire quello che allora chiamavo caso.
Ricordo il momento in cui capii di dover lasciar andare ogni timore, ricordo che accettai di lasciare che le cose accadessero nel modo in cui volevano accadere.
Ricordo il primissimo giorno in cui passai ore insieme a persone da tutto il mondo, privatamente, nell’arco di un solo pomeriggio. Una dose intensa di una vita di cui avevo bisogno. Pranzare alle sedici con Andrea, Brasile, passeggiare lungo le mura di Saint Jean Pied de Port con Paco, Spagna, bere un aperitivo con Patrick, Alaska, alle diciannove. Partire l’indomani con mezzo mondo. Emisfero boreale e australe lungo la prima tappa attraverso i Pirenei

32° giorno di cammino: Vilei - Ventas De Narón (33km)

Martedì 24 settembre
Vorrei saper riconoscere ogni pianta che vedo lungo il cammino, ma non posso. Quello che posso fare è documentarmi, dare un nome a ciò che mi affascina.
Questa mattina, mentre percorrevo sentieri umidi e fiabeschi, mi sono soffermato su una coppia che avanzava insieme, e in quell’istante ho ricordato quante coppie ho visto lungo questo viaggio interminabile.
Ed è lì che ho avuto un’illuminazione: sì, si può viaggiare in coppia. Me ne sono reso conto oggi, mentre superavo querce, faggi, castagni, eucalipti, edere, ginestre e mantelli di muschio che coprivano muri di pietra antichi. Si possono percorrere chilometri e chilometri mano nella mano, oppure a distanza, mantenendo magari sempre il contatto visivo. Ci si può fermare a riposare in luoghi diversi per la notte. Le coppie sono fisarmoniche, le cui estremità rappresentano due pellegrini innamorati. A seconda della musica che sentono e producono, si espandono e si contraggono. Eppure rimangono un tutt’uno.
Questa metafora mi sta rivelando, con grande eloquenza, l’importanza di condividere esperienze profonde senza mai invadere lo spazio della persona accanto a noi. È una possibilità per chiunque voglia intraprendere questo viaggio con il timore di partire da sola o solo.
Espandersi e contrarsi, poi espandersi ancora e infine ritrovarsi. Il legame essenziale è la libertà.
PS. Parlo di coppie e non ne ho fotografate, perdono. In realtà, ora che ci penso, sto parlando di libertà e rispetto.

31° giorno di cammino: da Lusío a Vilei (25km)

Lunedì 23 settembre
Come criptiche sono state queste ore. 667 km dissolti, 114 km da far avverare. Tratti percorsi insieme, sorrisi scambiati. Nuovi incontri, senza desiderio di alcun legame. Una stanchezza troppo simile a se stessa. Per alcuni scarseggia il tempo necessario a terminare il viaggio, per altri scarseggia quello per stare con se stessi. Mi fermo. Cerco un conforto che non trovo, lo so, è parte del viaggio. Lo sapete anche voi, non ho mai detto fosse facile. Il sole fa capolino da una nuvola e illumina i volti. Sembrano sereni. Forse lo sembro anch’io ai loro occhi. Mi piacerebbe pensare che qualcuno sapesse davvero guardarmi. Vorrei che ognuno avesse qualcuno capace di guardarlo davvero.
E poi, c’è la libertà di seguire se stessi, una libertà incatenata dalle promesse. Da domani, non ne farò, ma anche questa è una promessa. Cercherò di non farne, nemmeno se dovessi tornare ad amare. Ogni giorno sarà solo un giorno. Ogni giorno avrà la sua conclusione, con le sue domande: “oggi è stato un buon giorno?”. Ogni giorno troverà le sue risposte, le sue discussioni, le sue riconciliazioni, le sue risate. Ma non avrà più promesse. Prometto.

30° giorno di cammino: da O'Cebreiro a Lusío (27,8km)

Domenica 22 settembre
Verde incontaminato. Boschi di querce e castagni creano tunnel naturali davanti ai quali viene spontaneo inchinarsi per la loro bellezza. La nebbia del mattino, muri di pietra, case fiabesche. Galizia, l’ultima fetta del viaggio. Profonda, eterna, intrisa di passato, presente e futuro.
Ed è la stessa sfera di emozioni che uso per descrivere il mio stato d’animo. Un agglomerato di elementi gaseiformi che continuano a mescolarsi, prevalendo l’uno sull’altro vicendevolmente. Ogni tanto domina un colore, un’emozione; talvolta un’altra, ma sempre, l’uno rimane in contatto con l’altro in una tavolozza infinita di sfumature. La superficie della mia sfera non è solida, è un centro caldo attorno a cui questi gas vorticano instancabilmente.
Questa mattina, verso le sette, camminando nel buio di questi boschi spirituali e incantati, ho origliato il dialogo tra una ragazza e un ragazzo italiani. “Prima di questo cammino,” diceva lei, “credevo che un dialogo profondo con un uomo fosse l’anticamera di qualcosa di più intimo. Ma da quando sono qui mi sono accorta che posso instaurare profonde connessioni con persone con cui non c’è altro che qualche passo percorso insieme. E poi via, nessun appuntamento, nessun pensiero su ciò che potrebbe essere, ma solo gratitudine per ciò che è stato. Può durare minuti, oppure ore; può essere un dialogo che comincia e se ne va, per poi tornare con un fortuito incontro. Forse sembra banale,” ha detto, “ma questo è ciò che mi porterò a casa.”
Allontanandomi da loro, mi sono detto: “Banale? Stupendo, semmai.” Le persone che s’incontrano qui sono come paesaggi che, a ogni parola e a ogni ascolto, continuano a mutare. Più ci apriamo, più si espandono; più ci parlano, più siamo noi a espanderci.
Tutto accade continuamente: la magia di un paesaggio che cambia minuto per minuto, il suono di una voce, i significati che libera nell’aria, il rumore dei passi di chi ti cammina accanto. I loro volti affaticati e, infine, i loro sguardi profondi, riflessi dell’oceano a cui presto porterò la mia gratitudine.

