articolo pubblicato sul Gazzettino di Belluno l'8 novembre 2007
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Il Cammino di Santiago è patrimonio dell'Unesco e primo cammino culturale europeo. Tutto è organizzato, il segnavia è la conchiglia capasanta gialla, lungo il percorso ostelli con docce calde e letti a castello, e numerosi bar dove rifocillarsi a prezzi economici. Nascono le prime amicizie che mantengo tuttora che sono a casa. Cammino a una media di 25-30 km al giorno, tappa dopo tappa valico i Pirenei, attraverso le colline della Navarra, le pianure della Castilla-Leon, le Montagne del Bierzo e arrivo così a Santiago de Compostela.

A raccontarla così sembrerebbe una passeggiata, invece è stata un'esperienza che mi ha messo a dura prova. Ho marciato per 900 km sotto il sole cocente, con la pioggia battente, con la neve e con uno zaino da 13 kg, ma non ho mai pensato di abbandonare la mia impresa. Ogni tanto avevo nostalgia di casa e degli amici, ma faceva parte del viaggio. Giorno dopo giorno, molti pellegrini hanno abbandonato il Cammino a causa delle vesciche ai piedi e di dolorose tendiniti. Sono stato fra i pochissimi a non avere problemi: forse basta un po' di attenzione per affrontare in armonia quest'esperienza.

L'arrivo in Cattedrale a Santiago è stato un insieme d'emozioni. Dopo oltre un mese di fatiche e 800 km sotto i piedi, molti pellegrini si sono commossi. Me compreso. C'è magia nell'aria di questo luogo misterioso, ma solo chi ha camminato a piedi la può comprendere. In Plaza de Obradoiro, davanti alla Cattedrale di Santiago, ho ritrovato amici che hanno camminato con me: tra noi non sono mancati gli abbracci.

La mia camminata è proseguita per altri tre giorni: 100 km da Santiago al Cabo Finisterre, ultimo lembo di terra sull'Oceano Atlantico e luogo leggendario. Nel medioevo chi arrivava qui credeva d'essere ai confini della Terra, adesso è solo l'ultimo punto del cammino di Santiago. Arrivare sull'Oceano, e pensare ai pellegrini che ci sono arrivati prima di me durante i secoli, mi ha regalato delle forti emozioni che non si possono descrivere e che non dimenticherò mai.

È stato un mese di cammino fuori dai normali ritmi quotidiani, auguro a chi volesse mettersi in marcia di provare molte emozioni, così come le ho provate io. Colgo l'occasione per ringraziare gli amici della sottosezione Civetta-Marmolada del Cai di Caprile, e in particolare Betty, e per non dimenticarne nessuno, tutti quelli che mi hanno sostenuto in quest'impresa.

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