PELLEGRINANDO CON LA CONFRATERNITA SULLA VIA FRANCIGENA

 

 

 

Questo è uno dei “miracoli” avvenuti dopo aver percorso il ”Camino de Santiago” durante il quale io e Alberto, abbiamo  incontrato a San Nicolas i nostri cari hospitaleri Mauro, e Franco che ci hanno invitati a questo pellegrinaggio di  Confraternita.   

 

Signore, ho preso il mio sacco e il mio bastone
e mi sono messo sulla strada.
tu mi dici: “Tutte le mie vie sono davanti a te”
fa dunque o Signore, che fino dai primi passi
io mi metta sotto i tuoi occhi: mostrami la tua via
e guidami per il retto sentiero.”

 

   

 


14/06/’06

 

Incontro ad Altopascio

 

 

Usciti dalla stazione ci incamminiamo zaino in spalla verso la palestra, il punto d’incontro stabilito; dopo aver  superato il ponte chiediamo indicazioni ad un gruppo di bambini che giocano in strada, questi, incuriositi dai nostri vistosi zaini, ci chiedono: ”Dove andate?” La risposta è:”A Roma!” E loro stupiti: ”A piedi?” “Si a piedi!”.

Ci guardano come se fossimo un po’ matti e forse, mossi da compassione, ci indicano una scorciatoia per arrivare più velocemente alla palestra, mentre dall’altra parte della strada due pellegrini si sbracciano per attirare la nostra attenzione, sono Bruno e Renzo che, riconosciuti dagli zaini, ci accolgono subito con cordialità, purtroppo però una volta giunti sul luogo dell’incontro, la palestra è chiusa, Franco deve ancora arrivare. Mentre loro gli vanno incontro, io e Alberto seduti sul muretto all’ombra di un grande albero, ci scambiamo dubbi e perplessità, per noi è la prima esperienza in gruppo, e ci appare tutto molto distante dai pellegrinaggi fatti in passato a Santiago de Compostela. Alberto è preoccupato, pensa che sarà dura per lui,camminare al passo con gli altri, abituato a ritmi ben più sostenuti per via dell’allenamento podistico.

Nel frattempo ci raggiungono altri due pellegrini: Liliana e Arnaldo e mentre facciamo un po’ di conoscenza arriva anche un signore con le chiavi che ci apre la palestra, entriamo ed ognuno  occupa la sua branda sistemando il sacco a pelo e lo zaino.

I pellegrini arrivano pochi alla volta, nel frattempo sono arrivati anche Franco e Mauro e dopo averli abbracciati ci sentiamo già meglio.

Arnaldo, gentilmente ci chiede se vogliamo visitare la cittadina che lui già conosce bene, si offre come cicerone e ci  conduce per il centro medievale con la sua bella chiesa e la possente torre campanaria visibile da ogni parte della pianura, il rintocco della sua antichissima campana “La Smarrita”, era un punto d’orientamento per i pellegrini che arrivavano dalle paludi circostanti soprattutto durante l’inverno, quando la nebbia faceva da padrona.

Ad Altopascio, nel XI° secolo, nasce l’ospitale dedicato a S. Jacopo per accogliere e curare i pellegrini diretti a Roma  e a Santiago.

Dopo l’arrivo di tutti i pellegrini ci riuniamo in un momento di preghiera nella chiesa di S. Giacomo per affidare a Dio le nostre intenzioni e il nostro cammino.

Sotto i portici della piazza attorno a una lunga tavolata, gustiamo un’ottima cena innaffiata da un buon vino, che servito generosamente aiuta a scaldare cuori ed orecchie e dato che l’aria si fa un po’ troppo fresca, ne prendiamo volentieri un bicchiere in più.

Tra i pellegrini che già si conoscono, c’è allegria e piacere di ritrovarsi, io osservo cercando di comprendere le sensazioni che provo “a pelle”, mi sento accolta, e questo mi fa piacere.


15/06/’06

 

1°giorno     Km 24

 

ALTOPASCIO – GALLENO - PONTE A CAPPIANO – FUCECCHIO - SAN MINIATO ALTO

 

Nottata un po’ insonne, la luce è rimasta accesa tutta la notte, dopo aver compilato le credenziali prendiamo posto sulla gradinata e Monica ci spiega alcuni dettagli sulla giornata di oggi nel frattempo vengono distribuiti dei panini per il pranzo. Prima di partire con il nostro zaino in spalla, ci legge una bella preghiera che poi appende alla porta della chiesa a testimonianza del nostro passaggio, ci fermiamo al bar del centro per la colazione.

Il Sindaco con l’Assessore al Turismo, sensibili al ripristino della Via Francigena, vengono a salutarci davanti alla chiesa e ad augurarci “Buon  cammino!”.

Dopo le foto con le autorità partiamo tra gli sguardi benevoli degli abitanti che ci salutano sorridendo,  davanti a tutti Bruno tiene con orgoglio lo stendardo bene in vista, usciamo dall’antica porta di questa bella cittadina dopo aver attraversato il mercato e le sue vie.

Imbocchiamo quindi un antico sentiero romano immerso nella vegetazione, il fresco delle piante rende piacevole l’inizio del nostro cammino , Alberto prende  due robusti rami da un’ acacia e con il suo coltellino liscia per me e per lui, i bordoni che ci accompagneranno lungo il “ cammino”.

Passando davanti ad un allevamento equino ammiro dei cavalli stupendi, mi piace molto questo animale con il suo portamento elegante mi ispira una sensazione di fierezza, proseguiamo tra dolci sali e scendi, rimango affascinata dal paesaggio che cambia continuamente, per me e Alberto è un importante momento di inserimento nel gruppo, tra gli altri c’è armonia e amicizia.

Strada facendo noto con piacere che Alberto comincia a familiarizzare con alcuni pellegrini, ha dato il cambio a Bruno portando lo stendardo.