29° giorno di cammino: da Trabadelo a O'Cebreiro (18km)

Sabato 21 settembre
Pellegrina o pellegrino. Ogni giornata si svolge seguendo un ritmo dolce, piacevolmente ripetitivo. Anche se ogni nuovo giorno è un intera vita, fatta di nuove sfide fisiche e mentali, di nuovi incontri e di infinite sorprese, percepisco intorno a me, e dentro di me, l’esigenza di avere una routine grazie alla quale decifrare i messaggi del Cammino.
Mentre scrivo, intorno a me, ci sono pellegrini da ogni parte del mondo, appena giunti a Cebreiero, la tappa di oggi. Ci sono anche pellegrini che sono qui da ore. Guardandoli mi chiedo se l’azione che stanno compiendo sia un rituale o un semplice caso.
Questo è l’aspetto che trovo affascinante della routine. Vista da fuori può essere un’azione ripetitiva oppure un evento poetico e miracoloso.
In questa esperienza, talvolta stancante, costruire, trovare, o lasciarsi scegliere da una serie di gesti e di abitudini è essenziale.
Ogni giorno mentre alcuni leggono, scrivo, mentre alcuni lavano le proprio cose, faccio lo stesso, mentre alcuni riposano nel cuore del pomeriggio esco a vedere il paese. Le routine sembrano attitudini noiose, banali ripetizioni, quando invece ci offrono uno strumento per trovare equilibrio e chiarezza, soprattutto nel bel mezzo di un’esperienza così piena di eventi inattesi e traboccante di emozioni.
Per affrontare questa esperienza ognuno trova degli strumenti che gli permettano di superare dubbi e fatiche. La cosa più eccezionale è che questi strumenti vengono dalle nostre intuizioni che, nel corso del Cammino, zampillano instancabili.
PS. Stamane sono partito con la pioggia e sono arrivato in un luogo incantato con altrettanta pioggia. Pensavo sarebbe stato difficile, ma ora sono asciutto, seduto al bancone di un bar e felice di ricordare.

28° giorno di cammino: da Camponaraya a Trabadelo (28km)

Venerdì 20 settembre
Questo viaggio non è ancora finito. Mi mancano circa 170 km per ricevere la Compostela. Sicuramente aggiungerò dettagli su come prepararsi, su come mi sono preparato, su cosa mi è servito e cosa ho donato ad altri pellegrini, lasciando oggetti negli albergue. Ci serve sempre meno di quanto pensiamo. Una lezione eterna, difficile da apprendere.
Facendo un resoconto di ciò che ho appreso fino ad ora, posso dire che si tratta principalmente di comportamenti da adottare e predisposizioni spirituali in cui lasciarsi fluire.
-01 Partire piano. Me ne parlò un pellegrino al suo terzo Cammino. Era il mio primo giorno a Saint Jean Pied De Port. L’ho capito soltanto quando il mio corpo ha cominciato a “crepitare”, intorno al decimo giorno. È una lezione di ascolto del proprio corpo. Ci si muove lentamente per farlo scaldare e, nel corso di ogni tappa, si continua ad ascoltare e modulare. La voglia di andare avanti energicamente è pulsante, ogni mattina è così. Va tenuta a bada.
-02 Programmare di non programmare. Per lasciarsi attraversare dal Cammino, è opportuno concedergli la nostra fiducia. Provvederà a noi in tanti modi che, quando mi trovavo ancora in Italia, non potevo nemmeno immaginare. Passo dopo passo, procedendo fiduciosi, lasciamo che la nostra intuizione dialoghi con il Cammino. Provvederà a noi e troveremo ciò di cui abbiamo bisogno. Sempre. Una lezione sull’abbandono del controllo.
-03 Sulle persone. Sono partito da solo da casa e per la prima tappa ho camminato con persone provenienti da tutto il mondo: neozelandesi, americani, brasiliani, giapponesi, spagnoli. È impossibile trovarsi da soli, ma poi, grazie al mio dolore fisico e al mio bisogno di spazio, mi sono fermato per recuperare e li ho persi. Ho cominciato a partire ogni mattina da solo, camminando e pensando, incrociando le persone nuove che dovevo incrociare. Passando le serate insieme a nuovi fratelli e sorelle. Un nuovo ritmo, tutto mio. Una lezione sullo spazio e sui contrattempi che ci obbligano a cercare la nostra personale frequenza.

27° giorno di cammino: da El Acebo a Camponaraya (27km)

Giovedì 19 settembre
Un risveglio naturale. I primi passi nel buio. L’aria fresca. Orizzonti che prendono lentamente colore. Eppure ciò che mi avvolge è un calore che percepisco indistintamente.
Un tepore che proviene da un tempo che non ricordiamo. Un tempo in cui i nostri ricordi non si erano ancora formati. Quel tempo in cui non dovevamo fare altro che esistere senza saperlo. Quando l’amore arrivava attraverso delle vibrazioni e il cibo senza che lo chiedessimo.
E ora, invece, corriamo ai ripari. Programmiamo, come se potessimo davvero prevedere; ci diamo scadenze, come se vestire i giorni di fretta e preoccupazione ci rendesse più adulti. Usiamo la razionalità per muoverci nel mondo, la usiamo per sopravvivere in un mondo fondato sulla fretta e, forse, sull’arroganza di sapere cosa sia meglio per noi e per chi ci sta vicino. Lentamente, tutto si stringe intorno a noi, inesorabile. Non in un caldo abbraccio, ma in una danza fredda e circolare composta da sguardi gelidi fissi su di noi.
Il Cammino è una placenta. Qui è possibile esistere nell’amore, al di là del dolore, nella serenità e nella sorpresa, nella calma e nell’umiltà. Ciò che questo strano, mistico, sorprendente e spirituale Cammino esige è la nostra più totale abnegazione. Ci chiede di credere nelle energie invisibili che ci circondano. Non ho mai cercato luoghi in cui dormire e ho sempre trovato riparo. Non ho mai cercato cibo e mi sono sempre nutrito. Non ho cercato l’amore e ho trovato, ormai, centinaia di sguardi amorevoli.
Mentre cammino, una ragazza parlando con un’altra donna dice: “The Camino provides”. Il Cammino provvede/offre. Uno stralcio di conversazione che sento di comprendere interamente.
Programmando cerchiamo di ottenere ciò che desideriamo, e in una certa misura è giusto ed inevitabile, ma qui non si avrà ciò che si desidera; non è ciò che questo Cammino ha in serbo per i suoi pellegrini. Qui si ottiene soltanto ciò di cui abbiamo bisogno. Il nostro ego si adatterà, il nostro spirito fiorirà.

