diario di cammino di Angela Maria Seracchioli (inverno 2002)
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30 ottobre - Lourdes - Bayonne- St. J Pied de Port
Ore 8.00 Arrivo a Lourdes piccola stazione pulita e vuota con i Pirenei sullo sfondo. Lascio lo zaino al bar di fronte alla stazione e mi avvio verso la Grotta. Ho sempre evitato di andarci, non amo i pellegrinaggi di massa e meno che mai i luoghi in cui la spiritualità diventa mercato ma, per qualche ragione, quando ho cominciato a pensare al Camino la prima idea è stata quella di fermarsi a Lourdes prima di affrontarlo, una sorta di porta d’ingresso a quello che doveva essere qualcosa di più di una lunga camminata. Così ora sono qui, c’è silenzio e poca gente, il paese è fatto di alberghi e di negozi di souvenirs ma come a Bodhgaya ( luogo in India dove Buddha si è illuminato)quando si entra nella zona sacra tutto scompare per lasciare il posto ad una grande chiesa dalle braccia aperte e ad un paesaggio dolcissimo avvolto da una nebbiolina dorata. Il fiume scorre veloce, è poco più di un torrente e saltella sui sassi. La grotta è piccola e raccolta ci sono poche persone alla messa in inglese e alla fine con loro entro nella grotta e mi "benedico" con l’acqua che trasuda dalla roccia, è la mia prima iniziazione. Giro per il parco bevo l’acqua da una fontanella e dedico la mia fatica futura a tutti coloro che non hanno gambe forti come le mie. Mi sento piena di gioia e di gratitudine per un corpo che può fare quello che desidero e le paure e le ansie svaniscono.
Ore 12.00 partenza per Bayonne lego allo zaino la conchiglia che una pescivendola di Bolzano mi ha regalato con la promessa di accendere una candela per lei a Santiago! Sono a Bayonne alle 14.15 sul treno c’è gente con lo zaino, chissà se siamo diretti nello stesso posto? Il mio zaino è decisamente troppo pesante mi sa che a St. Jean andrò all’ufficio postale a spedire indietro tutto il possibile! Sulla banchina per St. Jean incontro la mia prima futura compagna di cammino, è Paola una ragazza italiana che fa il Camino in solitaria come me, è simpatica e nell’ora che ci divide da St. Jean parliamo fitto, fitto di tutte le ragioni che ci hanno portato lì, dei timori e delle aspettative. Sosta alle posta, sentendomi cretina, l’impiegata mi dice che non sono la sola, spedisco indietro un numero incredibile di mutande e calzini, la scatola porta rullini e getto via il balsamo per i capelli…-2 kg. Così va meglio! St. Jean è un paese carino ben tenuto con una porta medievale che ha già il sapore del Camino. Primo timbro sulla Credenziale che mi ero fatta spedire da Perugia poi sistemazione nell’ostello che è carino e con la doccia calda. Con me e Paola ci sono tre ragazze francesi, un altro francese che è di ritorno, ovvero ha fatto il Camino andata e ritorno! E ha l’aria scafata e una coppia di svizzeri ben attrezzati e con l’aria un po’ distaccata. A letto faccio fatica dormire anche se sono stanca, mi sveglio alle 4.00 perché un francese ha fatto cadere la scaletta del letto a castello svegliando tutti, fuori pioviggina e chi dorme più?

31 ottobre - da St. Jean Pied de Port a Roncesvalles Km. 27.5
Si parte ! Piove ed è ancora buio....mi avvio da sola....questa è una tappa dura perché si sale per 1350 m. per poi scendere per 500 m. ed è il primo giorno di cammino!Cammino lenta, per la prima ora non piove ma c’è nebbia poi attacca a piovere forte e non c’è giacca di goretex o mantella che tenga, sono tutta bagnata. Lo zaino pesa, Dio quanto pesa! Ma non posso spedire nient’altro, è inverno e mi serve tutto.