Lungo la strada troviamo delle targhe affisse dal Comitato di Galleno per la Via Francigena .

E’ molto bello camminare lungo il tracciato storico, immagino gli antichi pellegrini e mi chiedo chissà quanti ne sono passati di qui nei secoli, quali saranno state le loro preghiere e i loro sentimenti?

Attraversiamo diversi paesi prima di arrivare presso Ponte a Cappiano dove ci fermiamo a mangiare all’ombra nelle vicinanze del bel ponte fortificato per volontà di Cosimo de Medici nel cinquecento. Raggiunto Fucecchio, importante nodo viario sulla Via Francigena, continuiamo il nostro cammino sulla via San Miniatese, purtroppo molto trafficata, un vero tormento, per fortuna siamo in gruppo e mi sento protetta, merito della Confraternita, da soli non avremmo mai fatto questa strada a piedi.

Attraversato il ponte sull’Arno un confratello del posto ci viene incontro per accompagnarci a S. Miniato Basso. Non appena penso:”Siamo arrivati” scopro con un po’ di rammarico che dobbiamo ancora salire fino a S. Miniato Alto per giungere al convento di S. Francesco dove siamo ospitati.

Ottima sistemazione, camera con bagno e candide lenzuola, una doccia tonificante ci fa rinascere dopo la lunga camminata di oggi. Molto bello il chiostro dove abbiamo steso i panni, da una piccola arcata si gode un’ottima veduta.

Nell’attesa dell’ora di cena io e Alberto visitiamo questa bellissima città di origine etrusca con struttura medioevale, situata sulla sommità di un colle, la piazza dove stanno allestendo il palco per il teatro dei burattini e altri spettacoli è veramente molto bella, facciamo un bel giro e ammiriamo questo posto stupendo dove sembra che il tempo si sia fermato!

Dopo la messa al convento, dove sono giunti due giovani fidanzati Silvia e Daniele, abbiamo avuto modo di apprezzare l’ottima cena condivisa con il priore e gli altri frati. Sono incuriosita dalla loro veste nera, chiedo al frate più giovane perché si vestono con quella tonaca particolare che li fa sembrare dei preti, lui mi spiega che è stata una strategia adottata dai frati ai tempi di Napoleone per salvarsi da morte sicura , visto che questi era intenzionato ad ucciderli tutti, essi si vestirono di proposito di nero, proprio come i preti, questa veste particolare con il tempo divenne poi il saio ufficiale del loro ordine.

Dopo cena passeggiamo per le stradine, scendendo fino alle mura della città, incontriamo tanti bambini con la tunica della prima comunione, si dirigono alla Cattedrale  per  la messa che sarà  celebrata dal Vescovo.

Noi ci godiamo uno splendido spettacolo della natura: il sole che scende tra i monti toscani, un tramonto incantevole!

Per strada incontriamo facce conosciute, pellegrini come noi: Michele, Giovanni, D aniele, Silvia ed altri ancora.

Torniamo al convento e andiamo a letto, sono stanca ma felice, parlo con Alberto di questa splendida giornata ricca di emozioni, lui dice che si stanca a camminare fermandosi di continuo per aspettare chi resta indietro, lo capisco, è difficile per lui andare piano, perciò ha chiesto a Bruno di poter portare ogni tanto il vessillo, così perlomeno riesce a rallentare il passo, sono d’accordo con lui, ma gli faccio presente  che alcuni pellegrini non riescono a camminare piu’ forte perché non sono allenati come noi ,si dovrà armare di pazienza, forse  è questa la prova che deve superare, mi saluta e si addormenta.

 Sono emozionata come una bambina e non riesco ad addormentarmi, forse anche a causa del dolore alla spalla che mi accompagna da tre giorni e che con il peso dello zaino si è acutizzato, questo mi fa riflettere: “Chissà perché mi è venuto proprio il giorno prima di partire? Forse Tu Signore, vuoi  ricordarmi che un pellegrinaggio è una cosa seria, non si fa soltanto per fare qualcosa di diverso”. Quando abbiamo ricevuto l’ invito di Franco a partecipare, Alberto ha accettato subito con piacere senza riflettere, strano, lui che è sempre stato contrario alle esperienze di gruppo, allora io ho pensato: “Finalmente ho l’occasione di andare a Roma”, prendendo forse la cosa alla leggera.

Ora qui al buio, nella quiete della stanza mi chiedo: “Che cosa ha mosso i nostri passi su questa strada antica  percorsa nei secoli da tanti pellegrini mossi da fede profonda per la quale avranno affrontato grandi difficoltà, intemperie, fatiche e sofferenze pur di arrivare a Roma sulla tomba di San  Pietro?”

Anche se non so quello che cerco, so  con certezza che l’inizio di un cammino porta sempre qualcosa di nuovo, lo scoprirò strada facendo!

Riuscirò a sopportare il dolore, o il peso dello zaino  giorno dopo giorno lo renderà insopportabile?

Signore, ti ringrazio del privilegio che mi concedi nell’ essere qui a vivere questa nuova esperienza, ti offro la mia sofferenza e le mie preoccupazioni, per la fame nel mondo e per l’ingiustizia sociale.

 

 

 

16/06/’06

 

2°giorno     Km 24

 

SAN MINIATO ALTO – PIEVE di CAIANO - SANTA MARIA A CHIANNI -GAMBASSI TERME

 

Mi sveglio ben riposata, con Alberto scendiamo al refettorio dove ritroviamo i nostri compagni che si stanno già servendo la colazione, sopra ai tavoli ogni ben di Dio, passiamo in cucina dove Franco e Federico cercano di fare i panini, c’è un po’ di caos perché tutti chiedono cose diverse e Franco si agita, ma appena finisce di fare il “cuoco” subito si calma. Finalmente siamo pronti nel chiostro con lo zaino in spalla e il bordone . , Monica legge una bella preghiera per iniziare bene la nostra giornata e usciamo dal convento.