26° giorno di cammino: da Santa Catalina de Somoza alla Cruz de Hierro

mercoledì 18 settembre
Non mi ero reso conto che oggi avrei raggiunto il punto in cui lasciare la pietra. Mi ero perso, non avevo capito che fosse già qui. La Croce di Ferro, il luogo in cui tutti lasciano una pietra, o un oggetto portato da casa, per compiere un rituale, un gesto di purificazione e liberazione.
Proprio come facevamo all’inizio, tanto vino, tanti affettati. Il vino perché scorre nell’anima, gli affettati perché non sottraevano il tempo per parlare insieme, guardandoci negli occhi.
Come questa canzone “una danza e due souvenir” - se tu vedessi la copertina dell’album non tratteresti le lacrime. Qui con me ho il tuo cuore di pietra, uno dei tanti che collezionavi durante le tue passeggiate lungo un fiume ora lontano. I due souvenir: un po’ di vino che ho trovato prima della croce, pensa, è un po’ rosato ... Qualche fetta di affettato, che suona tutt’altro che poetico, ma ti avrebbe fatto ridere. Quella canzone non è disponibile qui, ma ne metto un’altra che ti piaceva.
Sto scrivendo prima di arrivare lì. Sto scrivendo adesso solo perché non so come mi sentirò dopo aver posato il tuo cuore e il nostro passato. Sarai lì in mezzo a tanti altri cuori che sono stati amati profondamente.
Credo sia il luogo migliore dove ti possa posare. Come ti ho sempre detto sorridendo e con lo sguardo iniettato di infinito amore: hai il profumo di mille epoche.
Ed io, tremando, ti amo.

25° giorno di cammino: Hospital De Óribigo - Santa Catalina de Somoza (26km)

Martedì 17 settembre
In un modo inaspettato, oggi insieme a voi, rispondendo alle vostre domande, mi sono reso conto che abbiamo creato un’esperienza molto simile a quella che si vive lungo questa magnifica Via. Persone diverse tra loro che, pur non conoscendosi, possono oggi leggere e percepire curiosità, timori, desideri, e anche parole di gentilezza spontanea e sincera.
È una sorta di valzer di emozioni e di pensieri che, grazie al vostro coinvolgimento, mi ha offerto l’opportunità di comprendere più a fondo ciò che pensavo e di condividerlo con voi. Nelle vostre domande si riflettono gli itinerari che avete già percorso o che state percorrendo.
Vi sono grato per questo tempo insieme, indipendentemente dal fatto che sia stato un attimo, che saranno settimane oppure anni, perché nel momento in cui le nostre vite si incrociano sinceramente, viviamo attimi di eternità.
Grazie di cuore. Spero che questa lettera d’amore e d’amicizia vi trovi serene. Io lo sono.

24° giorno di cammino: da Oncina De La Valdoncina a Hospital de Órbigo (24 km)

Lunedì 16 settembre
Le Meseta, infinite distese pianeggianti, apparentemente identiche per chilometri e chilometri. Molte persone, durante il Cammino, scelgono di evitarle, di prendere un mezzo per superarle. Troppo simili, per troppo tempo.
Ma nulla rimane identico per sempre, nemmeno per un minuto, nemmeno le Meseta; i loro appezzamenti di terra variegati, il vasto cielo che le sovrasta, piante, foglie aggrappate ai loro rami e fiori che ondeggiano sulle note di una musica silenziosa e armonica. E poi ancora, giornate di pioggia e l’inclinazione dei raggi solari che allungano e accorciano l’ombra di chi le attraversa.
Per me è impossibile pensare che possa esistere anche un solo paesaggio identico e ripetitivo. I paesaggi identici sono quelli di chi si muove troppo velocemente. La velocità è una sfocatura. E allora sì, in questa sfocatura, il mondo appare identico, o molto simile, quasi banale. Fermandosi per mettere a fuoco, invece, si scopre un mondo che accoglie i nostri pensieri e le nostre sensazioni. Un mondo in continuo mutamento.
Noi stessi non siamo ciò che eravamo cinque minuti fa. Siamo in costante movimento, in costante cambiamento. È come la storia del fiume che tutti conoscono: l’acqua sembra sempre la stessa eppure non lo è mai.

