In Cammino verso Santiago de Compostela
... stralcio di diario |
LUNEDI’ 14.07.’03 - tappa Carcassonne-Fanjeaux
Alle ore 5,30 sono in strada. Incontro qualche gatto, che con gli addetti alla nettezza urbana, sono le uniche presenze vive di una città ancora avvolta nella quiete della notte.
Silenziosamente la mia ombra scivola lungo le strade e sui muri di Carcassonne a cui la luce gialla dei lampioni conferisce un’aria surreale e misteriosa.
Oggi è il 14 luglio, Festa Nazionale qui in Francia, perciò questa sera in città ci sarà un grande spettacolo che culminerà con il lancio di fuochi artificiali che “incendieranno” tutta la “Citè”. Avrei voluto assistere all’evento ma meglio così: via dalla pazza folla!!
Faccio sosta per una rapida colazione a Montreal in una boulangerie. Dio benedica questi negozi visto che sono gli unici aperti nei giorni di festa.
Da qui il paesaggio cambia radicalmente e diventa più…sobrio. Infatti non più vigneti ma grandi distese di grano e girasoli che mi portano alla mente gli assolati quadri di Van Gogh.
Incontro tre ragazzi scout. Vengono da Parigi e da quello che riesco a capire sono impegnati in una attività di reportage sul territorio e i suoi abitanti. Ci lasciamo con il “ nostro “ tipico saluto. Di quanti anni mi riporta indietro questo incontro!! Perché anch’io lo sono stato e quindi vengo sospinto verso felici ricordi indimenticabili.
Dalle informazioni ricevute in precedenza, dovrebbe esserci a Prouilhe, vicino a Fanjeaux, una chambre d’hôte, in cui vorrei trascorrere la notte di questa tappa. Difatti la trovo ma è già occupata. I proprietari, saputo che sono diretto a Santiago, mi offrono da bere e si danno molto da fare per cercarmi una sistemazione che alla fine mi viene trovata a circa 2-3 km. in mezzo alle colline.
Con tanto di mappa, appositamente disegnatami, mi avvio alla ricerca e dopo un lungo vagabondare su e giù, finalmente dietro una curva, nascosta tra gli alberi, mi appare la casetta... dei miei sogni.
Mi accorgo anche di essere arrivato nel momento più opportuno: l’ora di pranzo!
Il proprietario, che è anche il cuoco, ha fatto le cose in grande. Intorno alla tavola mi ritrovo in compagnia di una coppia proveniente dalla Normandia, di Yves, ex archeologo ora educatore in un istituto agrario della zona, di Florian suo collega ma con un particolare che me lo rende subito simpatico: è un fan del nostro chansonnier Paolo Conte, molto apprezzato qui in Francia e di cui anch’io sono un grande estimatore. Chiude l’elenco Roger il proprietario cuoco, 69 anni ex couturier nella Parigi anni ‘50/’60, amico di artisti e intellettuali. Molte foto appese lo testimoniano. Inoltre cugino della cantante e attrice, “dagli occhi d’oro” anche lei degli anni ’60, Marie Lafôret. Mio sogno giovanile...
Intanto Chirac, in televisione, fa il suo discorso alla nazione. Nessuno dei presenti gli presta attenzione.
Come si conviene al pranzo di un giorno di festa, il tempo scorre lento. Credo che sotto ogni latitudine ci siano due cose in cui si trova piacere attardarsi: una è la tavola, la seconda è il letto.
Intanto il pomeriggio lentamente diventa sera e con la sera, viene l’ora della cena. Con il consenso di tutti mi diverto a preparare una “ peperonata “. Un tipico piatto della nostra cucina a base di cipolla, pomodori e peperoni.
Così, nel silenzio di una sera d’estate, con un piacevole sottofondo schubertiano, con le stelle che punteggiano un cielo color cobalto e avvolti dal profumo di una “peperonata” italiana, si conclude un’altra giornata, per me, ricca di nuovi interessanti incontri.
Yves, che funge anche da aiutante di Roger, mi promette caffè caldo alla partenza di domani mattina prevista per le ore 5,30.
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MARTEDI’ 15.07.’03 tappa Fanjeaux-Varilhes
Mantenendo la parola data Yves è pronto con il caffè. Una tazza di caffè, il mattino presto, è quello che ci vuole per uscire definitivamente dalle braccia di Morfeo. Lo ringrazio per il gesto gentile e dopo i saluti m’immergo nel fresco del buio.
L’unico rumore è quello dei miei passi sulla ghiaia.
Fanjeaux, sulla collina opposta, sembra in fiamme. L’illusione ottica è data dalla luce rossiccia dei riflettori che illuminano la chiesa al centro del paese. Proiettata in alto, la luce, viene bloccata da nuvole basse così da dare l’impressione descritta.
In questo luogo, a quanto dettomi da Yves, soggiornò per una decina d’anni San Domenico Guzmàn ( 1170ca.-1221 ) inviato da Papa Innocenzo III, per il suo zelo missionario e per la forza della sua predicazione, a contrastare in questa parte della Francia meridionale, dove era più attiva, l’eresia Catàra, Qui pian piano maturò anche l'idea di fondare un ordine religioso che sarà in seguito conosciuto con il nome di Domenicani.