Attraversiamo San Miniato, questa affascinante città, passando per la piazza del Comune, scendiamo per via  dei Mangiatori passando per piazza XX Settembre, suscitando un po’ di stupore nei pochi abitanti che incrociamo per strada, non sono ancora le otto.

Dopo aver percorso circa 2 km imbocchiamo uno sterrato passando davanti ad una casa abbandonata segnato come Via Francigena dalla Federazione Italiana Escursionisti e da Alleanza Assicurazioni che nel 2000 sponosrizzarono il ripristino di questa via a favore delle Guardie Svizzere che la percorsero in occasione del Giubileo.Il cammino è piacevole tra il dolce Sali e scendi dei colli ammiro la meravigliosa campagna Toscana, attorno a noi  vasti terreni coltivati a grano, altri cereali, ulivi e vigneti, ai bordi del sentiero tantissime ginestre di un vivacissimo giallo brillante che contrasta festosamente con il verde, nell’aria un dolce profumo e una grande pace, penso che se il Paradiso avesse una forma terrestre, sarebbe sicuramente questa.

Passiamo a fianco all’antica chiesa di San Bartolomeo, continuando il cammino tra curve e incroci arriviamo a Pieve di Caiano salendo una ripida scalinata, il percorso non è sempre tracciato e dove non c’è traccia ci pensano Monica, Luciano e Franco A.  muniti di adesivi a forma di freccia bianca e di piccoli pellegrini gialli,che li attaccano dietro ai segnali stradali . E’ bello vederli all’opera con entusiasmo, sembrano dei pionieri che tracciano la via.

Verso le dieci e mezza la lunga fila di pellegrini (siamo circa una cinquantina), si ricompatta e appena troviamo un po’ d’ombra  Maria inizia il rosario come ha fatto ieri e tutti assieme lo recitiamo camminando lentamente, il destino ha voluto che suo marito si chiamasse Giuseppe, buffo!

Superando un tratto di sentiero intagliato a trincea nel tufo, ho l’impressione di camminare nelle viscere della terra e di appartenere ad essa,                      arriviamo ad un piccolo borgo abbandonato e  finalmente ci fermiamo a riposare, cerco un po’ di ombra e mi siedo sull’erba assieme agli altri mentre Monica e Luciano, con la pittura e lo spray dipingono sul muro di una vecchia casa la freccia bianca e il pellegrinetto giallo, simboli della Via Francigena, c’è un pozzo con dell’acqua fresca, Renzo ne prende un secchio per chi vuole rinfrescarsi. Ripreso il cammino respiro a fondo il profumo della terra, dei fiori e dell’erba  mi sento pervadere da una pace profonda,  procediamo alternando un andatura sostenuta ad una più lenta, capisco che alcune persone fanno fatica a tenere il passo, è logico visto che siamo un gruppo eterogeneo, diverse età e diverse energie .

La fame si fa sentire  perciò verso l’una ci fermiamo a mangiare il nostro super panino seduti per terra all’ombra degli alberi, ci dissetiamo con l’acqua fresca delle boracce  che una gentile signora ci ha riempito quando siamo passati davanti alla sua casa, questa sosta ristoratrice ci aiuta a recuperare la giusta energia per continuare il nostro cammino.

Lungo la strada cammino a fianco di Grazia, il suo portamento leggero e il suo sorriso gioioso mi ispirano simpatia, chiacchierando delle nostre impressioni sul paesaggio, mi dice i nomi delle piante che troviamo sul bordo del sentiero, mi stupisce la sua conoscenza in merito e le chiedo se questo è  dovuto al suo lavoro, ridendo  mi risponde di no e mi spiega che da bambina ha vissuto in campagna perciò ha imparato a conoscere le piante e le erbe, ama molto la  natura ed è felice di fare questo pellegrinaggio.

Salendo costeggiamo un vigneto che conduce ad una modesta casa di campagna dove  una simpatica ragazza ci accoglie allegramente offrendoci acqua fresca e ciliegie, arriva anche la madre e ci offre del buon vino, è un piacere ricevere questa ospitalità inaspettata e gratuita dalla signora Vanna e sua figlia Teresa, questa è la Provvidenza! Mario  chiede un foglio di carta e  con la sua mimica  e la sua  abilità nell’arte dell’Origami in breve crea una genziana per Vanna  e un pinguino per Teresa che divertite accettano questi preziosi doni, salutiamo e ringraziamo le nostre gentili ospiti e riprendiamo il cammino in leggera salita sotto il sole cocente.

Camminando penso a Mario, è un “personaggio curioso” mi ricorda i folletti del bosco, ha una lunga barba e porta grossi scarponi di cuoio, uno zaino di tela  e uno strano bordone  con una piccola zucca secca legata  in cima, è sempre allegro ed ha un’aria spiritosa da bambino. Assorta nei miei pensieri  non mi accorgo nemmeno che arriviamo  alla chiesa romanica di Santa Maria a Chianni risalente al XI secolo tutti accaldati, una suora ci accoglie cordialmente  e ci fa visitare la bella chiesa a tre arcate, l’arredo è semplice e spartano, qui al riparo della calura  pomeridiana nella sobrietà di questo luogo sento il desiderio di ringraziare Dio per questa bellissima giornata vissuta in armonia con la natura e i nostri compagni che strada facendo ho il piacere di conoscere meglio, oggi ho chiacchierato anche con  Lucia, Silvia, Arnaldo e Bruna.

Nel congedarci la suora ci racconta una barzelletta spiritosa, ci salutiamo in allegria  e riprendiamo il cammino verso la salita  che ci porta alla scuola, un po’ fuori rispetto al centro di Gambassi dove siamo ospitati, questa notte si dorme sul pavimento della palestra.

Nelle docce in comune, al campo sportivo, ci aspetta una sorpresa: nel bel mezzo della doccia rimaniamo senza acqua in un primo momento quasi ci assale il panico ma poi scopriamo che è regolata a tempo e tutto si risolve.   

