diario di cammino di Angela Maria Seracchioli (inverno 2002)
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8 novembre - Najera – Santo Domingo de la Calzada 21 km.
Ieri sera io e gli svizzeri non avevamo capito che l’omino sorridente, l’albergador , ci aveva invitato a condividere con lui e gli altri presenti nell’albergue una zuppa calda e così siamo andati a mangiare fuorie al ritorno abbiamo trovato tutti attorno al tavolo …ci siamo accodati e così è finita tequila offerta da due spagnoli molto carini in onore dei messicani. Il posto è così bello e l’atmosfera così cordiale…ad un certo punto è venuto pure un giovane amico medico dell’albergador che si è messo a curare le vesciche di chi ne aveva bisogno. Poi siamo tutti andati a dormire in quella bella camerata piena di aria e di luce….morale, se l’ometto non ci veniva a svegliare saremmo tutti stati a letto fino a tardi.
Partenza alle 8.30 …ci aspettavano "solo" 21 km.. E’ bello partire con la luce, il paese è circondato da rocce rosse e la prima parte del camino è in lieve salita e passa fra queste strane colline. Mi sento bene e le spalle fanno meno male…ci ritroviamo tutti nell’unico bar del paese seguente per bere un bel caffè, sono già a 6 km. e li ho fatti in poco più di un ora! Il paesaggio è sempre più ampio, bellissimo!
Vigneti, campi di barbabietole e all’orizzonte lontano montagne innevate. Cammino per un poco con i due alti spagnoli poi loro accelerano….un loro passo due dei miei!
E’ proprio vero che non c’è né passato né futuro, è come vivere su una zolla di terra dove i confini sono dati dal luogo da dove si è partiti e dal paese dove si sta andando poi la terra finisce….finis terrae è ogni giorno! Mi fermo al sole a far prendere aria ai piedi e mi sorpassano i messicani con la radio, nel silenzio della campagna loro camminano con una radio che manda musichette locali….poi sono io a sorpassarli. Passo un campo da golf che pare strano in mezzo ai campi coltivati. Il sentiero, o meglio la strada bianca, va su e giù per ondulazioni del terreno ma procede quasi sempre in linea retta. Santo Domingo de la Calzada appare vicino ai miei piedi, sotto una piega del terreno, ma ci vorrà ancora quasi un’ora per arrivare all’albergue dove arrivo alle 14.00 che bella notizia è aperto tutto il giorno! Quando arrivo sono quasi sempre a pezzi ma mi ci vuole poco per riprendermi. La camerata è in un sottotetto e i letti non sono a castello ma in specie di camerette divise da tramezzi di legno….ne ho una tutta per me, che lusso! La svizzera ha deciso di offrire la cena a tutti questa sera perché abbiamo scoperto ieri sera che oggi è il compleanno del giapponese che parla solo la sua lingua e tre parole sparse di inglese…è carino da parte sua e così io mi offro di cucinare.
Visita alla cattedrale che è magnifica e poi a fare la spesa con lei e Sue, la canadese, che è arrivata da poco. Ha avuto la brutta esperienza di essere seguita da dei tipi e si è presa paura. In realtà anche se cammina bene non ce la fa e ha deciso di mollare e di tornarsene in Canada. Questa è la riprova che non basta l’atletismo per fare il Camino, ci sono momenti di sconforto, di noia, di solitudine che richiedono una marcia in più che i muscoli non hanno e credo che la sua decisione sia giusta, non sa viaggiare da sola e si attira solo esperienze negative…non è il suo momento. Facciamo la cena che, a parte il primo momento in cui pare che il gas non funzioni, va proprio bene!
Menu: Spaghetti al pomodoro con olive nere, Tortilla di patate e cipolla, Insalata mista e un bel dolce di compleanno con candeline che abbiamo comprato. Il giapponese è felice, tutti lo siamo, ci scoliamo 6 bottiglie di ottimo vino della Rioja in sette! Poi a nanna, ora sono le 4.00 e non dormo, fuori soffia un gran vento …penso al mio bucato che deve essere volato via, per fortuna l’ho steso nel cortile chiuso e dovrei recuperarlo. Chissà se il vento porta nubi o le manda via? Per ora fischia tanto.

9 novembre - Santo Domingo de la Calzada – Belorado 22 km. + 8 di deviazione (mannaggia!)
L'albergue di BeloradoPartenza presto con gli svizzeri, sono le 7.40 e ben presto….ci perdiamo. Willi insiste per seguire una freccia rossa, io dico che sono sempre gialle…insomma io e Ursula lo seguiamo e finiamo per fare un giro della Madonna per arrivare a Gragnon che è solo a 6 km. da Santo Domingo… sono già stanca e siamo solo all’inizio! E poi sono andata troppo in fretta …io devo tenere il mio passo, lo so, e questo mi insegna a seguire solo me stessa. Questa è comunque una tappa abbastanza noiosa. Il cielo è grigio e la terra è ora di un marrone scuro, molto diversa da quella delle tappe precedenti. Per fortuna non si deve camminare sul bordo della statale come diceva la guida ma su una pista che corre parallela, almeno non si devono temere i camion che sfrecciano in modo impressionante! Però non finisce mai anche perché 8 km. in più si sentono tutti. Mi fermo a bere una birra in un bar bello, io mi sento puzzolente, sono così stanca che non faccio nessuno sforzo per dire neanche una parola di spagnolo così quando esco mi dicono good bye. Belorado appare dopo l’unica curva di un rettilineo che non finisce più punteggiato da cartelli maligni…5 km., 4 km.,….
Sul sentierino che finalmente porta in paese incontro Marie Noel che è l’albergadora francese e che mi saluta con molto calore, Non sono mai stata così stanca come questa sera se si fa eccezione per la prima tappa! L’albergue è povero, ricavato nel teatro parrocchiale ma è bello ritrovare la compagnia: Oskar, il giapponese, gli svizzeri che arrivano dopo di me perché Ursula dopo quella sgambata imprevista si è sentita male e ha riposato nell’albergue di Grañon, e i due messicani a cui si sono aggiunti 2 francesi: Felippe e Francois che fanno solo una parte del percorso. Francois è uno psicologo con cui ho una interessantissima conversazione, lui è Massone e mi spiega molte cose sulla massoneria Poi la messa in cui le donne cantano con parole di chiesa "Blowing in the wind" cambiano i tempi! Poi tutti a cena meno il giapponesino che rimane a fare la guardia all’albergue…letteralmente , è difficile farsi capire perché sa l’inglese pochissimo così ha capito che doveva stare seduto fuori dalla porta….ritorniamo che è un ghiacciolo…senso del dovere tutto giapponese! Sprofondo nel sonno, tanti sogni strani, ma è da quando cammino che faccio sogni strani.

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