23° giorno di cammino: da León a Oncina de la Valdoncina (14km)

Domenica 15 settembre
Volevo riposarmi. Fermarmi nella città di León. Avevo preso una stanza in albergo per trovare un po’ di intimità, ma alle 10 del mattino ho deciso di continuare il cammino senza pause.
Altri addii. È una cosa a cui non ci si può sottrarre nel corso di questa esperienza. Ti aspettano sulla soglia della porta, inchinano il capo, ti indicano gentilmente la via, ma allo stesso tempo ti obbligano a proseguire.
Seduto di fronte al museo della città, mi chiedo quanti altri inchini riceverò.
Quante altre lacrime abbandoneranno i miei occhi. E poi, ho perso gli occhiali da sole. Li amavo molto. Mi permettevano di lasciar sgorgare acqua e sale tra le palpebre ovunque mi trovassi lungo il Cammino.
La struggente bellezza e l’infinito vuoto degli addii ne circoscrivono l’immensità.
Ed io desidero conoscerla, così scrivo qualcosa che forse non leggerai.
A te che esisti, a te che non esisti. A te che passeggi e a te che siedi di fronte a una cattedrale. Osservo i tuoi passi. Leggo i tuoi sorrisi. Invento i tuoi pensieri. Vago seguendo il tuo profumo.
Intuisco i tuoi sguardi. Amo immaginarti ed amo amarti. Vivo nell’attesa di un evento impossibile, vivo nei passi che abbiamo percorso, vivo davanti a un paesaggio fatto dalle trame dei tuoi ricordi. La tua forma perfetta è quella di migliaia di pensieri. Di amore. Di gratitudine. Di infinita bellezza.
Gli inchini continueranno ad ondeggiare dinanzi a me, mi scuoteranno, mi svuoteranno, mi faranno ridere e mi faranno piangere, ed io non mi abituerò mai.

22° giorno di cammino: Mansillas de las Mulas - León (18km)

Sabato 14 settembre 2024
Susanna è reale. Proprio ieri parlavo dell’aiuto reciproco che i pellegrini sono soliti darsi.
Prima di ieri, parlavo di come le persone lungo il Cammino non siano ostacoli, ma compagni di viaggio. È come se ognuno di noi fosse una piccola parte di una fisarmonica che giorno per giorno si allunga e si ritrae. A volte siamo vicini, quasi compressi, altre volte riempiamo gli spazi più ampi.
Eppure, ieri Susanna, una donna spagnola che vive nella città di Mansillas, mi ha ripreso puntualmente. Credo che abbia scelto me perché stavo in piedi davanti a un tavolo a parlare con diverse persone, agitando mani e braccia. A grandi linee, la nostra conversazione è stata:
Il Cammino è sacro e merita rispetto.”
“Lo so, cerco di scriv ..."
Quando stai facendo il Cammino devi conoscere noi, la gente del posto.”
“Ma è quello che sto provan ...“
Non dovete stare tra di voi pellegrini. Chiudervi. Dovete conoscerci. Noi spagnoli conosciamo il suo significato, anche se non l’abbiamo percorso. Non l’ho mai percorso, ma ne conosco l’anima. Il Cammino è la calma, l’ospitalità, il giusto peso delle cose. Ciò che noi spagnoli, che abitiamo lungo il Cammino, incarniamo nel nostro modo di essere e di vivere la vita.”
“Non ci ... onestamente a questo non avevo pensato. Lo terrò a mente.”
Pepe ... porta un vino al mio amico italiano.”
Visitare un luogo, assorbirne la vita e la vitalità, richiede una semplice cosa: il rispetto. Richiede un po’ di sensibilità, richiede un po’ di attenzione, richiede un po’ di tempo e qualche errore di valutazione.
Superare le proprie paure non richiede coraggio, ma un po’ di amore nello sguardo.

Visitare un luogo, assorbirne la vita e la vitalità, richiede una semplice cosa: il rispetto. Richiede un po’ di sensibilità, richiede un po’ di attenzione, richiede un po’ di tempo e qualche errore di valutazione.
Superare le proprie paure non richiede coraggio, ma un po’ di amore nello sguardo.

21°giorno di cammino: Bercianos del Real Camino - Mansilla de las Mulas

Venerdì 13 settembre
Ventuno albe e ventuno letti diversi, seicentomila passi, centinaia di conversazioni brevi e profonde. Alcune lunghe, altre divertenti, altre ancora capaci di abbracciare tutte le sfumature che uno scambio può portare.
Ripercorro i miei pensieri in quella che mi sembra essere la giornata più terrena che abbia sperimentato finora. Ho rallentato molte volte per osservare ciò che mi circondava: un frutto illuminato dal primo raggio di sole, un pellegrino le cui soste si alternavano con un ritmo regolare, una pellegrina, una donna sulla cinquantina, seduta su una roccia. Le ho chiesto come si sentiva. Stava ascoltando solo la sua musica preferita e, gentilmente, mi ha soffiato via.
Poi, all’improvviso, è successo di nuovo qualcosa di ultraterreno.
In lontananza ho visto un uomo che procedeva molto lentamente. L’ho raggiunto e affiancato, senza alcun timore, con naturalezza, come se fosse un amico. Camminava nello stesso modo in cui io camminavo quattro giorni fa. Lentamente, molto lentamente, sopportando il dolore.
John, un uomo australiano di settant’anni, mi ha raccontato il suo viaggio, tutti i Cammini che ha percorso finora e i suoi piani per questo cammino. Si fermerà a León, da dove ripartirà per l’Australia per sistemare alcune questioni personali. L’anno prossimo tornerà per terminare il Cammino francese. Avevo solo voglia di ascoltare. Cinque chilometri più tardi, percorsi senza alcuna fretta, giungemmo alla sua destinazione di oggi: El Burgo Ranero.

