diario di cammino di Angela Maria Seracchioli (inverno 2002)
pag. 11

18 novembre - Astorga- Rabanal del Camino 20.5 km.

All'orizzonte AstorgaLascio l’albergue prima di tutti gli altri, ieri sera ho fatto amicizia con "una nuova famiglia di pellegrini" ora con me negli albergue ci sono: una australiana con il suo ragazzo inglese, un brasiliano, Carmen la spagnola con la tendinite, Pierre un francese di mezza età molto simpatico, l’inglese e Isaac un ragazzo americano pieno d’entusiasmo. Mi bevo un cappuccino davanti alla cattedrale e vado. Cammino bene, straordinariamente bene visto che mi aspettavo di essere ancora stanca per ieri ed invece vado meglio del solito. Pioviggina o meglio, sgocciola umidità. Il paesaggio è bello, ricco di alberi e di praterie, sale dolcemente, infatti arriveremo a quasi 1200 m. ma non è montagna assomiglia di più alle colline della Scozia. I paesini che attraverso sono tutti fatti di pietra con muretti a secco e campanili a vela con strani balconi di legno tutto ha un’atmosfera molto medievale e la nebbiolina aggiunge fascino e mistero. Mi fermo a bere un caffè in un barretto lurido tipo India e poi riparto cantando, sono assolutamente sola e mi piace. Canto tutto quello che mi viene in mente, ogni tanto mi giro per vedere se arriva qualcuno ma non c’è nessuno, eppure vado volutamente piano per godermi tutto quello che mi circonda. Non è che mi manchi la compagnia, sto benissimo da sola… ad ogni angolo mi sembra che debbano apparire i cavalieri templari. Sono solo le 13.30 quando arrivo a Rabanal del Camino, un paesino carinissimo che era un punto importante del Camino nel medioevo e si sente. L’albergue dei benedettini inglesi è chiuso ma ce ne è uno privato aperto che è molto carino con un cortile interno ben curato, una sala comune con il caminetto e una camerata accogliente. Il primo ad arrivare è l’inglese poi seguono gli altri. Io ho raccolto da un cespuglio lungo la strada una bellissima rosa che ho portata infilata nella berretta, la porto in chiesa e la metto sull’altare. La chiesetta è piccola e in cattivo stato ma molto intima e mistica. Al caldo della sala comune scrivo il diario mentre Pierre schizza vedute del Camino per sua moglie, è due mesi che cammina e le invia tutti i giorni i suoi disegni….si è creata una bellissima atmosfera fra tutti noi e alle 18.00 andiamo tutti a messa. La chiesa è al buio, solo una grossa candela sull’altare….sono emozionata, si accendono le luci ed inizia una messa molto bella, il monaco benedettino, un giovane spagnolo, canta il gregoriano e le donne del paese gli rispondono con voci basse che ricordano il salmodiare dei monaci tailandesi. Il brasiliano ci meraviglia tutti cantando alla comunione con una voce bellissima l’ave Maria di Shubert. Dopo la messa chiacchieriamo un poco con il monaco poi andiamo tutti a berci qualcosa in un bel ristorantino e io e l’inglese restiamo a cena. Questa è una delle più belle sere del Camino fatta di dolcezza, di serenità e di amicizia.

Stranamente è seguita da una notte agitata, dormo poco mi fa male il nervo sciatico di una gamba e fuori piove a dirotto.

19 novembre - Rabanal del Camino- Molinaseca 26 km.

La corte dell'albergue di RabanalCi svegliamo tutti tardi, fuori non diluvia più ma pioviggina. Non so fino a dove arriverò oggi, tutti paiono voler arrivare a Ponferada ma io non me la sento di camminare 32 km. di salite e discese per poi arrivare a Ponferada così tardi da non aver tempo di vedere niente e voglio visitare il castello templare, così ho deciso di fermarmi a Molinaseca. Faccio lo zaino in fretta…saluto tutti come se non ci vedessimo più e parto. Parto a testa bassa, il cielo è grigio, anzi ora piove veramente e tutta infagottata come un salame mi lancio all’assalto del nuovo giorno. La pioggia non aiuta ma poi in fondo non mi da così fastidio, ci sto facendo l’abitudine. Non sono montagne dure ma estremamente solitarie. Attraverso un paesino abbandonato tutto di pietra, l’australiana e il fidanzato mi hanno appena superato, il paesino pare essere abitato soltanto da tanti grossi cani silenziosi e dagli occhi dolci e quasi umani, saranno una decina, non mi fanno paura ma sono inquietanti quasi non fossero reali. Sempre salendo sotto l’acqua e lungo la strada asfaltata raggiungo la Cruz de Hierro dove raggiungo nuovamente l’australiana. Questo dovrebbe essere un luogo magico ed emblematico del Camino e che…non mi dice niente, un palo, una croce e una pila di sassi. Sarà perché la nebbia è fitta e non ho idea del paesaggio che mi circonda ma sono abbastanza delusa. Lascio il sasso che mi sono portata dietro fino a qui per compiere il rituale che tutti i pellegrini fanno aumentando la pila di sassi e me ne vado. Dietro ad una curva appare un posto assurdo, una specie di grotta, casa, catapecchia di un tipo che si chiama Thomas e che è convinto di essere un templare. Entro con l’australiana, ci offrono un caffè . Mi sembra tutto molto finto. La strada scende e scende, con questa pioggia non è consigliabile prendere il sentiero perché le pietre sono di un tipo molto scivoloso e non ho intenzione di prendermi una storta per "fare la montanara esperta", scopro poi che anche gli altri sono scesi per la strada per la stessa ragione. A El Acebo, un bel paesino di pietra con la strada tutta lastricata con le stesse pietre con cui sono fatte le casa, mi fermo a mangiare un grosso panino e una birra con tutti gli altri che alla spicciolata mi hanno raggiunto, fa caldo vicino alla stufa e non è facile abbandonarla per rituffarsi nella nebbia. La discesa è sempre ripida e lunghissima, le colline sono ora coperte di una fitta vegetazione, la strada passa fra alti castagni gialli e rossi e cespugli di non so che cosa che mandano un profumo d’incenso buonissimo. Il paese appare dopo una curva, è carino ma l’albergue è a 1 km. dal centro verso Ponferada. E’ un ex chiesa molto ben trasformata inostello, ben presto arriva l’albergadora che accende il caminetto centrale e tutti gli amici "della famiglia pellegrina" non ce né uno che abbia deciso di proseguire per Ponferada, tutti sono stufi di pioggia e freddo e questo mi fa piacere. Arriva anche un francese a cavallo che sta tornando indietro da Santiago è simpatico e ci racconta di tutti i problemi e anche dei vantaggio di fare il Camino a cavallo. Come al solito vado a mangiare con l’inglese, sta diventando una specie di rituale che piace a tutti e due.

pagina precedente
2
3
4
5
6
7
8
pagina successiva
9
10
11
12
13
14
15
16