Anche questa è una prova di adattamento, lavando i panni con Maria, Liliana, Vera e le altre donne ridiamo sull’accaduto, mentre stendo i panni  sul cortile dietro la scuola osservo da una parte il “buon Mauro” che cura le vesciche ad alcuni pellegrini, Bruna che si passa sotto i piedi uno strano carboncino fumante, Giovanni che fa un massaggio a Grazia, capisco che non sono l’unica a soffrire.

Con l’attrezzatura della Confraternita portata sul pulmino guidato da Rodolfo, si monta una cucina per preparare la cena, Maria  che è la cuoca del gruppo, aiutata da alcuni pellegrini cuoce il minestrone, altri preparano il secondo, altri i contorni, chi taglia il pane, chi prepara i tavoli nella sala mensa e chi serve, è bello vedere la macchina organizzativa all’opera, mi piace soprattutto la collaborazione tra i pellegrini, che crea un bel clima di comunità.

C’era l’intenzione di mangiare in cortile ma il tempo birichino con qualche goccia di pioggia ci ha fatto cambiare idea.

Ceniamo al tavolo con Elena, Renzo C. e il suo amico Roberto; finita la cena Elena offre Vinsanto con i dolcetti, c’è allegria e si respira un’aria di festa.

Dopo cena laviamo i pentoloni nei lavandini della palestra, ad un certo punto l’acqua non scende più, ,chiamiamo Renzo U. che con rapidità libera lo scarico dandoci la possibilità di finire l’operazione.

Stanchi  ma contenti ci infiliamo nei sacchi a pelo, sono tra Alberto e Maristella, già inizia il “concerto per roncadores” si spengono le luci e in breve tempo mi addormento.


17/06/’06

 

3°giorno

 

GAMBASSI – MONTECARULLI – PANCOLE – COLLEMUCCIOLI - PIEVE DI CELLOLE – SAN GIMINIANO

 

Sveglia alle sei, prepariamo gli zaini mentre Elena e altri pellegrini svegliatisi prima di noi hanno già preparato latte e caffé, ci mettiamo in fila e prendiamo ognuno ciò che  serve per la colazione, alle sette e mezzo  lasciamo la scuola dopo aver ripulito e messo in ordine.

Scendiamo  di buon passo e attraversiamo la cittadina in fila indiana, Bruno come sempre è davanti con il vessillo bene in vista, le poche persone che incontriamo per strada ci guardano distrattamente con aria assonnata, raggiungiamo la chiesa dei SS. Stefano e Giacomo dove aspettiamo Don Evaristo che d’accordo con Monica ci fa visitare la chiesa intrattenendosi un po’ con noi, dopo la lettura della preghiera  e la benedizione, salutiamo il Don che ci augura “buon cammino” e attraversiamo la strada per iniziare il percorso nel sentiero tra i campi che porta ad un rettilineo in discesa, passiamo a fianco ad alcune cascine scendendo verso la valle del Rio dei Cascioni attraversiamo un ponte  che conduce alla fattoria Luiano di Sotto, continuiamo la discesa fino ai ruderi di un probabile ponte medievale nei pressi di Mulino della Madonna.                                                                                         

Mi guardo attorno e rimango incantata da questo  meraviglioso paesaggio: le colline ben coltivate dalle forme morbide, il colore del grano maturo che contrasta con il verde dell’erba medica e dei girasoli ancora chiusi, ogni tanto c’è un casolare abbandonato, provo una grande emozione e penso: “É proprio vero il Signore ha fatto Grandi cose per noi!”.

 

 

 

 

Sento salire dalla terra che  calpesto dentro di me, un’energia nuova  che mi dà vigore, è come se stessi ricaricando le batterie, mentre attraversiamo un campo incolto senza traccia di sentiero Maria  inizia il rosario e tutti assieme recitiamo le preghiere, qualcuno esprime  delle intenzioni ricordando le persone che hanno chiesto  una preghiera, o le situazioni che richiedono il sostegno di Dio.

Continuando in leggera salita arriviamo davanti all’agriturismo “La Torre”, il proprietario vedendoci ci invita ad entrare per scrivere dei pensieri sul suo libro a testimonianza del nostro passaggio sulla Via Francigena. Alcuni di noi pensano: ”Chissà che ci offra qualcosa di fresco da bere!” ma capiamo subito che forse gli interessano le nostre numerose firme sulla petizione al Sindaco per il ripristino di quel tratto della Via Francigena e il furbastro non ci offre neanche un bicchiere d’acqua.

Riprendiamo il nostro cammino commentando con Paolo ed altri pellegrini sulla generosità del tipo, passiamo di fianco a Montecarulli  con i suoi bei cipressi e a  Pancole ci fermiamo a visitare il Santuario Mariano e il presepe a grandezza naturale che si trova nella grotta sotto il sagrato, ci dissetiamo alla fontana d’acqua fresca e riempiamo le borracce, io e Alberto sentiamo due signori parlare in veneto, ci facciamo riconoscere, loro   ci dicono che vengono da Vicenza sono volontari di un’associazione che recupera nei supermercati  generi alimentari con le confezioni difettose che non possono essere venduti e li distribuiscono agli istituti o alle mense dei poveri, li salutiamo complimentandoci per la loro opera e riprendiamo il nostro cammino che salendo dolcemente  arriva a Collemuccioli, un paesino veramente grazioso.                                                  

Alberto porta il Vessillo a tratti alternandosi con Bruno, che mi sembra il “gigante buono”  con la sua testa di capelli candidi come la neve.

Sono tante le chiese che troviamo lungo il cammino, diverse però sono chiuse come quella di Cellole con il suo bel viale di cipressi, approfittiamo dell’ombra e ci mangiamo il nostro buon panino, suggestiva da qui la veduta di San  Giminiano, si distinguono bene le  numerose torri.