20° giorno di cammino: Terradillos de Los Templarios - Bercianos Del Real Camino

Giovedì 12 settembre
Il risveglio ha portato con sé un desiderio di leggerezza. Sotto un cielo pastello, in un panorama velato di azzurro, penso alle sfumature lievi dell’amore. Ai momenti in cui la persona al tuo fianco diventa tutti i luoghi del mondo in cui vorresti essere, nello spazio e nel tempo.
Lenti ed inesorabili, i granelli di sabbia della mia clessidra di oggi consumeranno circa 25km. Mi accorgo che tempo e spazio sono a mia disposizione. Abbastanza per scrivere una lettera d’amore. Una pratica antica, ma ancora viva e pulsante lungo il Cammino. Qualcosa che ogni pellegrino impara a fare, che sia con le parole, con la musica, con la pittura, o con i gesti cortesi verso il prossimo.
A te, Subida, mi amor.
Cammino in questi paesaggi calmi e accoglienti, piatti ma intriganti. Mi mancano le tue inclinazioni. Vederti e sentirti. Quanto tempo è passato. Sembrano essere scivolate via intere stagioni dopo l’ultima volta, come se queste volteggiassero con la stessa rapidità con cui le eliche di una girandola frusciano nel soffio del vento. Mi chiedo se ti rivedrò ancora.
La prima volta che ti vidi dinanzi a me, sinuosa, regale, interminabile, i miei passi portavano il dolore. Eri lì, immobile, e per un attimo ebbi paura che il mio dolore potesse crescere ancora. Ma percorrendoti, dapprima con delicatezza poi con innata naturalezza, le mie fitte e i miei tremori cessarono.

19° Giorno di cammino: da Carrión de los Condes a Terradillos de Los Templarios

Mercoledì 11 settembre 2024

Prima che sorgesse il sole, le sagome degli alberi in lontananza, il rumore dei passi e la brezza mattutina. Il brusio di una domanda nella mente.
Come tornare alla realtà dopo questa esperienza? In questo momento, per me, la realtà è quella di dedicarmi a una sola azione ogni mattina: camminare. La realtà, in questo momento, è condividere i pasti, i luoghi di riposo e persino i medicinali con persone che sono tanto vicine a me quanto sconosciute. La realtà, ora, è la consapevolezza di convivere con un dolore che mi accompagna lungo il cammino, sia fisico che spirituale; è la consapevolezza di sentirmi legato ad un’intensa forza..
Arthur Schopenhauer – non il filosofo più allegro del pianeta – ha scritto, all’inizio del suo trattato "Il mondo come volontà e rappresentazione: C’è una mano che tocca una terra e un occhio che vede un cielo”. È l’unica cosa che ricordo, ma è essenziale. Esistono tante realtà quante sono le rappresentazioni che ne vengono fatte, e ognuno di noi crea la propria rappresentazione.
Capisco a cosa si riferisce la domanda che mi è stata posta, ma contemporaneamente non voglio accettarla come un assunto, come la rappresentazione di una realtà unica e immutabile.
- È realtà vivere le nostre vite senza trovare il tempo di leggere un libro?
- È realtà condurre le nostre faccende private senza mai trovare il tempo di accettare l’invito di un’amica?
- È realtà sentirsi costretti a stare in un ambiente in cui non si è apprezzati?
- È davvero realtà vivere in un ambiente in cui non riusciamo mai a sorridere?

18° Giorno di cammino: da Frómista a Carrión de los Condes

Martedì 10 settembre 2024

Per chi viaggia da sola. Qualcuno mi ha chiesto se fosse sicuro intraprendere questo Cammino da soli.
- Prima cosa: la maggior parte delle persone che si spostano da sole lungo il cammino sono principalmente donne. È nella loro natura, nella vostra, affrontare l’ignoto, troppo spesso, senza alcun supporto. Molti uomini si mostrano duri e irremovibili, ma poi, di fronte a una lacrima o a un sorriso, rimangono pietrificati. Mi chiedo dove finisca tutta la loro forza quando si trovano di fronte alle loro emozioni.
- Seconda cosa:
molte donne, partite da sole, hanno trovato rapidamente un gruppo, altre invece una nuova amica o un nuovo amico, e hanno incontrato persone con cui proseguire.
- Terza cosa: è praticamente impossibile definirsi soli lungo questo cammino. Chiunque vi incontri o vi veda da lontano non ha la più pallida idea di chi voi siate, ma conosce perfettamente ciò che state facendo, probabilmente ciò che state provando, e, ancora, le difficoltà che state affrontando.
Ognuno di noi, nonostante stia muovendosi nella stessa direzione e nonostante viva l’alternanza di momenti sereni e difficili, mantiene la propria unicità.
Ma per rassicurare le più dubbiose, vi elenco una serie di situazioni apparentemente banali per dimostrarvi quanto sia semplice legare con altre persone e, magari, condividere con loro una parte o tutto il percorso. Le cose che sto per elencare sono realmente accadute, alcune a me, altre alle donne con cui ho parlato. Sono cose molto semplici, non aspettatevi chissà quale miracolo; anche se in questo caso, visto che cerchiamo qualche rassicurazione, è meglio che non si tratti di un evento miracoloso, ma di una situazione più comune e quotidiana.

Day 16: Hornillos del Camino - Castrojeriz (20 km)

Una campana suona l’inizio della Messa, un cane abbaia all’unisono. Mi trovo in un paesino delizioso che non avrei mai visitato se non fosse una tappa di questo percorso: Hornillos del Camino.
Lungo il Cammino tutto è imprevedibile, dal momento in cui le palpebre si schiudono precedendo il sole, a quando, immerse nel suono dei profondi e lenti respiri dei pellegrini, si chiudono.
In questo viaggio, vedo le palpebre come labbra che dialogano instancabilmente per ore con l’ambiente che le circonda e le interroga, fino a quando giunge la notte e finalmente tacciono.
In questi dialoghi si parla di dolore, di malinconia, di sorrisi e risate, di idee; sono un continuo meravigliarsi. In certi momenti, la luce emessa da questo miracolo, fatta di scenari e di persone che mutano continuamente, è così intensa che quasi si accarezza il desiderio di dissolversi con essa, attendendo che passi.
Ma non passa. Continua a illuminare. Fa fluire la condivisione delle cose più intime, fa da cornice a uno scambio di pensieri tra due sconosciuti, tra le rovine di una cattedrale, infonde la certezza che ogni giorno porterà con sé le sue sfide e le sue risoluzioni.
Vorrei poter dire che esiste una guida per trovare la frequenza di questa meraviglia.
Vorrei poter raccontare cosa ho scoperto sfogliandone le pagine. Vorrei poter dire che esiste un modo preciso e puntuale grazie al quale riuscirai ad ascoltare la tua melodia, in armonia con ciò che ti circonda.
Ma posso solo cercare di rallentare i pensieri e trascriverli. Posso offrire ciò che ho percepito. Posso soltanto dire di come ieri sera ho ascoltato il suono di una campana.

