diario di cammino di Angela Maria Seracchioli (inverno 2002)
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20 novembre - Molinaseca – Villafranca del Bierzo 30 km.

Parto sempre per prima, pare che sia la più veloce a fare lo zaino e poi mi piacciono particolarmente le prime ore del giorno. E’ una bellissima giornata, fa freddo ma è sereno e camminando si fa presto a riscaldarsi. I primi chilometri fino a Ponferrada sono piacevoli, solo la gente che incontro sembra triste. E’ strano, fino a Leòn la gente pareva più cordiale, ti salutavano dalle macchine, ti incitavano, da qui in poi devono essere stufi di vedere pellegrini. A Ponferada vorrei visitare il Castello che da fuori sembra bello ma, al solito, tutto apre tardi per chi ha una tabella di marcia legata alle ore di luce e così vado oltre. Pensavo che sarei stata indolenzita dalla lunga discesa di ieri ed invece sto bene….mi sa che sia vero che il corpo si rafforza più si va avanti, le spalle vanno bene, il recupero è più veloce e 30 km. non mi fanno più paura. L’uscita dalla cittadina è lunga, passo una sequela di paesini anonimi poi il Camino lascia la strada per entrare in una valletta tranquilla piena di viti rosse e gialle, anche questa regione è famosa per il vino. Il sole è caldo e a Cacabelos, l’ultimo paese prima di Villafranca, mi siedo a godermelo su una panchina. All’uscita del paese inizia una lunga salita, è da giorni che non cammino in maglietta ed è piacevole sentire il calore del sole sulla pelle. Ancora vigne e campi coltivati, è un bel momento. A 2 km. si lascia la strada per un sentiero che arriva nella parte alta di Villafranca dove c’è l’albergue comunale, chiuso, peccato perché da fuori sembra bello. Le nubi sono arrivate con me al paese ed ora fa freddo, do un’occhiata all’albergue privato che è in costruzione, mi diranno poi che è in perenne costruzione, e che pare molto messo male, scendo in paese con la speranza di incontrare qualche amico e di trovare assieme un luogo dove passare la notte. Niente, sono la prima, torno all’albergue privato che non è poi così male. Nel giro di una mezz’ora arrivano tutti, si va a bere una birra insieme e a cena. Ora piove a dirotto e tira un gran vento. La camerata è nel sotto tetto, l’inglese che è così pignolo nella ricerca del "letto ideale" finisce con l’essere il solo che ha messo il sacco a pelo sotto una finestrella a forma di stella da cui sgocciola la pioggia e deve cambiare letto al buio. Mi addormento ascoltando il vento contenta di avere "un nido" in cui stare.