Arriviamo  alla porta San Matteo con Mario ed entriamo in questa bellissima città medievale dove mi sembra di  tornare indietro nel tempo, lungo le vie bandiere e drappi alle finestre e sui muri dei palazzi, immagino i cavalieri in costume con la lancia ben impugnata  girare a cavallo per queste strade, è un momento magico.

Andiamo al convento di Sant’ Agostino dove ci sistemiamo in due stanzoni con i materassini a terra, donne da una parte uomini dall’altra, alcuni dormiranno in corridoio, solita coda per la doccia mentre i panni li lavo in giardino ma devo chiedere aiuto a Renzo perché l’acqua tanto per cambiare non va giù, lui in un istante sistema tutto, stendiamo quindi i panni un po’ dovunque, sul cancello, sui cespugli e perfino sugli alberi.

Con Alberto visitiamo la città, molto bello il centro con la Collegiata dove troviamo Mario e Renzo poi Ugo e Mauro, quest’ultimo ci spiega il significato delle diverse torri: in base alla grandezza si individuava l’importanza della famiglia che l’aveva fatta costruire,  girovagando per le vie incontriamo i nostri compagni pellegrini a gruppetti, in coppia o da soli, è bello ritrovarsi per strada non ho la sensazione di essere in un posto sconosciuto.

Alle sette  partecipiamo tutti alla messa celebrata dal padre del convento che  è inglese, non trasmette nessun interesse per noi pellegrini, si dimostra molto freddo anche nel celebrare la funzione, appena finito esce velocemente per salutare i fedeli fuori della chiesa “che strano comportamento” penso.

Maria, Marcello, Franco S., Luciano, Innocente e altri, cucinano la cena fuori dal convento con l’attrezzatura della Confraternita come ieri, tutti in fila ordinatamente con il piatto in mano aspettiamo la distribuzione del pasto ed il nostro turno, ottima cena consumata in giardino, pasta al pomodoro e cotolette con insalata, il tutto innaffiato da buon vino  di produzione locale.  Ognuno siede dove vuole, chi  sulle sedie, chi  sull’erba, chi sul muretto, è il momento del relax finalmente, tutti assieme dopo una giornata di cammino sotto il sole durante la quale gli occhi e il cuore si riempiono di paesaggi bellissimi e sensazioni altrettanto belle, tranquillamente condividiamo il nostro vissuto quotidiano scambiandoci le nostre impressioni .

Dopo cena Alberto con Gianfranco, Gigi e altri pellegrini vanno al bar a vedere la partita Italia-Ghana, alcuni vanno a visitare il centro, io preferisco riposarmi: il dolore alla spalla si è diffuso anche al collo e si è accentuato come temevo, salgo sulla terrazza dove ci sono Mauro, Franco S., Anna e il marito Giuliano, con altri pellegrini ad ammirare il paesaggio, da qui si vede bene la città con le sue belle torri, chiacchierando ci godiamo tranquillamente il fresco della sera prima di andare a dormire.


18/06/’06

 

4°giorno

 

SAN GIMIGNANO - BIBBIANO – COLLE VAL D’ELSA – ABBADIA AD ISOLA – MONTERIGGIONI

 

Risveglio un po’ dolorante, dormire sul duro suolo non è il massimo, riavvolgere il materassino è un’impresa ardua ma alla fine ci riesco e velocemente preparo lo zaino e raggiungo gli altri fuori, trovo Alberto che mi aspetta e mi  chiede  come va il dolore, intanto Franco S., Innocente , Maria  e Federico stanno distribuendo i panini e gli yogurt, è divertente vedere l’agitazione di Franco. in questi momenti, sembra sempre arrabbiarsi ma poi gli passa velocemente e ride.

Come ogni mattina Monica legge la preghiera e ci avviamo al bar più vicino a fare colazione, la nostra invasione di primo mattino così numerosi crea un po’ di scompiglio tra i baristi e i soliti clienti ancora assonnati, mentre aspetto con alcuni nella via chi sta ancora terminando la colazione, Antonio M. mi parla della sua conoscenza del corpo (è fisioterapista), mi piace ascoltare la sua chiave di lettura anatomica, quando  tutti siamo pronti ci incamminiamo verso la Collegiata per la foto di gruppo sui gradini, Monica come al solito legge la preghiera che poi attacca sulla porta della chiesa  a testimonianza del nostro passaggio, partiamo con passo deciso e usciamo dall’antica porta San Giovanni in fila indiana, sorrido: sembriamo l’armata Brancaleone,  Giovanni mi passa vicino con portamento fiero, barba lunga e capelli al vento sembra un guerriero Vichingo, rallento il passo per gustarmi la scena, mi piace vedere questo gruppo numeroso  di pellegrini camminare lungo la strada in fila indiana ,il nostro passaggio ordinato e rispettoso  con lo stendardo in testa, suscita sempre un certo stupore negli abitanti dei luoghi che attraversiamo.

Al mattino partiamo sempre di buon passo, l’aria è fresca e noi siamo riposati e di buon umore, c’è chi parla, chi ascolta, chi riflette, Franco, Luciano e Monica  continuano la loro opera di  segnalazione, la strada è alberata e non troppo trafficata, dopo aver superato il paesino di Santa Lucia  lasciamo sulla destra un piccola cappella votiva e prendiamo una strada sterrata, il paesaggio è rilassante, mi guardo attorno e vedo Monica che parla al telefonino con il signor Caucci (il rettore ci segue quotidianamente da Perugia). Luciano controlla sul Gps quanta strada abbiamo percorso fin’ora, sorrido e mi sorge spontaneo il confronto con i pellegrini dei secoli scorsi, le loro difficoltà, le loro fatiche, i pericoli incontrati nel pellegrinare , mi chiedo quanto grande fosse la loro fede, essi affidavano tutto a Dio, la loro famiglia, la  casa, il lavoro e la vita stessa (alcuni persino morivano lungo il cammino) pur di raggiungere l’agoniata  meta, non c’è  paragone tra il  pellegrinare di quei tempi e quello di oggi, noi siamo attrezzati con tutti i comfort e la tecnologia, camminiamo comodi e sicuri nelle nostre calzature super ammortizzate e ci godiamo la natura che ci circonda senza nessun timore, direi che è più una vacanza  che un pellegrinare .