Day 15: Burgos - Hornillos Del Camino (20 km)

Ho lasciato da qualche ora Burgos, finalmente. In questo periodo, più grandi sono le città, più mi stanno strette. Ma ricordo con affetto il primo giorno, quando respiravo l’aria fresca di una giornata di sole sotto un cielo di altocumuli, mentre aleggiava nell’aria un ridente profumo di zucchero.
Era il profumo delle giornate di paese, colme di chiacchiere e risate spontanee, di quelle giornate in cui i buoni propositi e le diete si dissolvono nell’attimo, versando in noi passato, presente e futuro. Burgos aveva lo zucchero nell’aria.
A volte ho voglia di sentirmi vagamente piacevole alla vista, per me stesso. Leggendo l’Hagakure, la via del Samurai, ho scoperto che anche i guerrieri giapponesi non lasciavano mai le loro dimore se non impeccabilmente vestiti. Sapevano che chiunque li avesse incontrati avrebbe visto nel loro aspetto il loro signore. Credo che il rispetto per noi stessi, per ciò che rappresentiamo e per ciò in cui crediamo vadano di pari passo.
Così ho acquistato un capo a Burgos, con il budget di un pellegrino, per me stesso e per il freddo del mattino. Non ho scelto una felpa né una giacca tecnica, consapevole del fatto che gli outfit sportivi mi stanno prosciugando il sorriso. Ho scelto un capo semplice, niente di invidiabile, ma nel contesto in cui mi trovo, eccezionale: un maglione color vino. Detto questo, il mio rispetto per i capi tecnici che si lavano e si asciugano in fretta rimane intatto.
Burgos, grazie per avermi accolto, grazie per le tue vie alte e per quelle segrete, infinite grazie per il tuo profumo di zucchero. Grazie per i tuoi maglioni color vino. Grazie per avermi mostrato i tuoi abitanti vestiti in tinta con le mattine, i pomeriggi e le chiassose serate in compagnia. P.S. Sono giunto a Hornillos del Camino procedendo a una velocità talmente bassa che mi verrebbe più facile chiamarla vibrazione. Ma sono fiero di aver superato il mio dolore, vibrando fino a qui.

Giorni di cammino n° 13 - 14 Sono a Burgos ... il mio ginocchio mi dice di andare piano!

Volevamo creare delle guide emotive per raccontare il modo in cui vivevamo i viaggi, offrendo coordinate legate alle nostre emozioni per tracciare una strada che procedesse dentro di noi e verso nuovi luoghi da scoprire.

Passione ed emotività.
Istinto, intuizione,
il suo impareggiabile senso estetico.
L’avrebbe scritta lei,
l’avrei fotografata io.

Non credo di dover elencare gli alberghi migliori o i ristoranti più divini per incoraggiare qualcuno ad abbandonare la propria routine, anche solo per un po’, e partire. Questi luoghi si possono trovare con una certa facilità oggigiorno: magari seguendo un’esteta o un palato sopraffino su Instagram, oppure leggendo una delle tante guide, blog o siti di viaggi. Ciò che invece è più difficile trovare sono i propri desideri, ciò che vorremmo far emergere durante il nostro viaggio, e i nostri filtri, cioè ciò su cui dovremmo focalizzarci senza lasciarci inondare dalle continue distrazioni.
Oggi sono al mio secondo giorno a Burgos, una cittadina situata nel nord della Spagna, nella regione della Castiglia e León. Ci sono la magnifica Cattedrale di Santa Maria, stradine medievali, antiche mura, piazze brulicanti di energia e, infine, favolose tapas nei bar locali. Ma quest’oggi non sono i luoghi da visitare o i cibi da assaporare a definire il mio viaggio, ma gli addii. Ho iniziato questo cammino da solo, curioso di ciò che sarebbe accaduto. Ho rapidamente costruito una famiglia improvvisata: una donna brasiliana, una ragazza giapponese e un ragazzo americano. Camminando, abbiamo parlato per ore delle cose più intime e di quelle più frivole, condividendo un’esperienza piena, completa. Ma oggi devo dare la priorità a me stesso, anche se vorrei rimettermi in marcia immediatamente.

Day 12 Agés - Burgos (22km)

