diario di cammino di Angela Maria Seracchioli (inverno 2002)
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1 novembre - da Roncesvalles a Larrasoaña 27.5 km.

Partenza alle 7.30 (in inverno non si può partire prima perché è buio pesto) colazione in un baretto a 2 km. L’aria è fredda ma il sole brilla fra gli alberi….sempre immagini di cavalieri che vengono alla mente. Nel bosco canto facendo frusciare il letto fondo di foglie gialle che copre il sentiero. Poi incontro Paola che si gode il sole seduta su un sasso e camminiamo insieme, ora fa caldo e rimango in maglietta a maniche corte. Le spalle non mi fanno più tanto male e anche la caviglia va bene (sono reduce da una tendinite al tendine d’Achille che mi ha tormentato per un anno e che mi ha preoccupato non poco quando ho deciso di partire per il Camino). Il paesaggio sembra quello dei nostri Appennini, si va su e giù per boschi ma non è dura come ieri anche perché oggi c’è il sole! Incontro verso la fine una ragazza basca molto simpatica, Margherita e con lei vado a prendere un te in un paesino….gli ultimi chilometri li facciamo insieme, ci capiamo, lei è scatenata e il suo parlare è pieno di tanti "hai, hoi, hombre". Arriviamo a Larrasoaña alle 17.30. L’ostello è nel Comune e l’ "albergador" è il sindaco che si chiama Santiago che conserva libroni pieni di dediche dei pellegrini, è un tipo simpatico e il paesino è piccolissimo e pulito con case tutte rifinite in legno e con grandi portoni. Peccato che, vista la festività, il ristorante, bar…tutto quanto, sia chiuso e così finisce che improvviso un piatto di pochi spaghetti al tonno per tutti : Paola, Margherita e una famiglia di simpatici spagnoli che fanno tre giorni di Camino, ma va bene così anche se finito il piatto tutti abbiamo ancora tanta fame. Finiamo la serata con Margherita che ha già fatto tutto il Camino un’altra volta, che mi bombarda di consigli utilissimi per il Camino, sono ubriaca di emozioni e di informazioni e non riesco a dormire passo la notte a dormire un poco, alzarmi leggere e ritornare a letto il tutto condito dal russare di chi se la dorme….ma va bene così…sono carica come una bomba!|

2 novembre - Larrasoaña- Pamplona- Cizur Menor 19 km.

Giornata tranquilla e leggera, Paola ed io partiamo alle 7.15 con niente in corpo e si sente, il sentiero segue il fiume per poi attraversare la strada statale e inerpicarsi su una collinetta che nasconde Pamplona. Seguiamo le fide frecce gialle che in Navarra sono particolarmente presenti, le care frecce gialle che ti fanno sapere ad ogni curva che sei sulla giusta strada! Che benedizione un grande cappuccino e una brioches in un bar del paesino prima di Pamplona che raggiungiamo alle 10.30! Alle 11.45 siamo alle porte della città che è circondata da mura e che assomiglia da fuori a Lucca. La cattedrale non è gran ché all’esterno ma all’interno è un bel gotico, davanti all’altare maggiore due sepolcri dei re di Navarra simili al sepolcro di Ilaria del Carretto di nuovo a Lucca! Di lato alla chiesa un bel chiostro in purissimo gotico. Impressionante la cucina del monastero una costruzione rettangolare con una cupola ad ogiva su base ottagonale alta 27m.! Lasciamo gli zaini nella sagrestia della cattedrale e per due ore facciamo le turiste. Mangiamo la nostra prima tortilla di patate (la prima di una lunga serie visto che sono vegetariana in un paese fortemente carnivoro!) e prima di lasciare la città mandiamo i primi messaggi da un internet caffè. Pamplona è piacevole, un po’ disordinata e con un aria da città italiana meridionale, ha una grande università dove ci fermiamo a prendere il timbro prima di percorrere gli ultimi 4 km che ci separano da Cizur dove c’è l’Albergue che è privato, perché quello di Pamplona è chiuso d’inverno.
L’università è circondata da un bellissimo parco all’inglese. A Cizur l’albergue è carinissimo è all’interno di una bellissima casa di pietra e la signora che ne è la proprietaria, Maribel, è gentile e accogliente. La camerata è in quello che doveva essere la serra della casa, una piccola costruzione con grandi finestre e letti a castello di bel legno, il tetto è a capriate e l’ingresso vetrato da sul giardino, il tutto mi ricorda certi begli alberghetti del sud dell’India. Passo un po’ di tempo con la proprietaria parlando di viaggi e così parlando mi viene l’idea di tornare a Pamplona come volontaria nell’albergue forse la prossima primavera, sarebbe un bel modo per aiutare il Camino e per imparare lo spagnolo che mi sta cominciando a piacere moltissimo. Cena nel ristorante locale, spendo troppo ma mangio molto bene e me lo merito dopo un giorno e mezzo di quasi digiuno!

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