Giungo a Mirepoix senza difficoltà. Chiedo informazioni circa la possibilità di pernottamento verso il bivio per Fox / Pamier. Nessuno e neanche all’ufficio del turismo sanno dirmi qualcosa in merito.
Intanto che decido se proseguire, ne approfitto per fare colazione sotto i portici della piazza. Questi sono formati da travature in legno che sostengono le case soprastanti, antiche e molto caratteristiche, conferendo alla piazza stessa un’atmosfera medievale.
Decido di proseguire. “ Alea Iacta Est “ come Cesare sul Rubicone anch’io m’avvio ad attraversare il fiume dei miei dubbi. Via dunque verso l’ignoto e all’avventura, come pellegrino confido nella Provvidenza. Qualcosa troverò mi auguro. Infatti a les Pujols mi dicono che non troverò... nulla !!!
Sono scoraggiato anche perché l’unico luogo dove passare la notte rimane Pamier che dal bivio dista 4 km. Distanza questa che mi porta fuori dal mio itinerario e che domani dovrei ripercorrere all’indietro.
Riprendo il cammino lanciando una sfida a San Giacomo perché mi trovi una soluzione a questo problema! Spero di non essere stato troppo impulsivo ma perdindirindina oh! siamo uomini o caporali? “ Quanno ce vò ce vò “ come si dice dalle mie parti d’origine. Anche se un proverbio sentenzia: “scherza con i fanti e lascia stare i Santi” cioè: scherza pure con le cose umane ma lascia stare le cose sacre. Forse ho osato troppo? Spero di no....
Nel frattempo arrivo al famoso bivio. In un’area di sosta, deserta, dico deserta, svettano tre grandi pannelli in cui sono descritte tutte le possibilità d’accoglienza della zona. Mi aggrappo a questa ultima chance come un naufrago a qualsiasi cosa galleggi. Niente di niente, devo affogare!!
Ma improvvisamente accade quello che per me rimarrà nei miei ricordi come:
“IL MIRACOLO”
Carissimi che mi state leggendo, ditemi se anche a voi, quello che sto per raccontare, non sembra un autentico miracolo.
Dunque, mentre sono assorto nella lettura dei pannelli si materializza letteralmente, da un lato di uno di essi, la faccia di un ragazzo che mi chiede se ho bisogno di qualcosa. Gli faccio capire cosa sto cercando. Mi risponde di non preoccuparmi e si propone di aiutarmi.
Rimango stupito e sorpreso per questa presenza inattesa e così disponibile perchè non so capacitarmi da dove sia arrivata. Noto che ha un tesserino di riconoscimento con tanto di foto e penso che sia dell’ufficio turistico. Tra me e me mi dico “accidenti che organizzazione questi francesi!!”. Invece: sorpresa! E’ un militare, non in divisa perché in licenza e per di più qui di passaggio... per puro caso!
La cosa mi stupisce non poco e non so capacitarmi da dove sia sbucato questo inatteso e provvidenziale samaritano.
Comunque sia mi carica sulla sua auto e iniziamo le ricerche nella direzione a me più favorevole per l’indomani. Nel primo paesino non troviamo nulla così proseguiamo verso il successivo e lì, siamo a Varilhes, d’improvviso, quello che fino ad allora era stato il mio pensiero costante della giornata, non lo è più perchè il mio “ angelo custode “ mi lascia nelle mani di Mme Nicole, proprietaria di una bella chambre d’hôte.Riesco appena a ringraziare chi con una cortesia inattesa e gratuita ha saputo dare un aiuto così determinante ad un povero pellegrino.
La felice conclusione di tutta questa serie d’avvenimenti mi ha lasciato sinceramente molto confuso e basito. Ecco perchè tutto questo non l’ho potuto definire in nessun modo se non come: “il Miracolo”. Credo che San Giacomo “Il figlio del tuono” si sia legata al dito la sfida che gli avevo lanciata e sanguigno com'è in men che non si dica mi ha voluto far capire che ad un bravo cristiano, e per giunta... pellegrino sul Suo Cammino, la fede non deve mai venire meno quando sa di essersi messo nelle mani giuste. Le sue...appunto!
E, a ben vedere, non posso neanche dire che l’aiuto non mi sia arrivato dal cielo, visto che quel militare era, colmo dei colmi, nientepopodimeno che... un aviere! di base a Toulouse.
Come dice la solita frase intelligente ” Tutto è bene ciò che… finisce bene”.
Questo è uno degli aspetti più bello del Cammino fatto a piedi perchè permette giorno dopo giorno di entrare lentamente in contatto, attraverso la quotidianità degli avvenimenti, con le persone che via via s’incontrano e che, nella maggior parte dei casi, dimostrano sempre uno spirito aperto d’accoglienza o d’aiuto. Forse questo è un retaggio che resiste ancora dai tempi andati quando la vita era dura e faticosa, ma cristianamente, predisponeva a prestare asilo o soccorso a chi si trovava nella necessità.
Ora dietro questi pensieri il sole può finalmente tramontare. E su questa giornata un po’ movimentata, intensa e ricca di avvenimenti...metafisici può calare la notte. Meglio dormirci sopra perchè: “Domani è un altro giorno”. Ma forse sarebbe meglio dire che: “ del Doman non v’è certezza” perché mi sembra esprima meglio il concetto di precarietà, tipico del cammino quotidiano di ogni pellegrino.
Rogerum peregrino Jacobeo
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