21 novembre - Villafranca- Ruitelan 19 km

Avrei potuto decidere di andare fino a O Cebreiro ma oggi me la voglio prendere comoda per gustarmi la giornata che segue e poi preferisco fare tappe brevi piuttosto che prendermi giorni di riposo per poi fare tappe lunghe come alcuni fanno. E’ una scelta, ognuno ha un modo diverso di vedere il Camino e di camminare. Sto scrivendo il diario nel bel albergue di Ruitilan. E’ la prima volta che mi sento come a casa, tutto è pulito, caldo e c’è della bella musica di sottofondo, fuori piove sempre e dalla finestra con i gerani si vedono delle betulle ed un prato verde. Nell’ingresso dell’albergue c’è una bella foto del Dalai Lama, l’albergue si chiamo "piccolo Potala" e sulla porta ci sono le bandierine di preghiera. Forse è anche per questo che mi sento a casa; Camino e Tibet insieme, i miei due amori! Carlos, l’albergador, ha incontrato il Dalai Lama a Barcellona e lo chiama "un angel vivente", non potrei essere più d’accordo, ero con il Dalai Lama Graz solo un mese fa!
Oggi ho camminato, ve' che strano, sotto la pioggia ma la tappa mi è piaciuta nonostante tutto e sono stata premiata da questo ostello accogliente dove Carlos è un ospite garbato e gentile. Anche l’albergador diVillafranca, salutandomi, mi aveva augurato un Camino difficile. Comincio a capire che è un bell’augurio, è l’augurio di saper vedere il bello ovunque, di gioire delle piccole e delle grandi cose allo stesso modo, di vivere con gli occhi aperti senza essere presi da un vortice di pensieri…"qui ed ora" e basta. Ero quasi a Ruitilan quando una bella macchina occupata da una famiglia sorridente mi si è affiancata per augurarmi "buen Camino" Dio come ben presto tutto questo mi mancherà! Le frecce, le conchiglie, la fatica quotidiana, l’identità di Pellegrino. Che cosa bella sto facendo! Ora è arrivato anche Isaac, siamo proprio a casa, musica classica e Carlos che ci sta preparando una buona pappa, il profumo ha invaso la casa. Parlo tanto con questo ragazzo così giovane, che sta cercando come tutti e che viene da un mondo così diverso. Ho sfogliato tutta la guida fino a Santiago e poi l’ho richiusa, non voglio neanche sentir parlare dell’ultima notte sul Camino! La cena è buona, finalmente veramente vegetariana e cotta con amore e dedizione, Carlos è proprio una buona persona.

22 novembre - Ruitilan – O Cebreiro 10 km. (la tappa più breve di tutto il Camino!)
Inizio la breve tappa sotto una pioggerellina sottile, dopo poco lascio la strada per seguire un bel sentierino fra i noccioli che mi ricorda tanto l’Appennino, cammino lenta e bene, come mi sento più a casa mia su un sentiero sassoso che su una strada! Il sentiero sale costantemente fra gli alberi, è molto bello essere immersi nella natura. I paesini fatti di quattro case sono molto belli, tutti di pietra, le donne vestono degli strani zoccoli tipo quelli olandesi ma con due tacchi…una sorta di ramponi di legno. Le colline più alte sono coperte di neve mentre le più basse hanno colori bellissimi che vanno dal bruno rosso delle felci secche al verde dei campi. Verso la fine il sentiero passa su una cresta molto dolce dove inizio a calpestare la neve. Poi c’è il cippo che indica l’ultimo passaggio di regione…siamo in Galicia a 152 km. dalla meta. Che peccato!

O Cebreiro appare all’improvviso, non ho mai camminato così poco e quasi mi dispiace di fermarmi ma sarebbe un peccato saltare O Cebreiro anche se sarebbe fattibile. Arrivo prima dell’apertura dell’albergue che è grande e piuttosto anonimo, mi fermo in un bar dove suonano musica celtica, molte case del paese sono a forma circolare, di pietra con tetti di paglia. Si sente "l’aria del Nord" non pare più di essere in Spagna. Mangio qualcosa e giro il paesino per far foto, nevica ma ad un certo punto una lama di luce illumina l’orizzonte è molto bello e la neve per me è ora qualcosa di naturale….sono una montanara da poco tempo ma mi sento a casa mia a pestare la neve. Arrivano tutti, mi aspettavo una messa bella come quella di Rabanal ma la chiesa è aperta con a guardia solo una ragazza che ti mette un bel timbro sulla credential, niente messa. Vado a cena con il mio solito amico, compagno di tante cene, lui si era fermato per due notti a Villafranca perché ha una gamba che non va bene, sono due mesi che cammina da Le Puy e ha bisogno di fermarsi ogni tanto per poi fare un’accelerata, così ora siamo di nuovo insieme. La sera faccio una cosa imperdonabile, metto ad asciugare gli scarponi troppo vicino ad un radiatore e così il goretex di uno si ripiega restringendo lo scarpone…..me ne accorgo solo alla mattina ma è troppo tardi! E pensare che per tutto il Camino ho detto a tutti di mai mettere gli scarponi troppo vicino ad una fonte di calore e da cretina l’ho fatto io!

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