Mentre procedo, lievemente infastidito da un dolore intermittente, la natura che mi circonda richiama la mia attenzione. Noto che le fronde degli alberi e la vegetazione ai lati della strada, sospinte dal vento, continuano a danzare lungo tutto il percorso della tappa di oggi.
La sensazione che le foglie, i petali dei fiori, i piccoli frutti appesi ai ramoscelli lungo il sentiero stiano danzando diventa sempre più insistente, mentre il paesaggio, che muta lentamente davanti ai miei occhi, non mi accompagna, ma mi accoglie. Succede quasi ad ogni passo.
Giungo in un piccolo pueblo, un paesino che si chiama Orbajeca Riopico, adornato con fiori disposti su casse di legno colorate, vasi a pois, pneumatici rosa, rossi e blu.
Nella visione occidentale i fiori sono meravigliosi, ma fragili. Fortunatamente, amando il Giappone, ho fatto alcune scoperte; una tra tutte è che il fiore può essere simbolo di grazia, abilità, adattabilità e resilienza. Conosco una storia in cui alcuni personaggi sono in viaggio per trovare un combattente leggendario, chiamato il Samurai che Profuma di Girasoli; la squadra di rugby giapponese si chiama “Fiori Coraggiosi”, riflettendo il simbolo del fiore di ciliegio, rappresentativo del Giappone; e infine ho visto con i miei occhi che, durante la primavera, al fiorire dei Sakura, in ogni angolo delle città, centinaia di uomini si fermano a fotografare il loro ritorno, elargendo sorrisi: uomini che si fermano per fotografare i fiori.
Nella condizione di lentezza forzata in cui mi sono trovato, avrei potuto procedere senza farmi ammaliare dai fiori selvatici, avrei potuto annoiarmi guardando le nuvole passare davanti a me, o cedere alla stanchezza e allo sconforto.
Invece, ho scelto di cambiare prospettiva, di vedere, dove alcuni vedono fragilità, forza e resistenza, dove altri vedono ordinarietà, grazia. Proprio come le caratteristiche di quei fiori che ogni giorno danzano accanto a noi, nelle nostre case e lungo le nostre strade. Basta accorgersene.

Lunedì 2 settembre 2024

10^ tappa: St. Domingo de la Calzada - Belorado (23km)
... o almeno questa era l’idea iniziale.
Ho dovuto dare ascolto al mio ginocchio che chiedeva insistentemente una pausa, così mi sono fermato a Redecilla Del Camino, dopo soli 8km.

La situazione è la seguente: stamane, per non stancare eccessivamente il ginocchio, ho spedito il mio zaino verso la tappa successiva (Belorado). Lui è già lì, puntualmente depositato, ma non lo raggiungerò prima di domattina. Per questa giornata sopravviverò con uno spazzolino da denti, dentifricio, sapone e un ricambio.
Redecilla Del Camino, non è nemmeno un paese. È una strada. Siedo di fronte ad una Chiesa che risponde all’Ordine dei Poveri Caballeros di Cristo. Non ci sono negozi, non ci sono bar, non c’è nulla per cercare di addolcire la situazione con un eventuale acquisto. La temperatura è gradevole, la gente sospettosa. Anche se in realtà quello sospettoso sono io.
Mi chiedo se la dozzina di persone che vive qui abbia deciso di piantare le proprie radici perché trovatasi nelle mie stesse condizioni, dolorante durante il cammino. Un punto informazioni per i pellegrini vende delle magliette, indiscutibilmente lontane dal mio gusto, ne dovrò acquistare comunque una per poter lavare quella che indosso. Ora, al di là di leggere, scrivere, fotografare, riposare, mi chiedo cosa fare.
Mi pare di essere fuori dal mondo - intendo lontano dal comfort a cui sono abituato - e contemporaneamente sono divertito e incuriosito da ciò che mi riserverà il passare delle prossime ore. Probabilmente nulla, ma chissà. Ora zoppicherò lungo l’unica via di Redecilla Del Camino per cercare di scattare delle fotografie che accompagnino queste parole.

8^e 9^ tappa: Logroño - Nájera (29km) -
Nájera - St. Domingo de la Calzada (23km)

Domenica 1 settembre 2024
Mentre mi accomodo nel giardino per scrivere, da una finestra mi giunge la voce di una donna che, sorpresa, sospira: “Le Soleil”.
Camminare per 29km, un po’ sotto il sole e un po’ sotto la pioggia, e arrivare stanchi. Poi, il giorno successivo, camminare ancora per 23 km. Succede tutto lentamente, alla velocità di circa 5 km/h, e sarà così fin tanto che la prossima tappa non verrà raggiunta: Santo Domingo de la Calzada, dove una calma densa e tiepida si posa sui pellegrini, alleggerendone la stanchezza.
Quest’oggi i paesaggi si schiudevano davanti ai miei occhi, talvolta con sbuffi di bellezza, mentre altre volte vestiti di semplice funzionalità. Una ragazza giapponese mi ha insegnato una canzone che s’intitola Sanpō (camminare):

Aruko, aruko,
Watashi wa genki.
Aruku no daisuki.
Don don ikou.
Cammino, cammino,
Sto bene.
Amo camminare,
Vai, vai, cammina.

Un ragazzo del Sudafrica mi ha parlato della spiritualità di Finisterre, la fine del mondo.
Una ragazza neozelandese, seduta su una panchina, ha alleviato il dolore al mio ginocchio con una benda ... ed ora, guardando il cielo, riesco anch’io a sorprendermi per un momento del sole.

7^ tappa: Sansol - Viana - Logroño (20 km)

La scorsa notte, accolto dal silenzio, da un comodo materasso e da una gradevole brezza, mi sono calato nell’oblio che tanto anelavo.
All’alba, di nuovo in cammino, ho lasciato alle mie spalle un piccolo pueblo (Sansol), un luogo lento ed essenziale, con un solo supermercato aperto per poche ore al giorno.

Camminare, camminare, camminare fino a giungere a un Memoriale Spontaneo, dove migliaia di pellegrini hanno realizzato ciò che vedete nella prima immagine.
(<<< foto a Sx) -
E poi, nonostante il beneficio dell’oblio, con uno spirito forte e una mente relativamente quieta, il mio corpo ha espresso delle lievi perplessità. Dolore. Procedere concentrandosi sui propri passi, perché ognuno è fondamentale, fa sì che ogni sensazione si trasformi in un’entità a cui rivolgersi. Anche il dolore, quello fisico, può rivelare alcune cose su di noi o sostenerci.
Sto scrivendo mentre vado a cena, camminando ancora, ma più lentamente per non inciampare.