Proseguiamo superando Castignano, Colombaia, Melagrani e attraversiamo il torrente Foci, il percorso è bello e vario tra salite e discese, asfalto e sterrato ci fermiamo in un tratto di strada magnifico ricco di ginestre che emanano il loro profumo intenso. Quando siamo tutti riuniti Giovanni inizia a recitare il rosario e ringraziamo Dio per questo privilegio affidandogli nuovamente le nostre intenzioni.

Dopo aver pregato tutti assieme, un attimo prima di ripartire chiedo a Mario come mai ha appeso gli scarponi allo zaino, mi dice che gli fanno male i piedi e spera di camminare meglio con i sandali, anche Bruna cammina con difficoltà,le vesciche di ieri si fanno sentire, anch’io sono più dolorante  per guardarmi attorno devo girare su me stessa perché ho il collo bloccato.

Ripartiamo e passiamo Bibbiano dove una volta c’era un antico convento  ora c’è un agriturismo, attraversiamo Colle Val d’Elsa, è molto grazioso con il suo paese arroccato e circondato da mura, usciamo per la provinciale superando il fiume Elsa e attraversiamo una rotonda in mezzo alle macchine, gli automobilisti ci guardano stupiti chissà cosa pensano di noi!

Quando passiamo vicino alle case incontriamo sovente abitanti gentili che ci offrono acqua fresca, è un gesto che apprezziamo molto con il caldo che ci accompagna durante il giorno, è come una benedizione.

Trovato un posto tranquillo e ombreggiato (per fortuna gli alberi non mancano) facciamo sosta e ci mangiamo i nostri gustosi panini seduti a terra e finalmente ci liberiamo per un po’ dello zaino e qualcuno con sollievo anche delle scarpe, è proprio un bel momento!

Arrivati ad Abbadia a Isola, antico luogo di sosta per i pellegrini, visitiamo l’antica chiesa romanica sorta su un fazzoletto di terra emerso dalle acque che lambivano le  pendici di Monteriggioni, per questo fu denominata Isola. All’interno sull’altare ammiriamo un bel Polittico ligneo rappresentante la Madonna col bambino e i Santi Benedetto, Cirino, Donato e Giustina  del sec.1100, una bellissima Fonte Battesimale in marmo alabastrino  ed altri importanti affreschi.

Proseguiamo dritti su sterrato, Monica dice che siamo diretti a Rencine e dormiremo presso la casa parrocchiale a un chilometro circa da Monteriggioni, dove siamo ospitati stanotte, ma quando arriviamo nei pressi di alcuni binari non riusciamo più a trovare il sentiero e ci accorgiamo di non esserci tutti: mancano Mario, Lucia, Laura, Bruna, Luciano e altri pellegrini.

 

 

 

Intanto Marcello, Federico, Franco e altri cercano nel grande campo una traccia di sentiero, alla fine si decide di tornare sulla strada dove avevamo visto alcune case per chiedere informazioni, fortunatamente ritroviamo i nostri compagni, Mario è (giustamente) arrabbiato perché non li abbiamo aspettati poverini, sono costretti a camminare lentamente a causa dei dolori ai piedi.

Dopo aver ottenuto informazioni preziose da una signora torniamo sui binari e nascosto dalla vegetazione troviamo un piccolo arco di passaggio sotto la ferrovia, dobbiamo tagliare gli arbusti per passare e sbucare in un grande vigneto che costeggiamo, non riusciamo ancora a capire dove ci troviamo, Monica chiama Rodolfo e Chiara, siamo in un bosco senza indicazioni proseguiamo lentamente fino a quando finalmente sentiamo una macchina “Evviva è Chiara! Ci siamo!”, Ci indica la strada e ci saluta, deve tornare a Perugia per gli esami ci raggiungerà tra qualche giorno. Finalmente dopo tanto vagare arriviamo alla casa parrocchiale di Rencine sulla cima di una collina dalla quale si gode di un’ottima veduta.

Il posto è molto bello, abbiamo una casa a nostra disposizione, c’è una grande cucina, le camere sotto per gli uomini e sopra per le donne con letti a castello, siamo arrivati stanchi ma una bella doccia ci fa subito rinascere.

Come al solito c’è da aspettare il proprio turno per lavarsi, intanto siedo a terra nell’atrio con Lucia, Silvia e Vera che suggerisce a Silvia (insegnante di ginnastica) di farci vedere qualche esercizio di stretching per spalle e schiena, ci rilassiamo un po’ e nel frattempo si libera il bagno, ne approfitto subito per la doccia.

Prendo posto in camera  con Roberta, Anna, Maristella e Grazia, dopo il solito rituale del lavaggio dei panni miei e di Alberto, scendo a stenderli giù nel cortile dietro alla casa, assieme agli altri, da qui ammiro un panorama stupendo: distese infinite di  colline ordinatamente coltivate a cereali, ulivi, vigneti e zone boschive si sovrappongono dolcemente tra loro, il sole baciandole crea degli effetti d’ombra misteriosi, rimango estasiata da tanta bellezza!