Una tipa francese mi affianca, fa chiacchiere stupide " ma perché dovrei parlare di come gli italiani amino l’opera?" Sto dando fondo a tutte le mie energie e anche in montagna mi piace faticare da sola e ora stiamo salendo parecchio e sull’asfalto, dopo un po’ le dico che ho voglia di stare sola ….parte veloce e la vedo sparire nella nebbia, sono sola ma non mi sento sola.
A tratti sono presa da uno stato di smarrimento, 800 km. sono tantissimi…un passo dopo l’altro, ma i miei passi sono corti ! 800 km. È come dire l’infinito…poi mi dico che "A ogni giorno basta la sua pena" Penso a Francesco (io evito il San perché è mio amico) lo chiamo, lo vedo camminare vicino a me. Peccato per questa nebbia, il paesaggio è molto dolce, grandi alberi di castagno, praterie piene di pecore e cavalli che intravedo. Cammino in una specie di tunnel grigio. L’unica cosa che mi da molto fastidio sono le spalle, bruciano dal gran che fanno male. Si sale e poi si sale, ho una cartina molto precisa e dettagliata che mi hanno dato all’ostello che è ridotta ad una poltiglia bagnata, ogni tanto mi fermo in piedi a mangiare un pomodoro o una "paille d’or" i biscottini al lampone dell’infanzia che una zia mi spediva da Parigi e che non mangiavo da 40 anni. Su un colle c’è una croce di pietra circondata da tante crocette lasciate dai pellegrini è lugubre ma forse è soltanto perché piove.
Poi arrivo alla "fonte di Rolando" il posto è magico, il confine della Spagna è lì, un passaggio per mucche e nient’altro, prima una pietra con una scritta terrificante "Santiago di Compostela 765 km.
Un’immensità! Mi siedo per la prima volta nella nebbia e nella pioggia sono le 13.00 sopra la mia testa planano in formazione una ventina di cicogne, appaiono e scompaiono come sono venute nelle nubi, salto in piedi e grido: "grazie …non le avevo mai viste!" mi fa eco il silenzio, sono felice! Oltre il confine un cartello mi dice che sono in Navarra. Scendo in un bosco di noccioli e roveri altissimi e "vedo" i cavalieri con le armature bagnate dalla pioggia. Poi un tratto lunghissimo e faticoso. Le spalle non reggono più, ma dove è finito l’allenamento di una estate passata a portare su e giù provviste dal rifugio dove lavoravo? Quando arrivo a Roncesvalles sono a pezzi ma l’accoglienza gentile e una doccia calda mi bastano per riprendermi. Roncesvalles è bellissima, l’ostello è nel monastero, è un po’ scalcagnato ma ha tutto quello che serve e mi basta. Tutto sembra uscire dal "nome della rosa" il tramonto è dorato, è uscito il sole e il grande tetto del monastero luccica contro un cielo sempre più scuro. La chiesa è un piccolo capolavoro di gotico. Alle 18.00 la messa e la benedizione ai pellegrini detta persino in italiano. Tutto è perfetto, lo scintillio di una madonnina d’argento nella penombra, la voce potentemente spagnola del prete che canta il gregoriano, noi pellegrini in fila di fronte all’altare, l’organo che tuona facendo vibrare le arcate…."Il discorso della montagna" Anche il corpo indolenzito è perfetto…lo spirito vola!
Cena "del pellegrino" (menu fisso a prezzi convenienti che si trova in quasi tutti i ristorantini lungo il Camino) con Paola che è più in forma di me e con uno spagnolo che si dice un "esperto" del Camino ma che ha una pancia troppo grossa per esserlo. Di notte siamo in 25 nella camerata, dormo fino all’ 1.30 e poi sto fino alle 3.00 a leggere nella sala comune…poi un vero sonno ristoratore….sono felice come dirlo in altro modo!

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