6^ tappa: Estella - Sansol

Giovedì 29 agosto 2024

Da Estella a Sansol (27km).
Abbiamo camminato per la prima volta sotto la pioggia e di pioggia ce n’era molta.
Abbiamo indossato il necessario per rimanere asciutti, abbiamo camminato sul fango, condiviso l’emozione di un irlandese nel rivedere un clima simile a quello a cui è avvezzo e infine ci siamo resi conto che tutto è possibile.
Attraversando questi panorami favolosi, mentre i lampi imperversavano sulle nostre teste, veniva da pensare a quanto siamo indifesi al cospetto della natura.

Foto: prima immagine del giorno l’ho scattata all’alba, prima della pioggia. >>

5^ tappa: Puente la Reina - Estella

Mercoledì 28 agosto 2024
Da Puente la Reina a Estella (21,6km).
L’apparente insistenza di un paesaggio invariabile, una monotonia che ci accompagna dolcemente. Il sole cocente che bussa insistentemente sulle nostre teste. Il continuo augurio di buon cammino da parte di tutti i pellegrini che ci sorpassano o che vengono sorpassati. Questa è la melodia che ci porta da Puente de la Reina a Estella.
Che i paesaggi si assomiglino, che il sole sia insistente e che i pellegrini si confortino a vicenda tutto ruota intorno ad una presenza mentale molto rara nella vita di tutti i giorni.


Mi sono preso in ritardo con il diario di oggi perchè impegnato ad organizzare la cena con gli amici pellegrini

4^ tappa: Cizur Menor -Puente la Reina

Martedì 27 agosto 2024

Da Cizur Menor a Puente la Reina (circa 20km).

Prima camminata sotto il sole, quasi cocente, piccoli paesini di cui, ahimè, non ricordo il nome ma di certo l’aspetto.
Altra cosa importante: il dormire.
Quando si riesce in questa “antica pratica” i dolori quasi scompaiono e la strada diventa più semplice.
È troppo presto per cantare vittoria, ma vivere il momento pensando al proprio corpo, cercando di decifrare i suoi segnali, ho scoperto essere una pratica magica che dovremmo cercare di ricordare nella vita di tutti i giorni.
Domani verso Estella e forse oltre.



foto: allineate, in colonna e al passo ...

3^ tappa: Larrasoaña - Cizur Menor

Lunedì26 agosto 2024

Ieri ho raggiunto Pamplona e ho proseguito per altri 4 km circa, fino a Cizur Menor. Un paesino molto delizioso, poche persone e molte calma (l’esatto opposto di Pamplona). Ho alloggiato al Albergue Zizur Menor - Orden de Malta.
Sette euro a notte, una ventina di posti circa e solo cinque pellegrini (me compreso). Ho dormito divinamente per la prima volta. Servizi favolosi, pulito e ordinato, anche se allo stesso tempo un po’ spartano. Per ieri è tutto (escluse le lunghe conversazioni filosofiche avute con altri pellegrini). Ora parto per Puente la Reina.

 

<< foto: Chiesa di San Miguel Arcángel a Cizur Menor

2^ tappa: Roncisvalle - Larrasoaña

Domenica 25 agosto 2024.

Oggi mi sono distaccato dal mio gruppo iniziale e ho cercato un ostello fintanto che ho trovato un luogo a Larrasoaña (Albergue Municipal).

Un paesino composto essenzialmente da una strada con un piccolo supermercato che fa anche ristorante. È gestito da un belga che parla tutte le lingue ed è ospitalissimo. Abbiamo mangiato insalata e pollo e una bottiglia di vino a 13 euro.

Ero a cena con un uomo cinese sulla cinquantina, una ragazza italiano di Trento, un chimico alimentare in divenire, e una ragazza di Atlanta, una scrittrice. Ho lasciato un gruppo e in poche ore ne ho trovato un altro. Fantastico.


PS: nella foto l'Albergue municipal >>.

1^ tappa: St.Jean - Roncisvalle

Sabato 24 agosto 2024.
Spalle doloranti, gambe stanche ma lo spirito ha di che nutrirsi. La sera prima della partenza, nell’albergues di cui ora non ricordo il nome a San Jean, c’era un brulicare di persone e un clima fantastico. Ho passeggiato per la città in diversi momenti con persone da tutto il mondo (dal Brasile all’Alaska). La cosa più incredibile è quella di trovare così tante persone diverse e allo stesso tempo vicine a te. Poi c’è stata la prima tappa: difficile, eterna e meravigliosa. Durante il cammino ho parlato con tante persone ... parlando della loro vita e di ogni cosa ci venisse in mente. E così semplice conoscere e condividere. É una esperienza magnifica. Domattina partiremo per la seconda tappa e, nonostante quello che ho scritto, sono curioso di capire se troverò anime affini alla mia.


PS:
nella foto da Sx a Dx. Io Maurizio, due neozelandesi (madre e figlia), un uomo dall’Alaska, una brasiliana e una giapponese.


Questo sito non ha fini di lucro e non fa uso di cookie di profilazione, ma è possiblile che utilizzi dei cookie tecnici e di terze parti per garantire una miglior esperienza di navigazione. Proseguendo nella navigazione del sito, si acconsente all'utilizzo degli stessi. I cookie sono minuscoli file che, a seconda del sito che si sta visitando, vengono memorizzati nel proprio computer dal programma di navigazione internet che si sta utilizzando (Chrome, FireFox, Internet Explorer, ecc.) e vi rimangono per un periodo di tempo indefinito. Ciò permette di salvare le impostazioni e preferenze e di conseguenza ricordare i dati di login per facilitare la ricerca. I cookie però, a tutela della propria PRIVACY, si possono cancellare e/o disabilitare seguendo le informazioni inserite nelle funzioni avanzate del programma (browser) utilizzato per navigare e fare le ricerche in internet. Tutti i loghi, nomi e marchi commerciali e le immagini riprodotte in questo sito sono dei rispettivi proprietari
> webmaster: Oriano Rinaldo - www.pellegrinibelluno.it <