Nello spiazzo esterno c’è un grande movimento, si portano fuori i tavoli per la cena; in un angolino Mauro, con dedizione e umanità, cura le vesciche ai piedi doloranti dei poveri pellegrini, Alberto e altre persone aiutano Maria in cucina, io contribuisco a preparare i tavoli, Grazia aiutata da Michele e Antonio coglie le more dai gelsi del cortile per il dessert, ognuno fa qualcosa, sembriamo tante “formichine laboriose”. Mentre aspetto la cena cerco di scrivere il mio “diario di cammino”, nel frattempo il sole sta tramontando e nell’osservare questo paesaggio incantato sento nel profondo del cuore una grande emozione, sento pungere gli occhi e ringrazio Dio per ciò che sto vivendo. Penso a coloro che ci chiedono se siamo matti a fare tutta questa strada a piedi e mi dispaccio per loro perchè non sanno quello che si perdono. È meraviglioso poter godere della natura camminandoci dentro, sentirla penetrare nella pelle e trarne un grande vigore  nonostante la stanchezza fisica, annusare i profumi della terra, ascoltare il canto degli uccelli, osservare la natura da vicino, essere finalmente “padroni del proprio tempo”, vivere fuori dagli schemi abituali e dai ritmi frenetici della vita di ogni giorno imbottigliati nel caos stradale, dentro a quelle scatole di ferro che non ci permettono di conoscerci, di relazionare tra di noi, di esprimere il nostro pensiero e scoprire la bellezza delle persone che ci camminano a fianco semplicemente dialogando con loro.

Gustiamo in buona armonia  l’ottima cena cucinata dai nostri bravissimi cuochi, bagnata da un fresco bicchiere di vino, ottime le more preparate da Grazia che ci ha servito anche del tè alle erbe, miscuglio fatto da lei (sorridendo penso: speriamo non ci avveleni), dopo cena Giovanni gentilmente si offre di farmi un massaggio per sciogliere la tensione che mi contrae il collo e la spalla, finalmente, dopo il dolore iniziale provo un po’ di sollievo!

Prima di andare a dormire raccolgo i panni asciutti, dietro la casa c’è buio pesto guardo verso il basso e distinguo le tantissime luci delle città in lontananza ,attorno a me una miriade di lucciole  che si confondono con le stelle del cielo rimango per un po’ a guardare questo spettacolo che non vedevo da quando ero bambina e penso:”Se qualcuno mi chiedesse qual è la giornata più bella fino ad oggi, non saprei cosa rispondere, sono tutte splendide!”.

Mi decido ad andare a dormire la stanchezza si fa sentire e molti sono già a letto.

 

 

 

19/06/’06

 

5° giorno

 

MONTERIGGIONI – UCCELLATTOIO – CASTELLO DELLA CHIOCCIOLA – PIAN DEL LAGO – SIENA

 

Dopo una buona colazione nel cortile, alle otto  arriva Don Doriano a salutarci,  è cordiale  e scambia con noi qualche battuta simpatica, ci invita a recitare il Padre Nostro tenendoci per mano e ci da la benedizione augurandoci buon cammino e buon arrivo a Roma. Zaino in spalla si parte, lasciamo questo bel posto scendendo tra  terreni ben coltivati, di fronte a noi, ben visibile,  Monteriggioni cintata dalle sue antiche mura dalle quali spiccano le quattordici torri quadrate poste tutte a distanza regolare, sembra di vedere una grande corona posata sulla sommità del colle. Non sono di buon umore mi sento tesa, ho sognato la mamma, è stato un sogno che mi ha lasciato un senso di angoscia, mi avvicino a Bruna  che vedendomi assorta mi chiede come va, le racconto del mio sogno e mi viene il nodo in gola, lei con molta delicatezza mi invita a liberarmi dalla tensione e mi chiede se mi fa piacere sentire la sua chiave di lettura del sogno, ascolto volentieri e lentamente sento diminuire la tensione, intanto  salendo dolcemente ci avviciniamo alle mura guardo le torri che mi  sembrano tante sentinelle a difendere la cittadina del nemico.

Monteriggioni, fu fondata dai Senesi nel duecento (circa) come avamposto militare contro Firenze, entriamo attraverso Porta San Giovanni ed ho l’impressione di fare un salto indietro nel passato, provo un senso di sicurezza all’interno di queste mura, il posto assomiglia ad un piccolo Forte è tutto molto curato, le case attorno sono in pietra  c’è un silenzio rispettoso, mi pervade un senso di pace mentre mi perdo a curiosare negli angoli di questo grazioso Borgo antico, intanto Alberto chiacchiera con gli altri pellegrini seduti sul muretto. Visitiamo la chiesa di Santa Maria Assunta, edificata tra il 1213 e il 1235 quando fu firmato un documento di pace tra i Fiorentini i Poggibonsesi e i Senesi, la facciata è in stile tardo romanico, l’interno è ad una sola navata, c’è un bel coro ligneo del XVI° secolo, due tabernacoli in marmo scolpiti con motivi rinascimentali, una bella campana in bronzo datata 1229, sopra l’altare un dipinto molto bello della Madonna del Rosario con Gesù Bambino tra i Santi senesi Domenico e Caterina, un grande crocifisso realizzato con l’assemblaggio di alcune parti: braccia, volto e tronco, che sono state lavorate separatamente.

Usciamo da Porta Sud Franca o Romea, scendiamo verso la via Cassia per riprendere la Via Francigena , Franco ogni tanto esclama simpaticamente con orgoglio “Com’è bella la Toscana!”, Il percorso si presenta anche oggi piacevole e rilassante tra le dolci colline senesi, ma per chi ha male ai piedi è comunque una sofferenza, Bruna è tra questi ma non vuole salire sul furgone con Rodolfo, domani deve rientrare a casa e non vuole perdere il suo ultimo giorno di cammino, mi dispiace per la sua sofferenza e la capisco, neanche  io rinuncerei a camminare per non  perdere questi bei momenti.

