diario di cammino di Angela Maria Seracchioli (inverno 2002)
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14 novembre - Carrion de los Condes – Terradillos de Templarios 26 km.

Partenza alle 7.40, lascio i messicani che prendono la corriera per Leòn, hanno poco tempo e vesciche mostruose.
Sono un poco in apprensione per due fatti : primo il tempo su una tappa lunga, e secondo è la prima volta che sono totalmente sola in una tappa che si preannuncia molto solitaria. Tutte le paure svaniscono presto, il vento è calato e fa freddo che per camminare va bene. Il lunghissimo tratto rettilineo di 17 km. di campagna deserta inizia appena fuori dal paese, dopo poco mi sbaglio ma torno subito sui miei passi, qui ci sono poche frecce gialle e sempre nei posti in cui non servono non come in Navarra dove se ti sbagliavi era perché dormivi. La campagna è immensa, unico suono il canto degli uccelli, non è un deserto come lo dipingeva la guida e ora è pure uscito il sole! D’estate deve essere orrendo, ma ora va benissimo. Un ragazzo mi passa in bicicletta, penso che sia un pellegrino, pare essere spuntato dal nulla perché non l’ho sentito arrivare, si volta mi sorride e mi dice : " Que la forza te accompañe" poi torna indietro. Che bello! Ma gli angeli in Spagna vanno in bicicletta ?! Mi ripeterò questa frase tutto il giorno sentendolo come un messaggio celeste. Il sentiero è una strada sterrata di terra rossiccia larga e lunga a perdita d’occhio. Sono contenta di essere sola e poi mi sono già trovata in posti ben più isolati da sola…chissà perché mi lascio suggestionare dai racconti di altri e dalla guida?! Ad un certo punto mi siedo su una panca provvidenziale e mangio pane e cioccolata condividendo il pane con un pettirosso che pare sapere che prima o poi lì arriverà un pellegrino. Ora il sole è finito dietro a dei nuvolosi neri che minacciano pioggia. Ho ancora davanti a me una decina di chilometri e non mi brilla l’idea della pioggia. E’ incredibile come la fatica incida sulle percezioni, quello che fino a poco fa mi era sembrato bello ora pare infinitamente invalicabile. La campagna ha ondulazioni che falsano le percezioni per cui il paese alla fine dei 17 km. pare non esistere fino a che appare ai miei piedi in una "piega" del terreno. Un caffè una sigaretta e di nuovo in cammino. Ora il sentiero segue la strada asfaltata dove però non passa nessuno. Gli ultimi chilometri non finiscono mai e l’arrivo a questo paesino fantasma non è dei più eccitanti, l’albergue pare chiuso e non capisco se aprirà. Un vecchietto mi dice di proseguire per Sahagun ma chi ce la fa a fare altri 13 km? Poi un altro vecchietto, sono i soli due esseri umani in giro, mi dice di bussare ad una porta dove abita l’albergadora, c’è solo il marito che mi apre la porta dell’albergue in attesa che arrivi la moglie….almeno ho un tetto sulla testa…la doccia è calda e forse riuscirò anche a cenare. Fra un mese tutto questo sarà solo un ricordo….ora è la mia vita: alzarsi, camminare, arrivare al punto di non poterne più, farsi una doccia che è la più bella cosa del mondo, cenare con piacere , dormire e ricominciare tutto da capo! In tutto questo c’è una bellezza difficile da afferrare e ancora di più da spiegare, è semplice, naturale, segue ritmi di fatica e riposo che lasciano il cuore sgombro. L’ospiatelera arriva con un gran sorriso, è gentile mi da tutto ciò che mi occorre per farmi una cena, ho la cucina tutta per me e domani potrò farmi anche la colazione. Ho deciso che domani camminerò fino a Sahagun per poi prendere un mezzo fino al Leòn, sarà l’ultimo salto di una tappa e mezzo poi tutto di seguito fino a Santiago!

15 novembre - Terradillos – Sahagun 13 km. Poi in treno fino a Leòn

Partenza solitaria alle 7.50 sotto una pioggerellina che smette ben presto, le nuvole sono nerissime. Cammino bene capendo bene che ci vuole una grossa motivazione per mettersi in cammino sotto un cielo così cupo e in un paesaggio così triste. Ma invece cammino di buon passo visto che alle 11.00 sono già arrivata. Alle 14.00 ho il treno per Leòn e me la prendo comoda, mando messaggi in internet, Luciano mi ha scritto e mi fa piacere. Compro una berretta di pile visto che ho perso la mia a Los Arcos , telefono a una amica a casa per sapere come sta la mia gattina che ho lasciato ammalata…in Italia diluvia da giorni, la micia sta bene. Il treno pare correre a una velocità spropositata, non sono più abituata a vedere passare le cose così in fretta. Leòn si presenta in tutta la sua bellezza, lustra di pioggia la cattedrale è magnifica contro un cielo acora pieno di nuvole. L’albergue delle monache, ho seguito di nuovo il consiglio dell’ometto di Burgos preferendolo a quello comunale, pare un collegio, l’albergador è molto gentile e accogliente, sono arrivata nello stesso tempo di un colombiano e di un francese in bicicletta e lui ci indirizza verso un barretto dove mangiare. Andiamo poi alla cattedrale che dentro è ancora più bella che fuori. Pulita, senza tanti ori barocchi a confondere le bellissime linee gotiche, le vetrate sono fantastiche anche il chiostro è stupendo…peccato che resti solo poco tempo per visitare Sant Isidoro e nient’altro, mi riprometto che quando tornerò a fare le tappe saltate mi dedicherò ad una visita accurata di questa piccola città molto interessante. Alle 18.00 c’è la messa con le monache benedettine e noi, i pellegrini, abbiamo l’onore di sedere nel coro con loro. Le monache cantano il gregoriano come angeli, sono venticinque e pare una voce sola, la monaca solista si dà il ritmo quasi danzando…mi viene da piangere, piango tanto ed è bellissimo. Poi di nuovo in giro per la città che ora si è animata, si sente che è un’importante città universitaria, le strade sono piene di giovani, ad ogni angolo c’è un localino carino pieno di gente. Nella calle Ancha incontro gli svizzeri anzianotti, lei si lamenta che le fa male una gamba…"a due passi da Santiago" mancano ancora più o meno 250 km ma per loro che ne hanno già fatti 1700 sono due passi "mi fa male una gamba…" poi un’orchestrina di strada suona l’abbannera della Carmen e lui la trascina nella danza…sono così belli, pieni di vita a quasi 70 anni! All’ostello c’è un’altra coppia notevole, due giovanissimi italiani, lei è incinta di 7 mesi, camminano tutti i giorni con regolarità, lui porta lo zaino per…tutti e 3 sono i cocchi di tutti e lungo il camino incontrerò altri che mi parleranno dei due….anche questo è il Camino…gente che in un modo o nell’altro è speciale, incontri in cui l’età, la provenienza, la motivazione conta poco perché quello che accomuna tutti è il camminare lungo un sentiero verso una meta simbolica che è per tutti Santiago. Al ritorno all’albergue c’è la Compieta di nuovo cantata con le monache e poi si resta a chiacchierare, per fortuna non si va a letto troppo presto perché i letti sono tanto morbidi da spaccarti la schiena. La camerata pare un po’ un ospedale, c’è una spagnola che fa due passi in una pietra per la tendinite, un francese che ha un’infezione in un piede…un altro che zoppica per qualche altra ragione…ma tutti partiranno domani.

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