Ci fermiamo ad aspettare tutti, Giovanni inizia a leggere i Misteri, recitiamo il Rosario continuando lentamente il cammino immersi nella quiete di questi paesaggi splendidi tra fiori multicolori, grandi coltivazioni di grano ed erba medica, vigneti e ulivi, noto un curioso effetto ottico tra questi avallamenti, sembra non esistano né strade né macchine , come se fossimo fuori dal mondo moderno, solo noi unici abitanti di questi luoghi meravigliosi, noi privilegiati nell’essere qui e goderci la bellezza del Creato, lo sguardo spazia a 360°, ogni tanto si vede qua e là un casolare abbandonato. É bello ciò che succede camminando assieme alla Confraternita, si crea l’occasione di relazionare un po’ con tutti, prima con uno poi con l’altro a seconda del passo con cui si procede, parlare, ascoltare , conoscersi, è un modo per arricchirsi di nuove conoscenze attraverso le esperienze degli altri, sono contenta perché anche Alberto oramai si è inserito bene, parla un po’ con tutti durante il giorno, in particolare con Gianfranco, Gigi, Mauro e Franco. Il gruppo è ben amalgamato c’è una bella armonia mi sento proprio a mio  agio, Mario mi  racconta della sua passione, è  un “artista di strada”, cerca di trasmettere ai bambini i giochi della nostra infanzia usando oggetti semplici e dimenticati, ascolto affascinata l’entusiasmo e la gioia che trasmette mentre racconta. Parlo a lungo con Lucia M. è simpatica e brillante, è piacevole conversare con lei.

Superiamo una casa semi abbandonata dell’uccellatoio e troviamo un recinto ovale con  cavalli stupendi, li ammiro incantata  mi avvicino al recinto e riesco ad accarezzarne uno maculato grigio e nero, procediamo fino ad un bivio dove ci sono delle querce maestose, superiamo una grande casa colonica “La Cerbaia” e piu’ avanti entriamo in un fresco bosco (ci voleva), continuiamo su strada sterrata passando davanti al Castello della Chiocciola, Marcello con le sue lunghe gambe e l’andatura dinoccolata ci sorpassa allegramente con una  battuta spiritosa, è sempre di buon umore. Lungo il percorso ci sono molte piante di fichi d’india con fiori gialli e altri fiori variopinti, mi viene voglia di raccoglierne un mazzolino per la nostra brava e instancabile cuoca Maria, arriviamo a Pian del Lago. Verso le due attraversiamo Porta Camollia ed entriamo a Siena, bellissimo l’accesso alla piazza a forma di conchiglia, scendiamo verso il centro e ammiriamo la splendida Fonte Gaia, la piazza è piena di gente seduta a terra rilassata, raggiungiamo il convento delle suore Benedettine che ci ospitano per questa notte, non essendoci letti per tutti io, Silvia e Anna decidiamo di dormire nel corridoio sui materassi recuperati dagli uomini al piano superiore, il convento sembra un labirinto.

Dopo i soliti rituali, con Alberto e altri pellegrini visitiamo la città, Monica suggerisce di passare alla chiesa di San Giacomo nella Contrada della Torre dove il parroco ci accoglie con simpatia ci fa vedere una bella  riproduzione della Madonna Nera di Czestochowa e ci racconta la storia del Palio. Passeggiando tra le viuzze noto due giovani sbandieratori che si allenano, mi attrae il fruscio delle bandiere che vibrano nell’aria e resto affascinata dall’intensità del loro sguardo d’intesa nel sincronizzare i movimenti. Aarriviamo al Duomo, purtroppo  la facciata è ricoperta da una gigantesca riproduzione su tela  perché stanno facendo manutenzione e vi sono le impalcature. Renzo U. esibisce le Credenziali all’ingresso facendoci entrare gratis, l’interno è splendido: le pareti in marmo a fasce bianche e nere, il pavimento  diviso in riquadri con scene sacre e profane, Bruna ci fa da guida spiegando le scene rappresentate e le altre opere d’arte. Questa sera ci concediamo di cenare in pizzeria, siamo al tavolo con Paolo, Federico, Innocente e Rodolfo, chiacchierando la serata trascorre piacevolmente e ci conosciamo meglio. Rientrando al convento girovaghiamo un po’ per le stradine di questa splendida città apprezzando il suo fascino notturno  l’effetto è semplicemente incantevole!

 

 

 

20/06/’06

 

6°giorno     km 25,3

 

SIENA - ISOLA D’ARBIA - GRANCIA DI CUNA – QUINCIANO - PONTE D’ ARBIA

 

Dopo aver partecipato alle lodi mattutine cantate dalle suore e dopo aver fatto una buona colazione, salutiamo Bruna che torna a casa (mi commuovo abbracciandola). Usciamo da Porta Romana e scendiamo una piccola rampa di scale raggiungendo in breve la strada di Certosa, fortunatamente tranquilla e panoramica, poi prendiamo uno sterrato polveroso tra numerosi avvallamenti noto che lo scenario è diverso da ieri: le colline Senesi sono meno boschive, mi ricordano la Castiglia sul Cammino di Santiago, il colore ocra del grano maturo  crea un bel contrasto con il verde brillante dell’erba medica coltivata qua e là. Mentre scendiamo a ventaglio da una collina priva di traccia, ho l’impressione di rivivere l’invasione dei Barbari, ci manca solo il costume, sorrido divertita pensando alla scena.

Dopo aver attraversato il Borgo Vecchio procediamo su un percorso vecchio e abbandonato che però ha un suo fascino particolare, sento il fruscio del nostro passaggio tra l’erba alta e il frinire delle cicale .

Camminiamo sotto il sole trovando ogni tanto degli alberi con frutta selvatica, Grazia la assaggia e dice che è ottima, ne approfitto per dissetarmi, a Grancia di Cuna, antico complesso agricolo fortificato che un  tempo fungeva da  granaio di raccolta di queste terre, io e Grazia parliamo con una signora del posto, ci racconta che oramai sono rimasti in pochi a vivere in questo piccolo borgo molto carino.

Usciamo dalla Porta Sud poco più avanti troviamo la trecentesca chiesa di San Jacopo dove c’è un antico affresco del “miracolo del pellegrino impiccato”.

Procediamo lentamente recitando il rosario letto da Giovanni, finite le preghiere Franco.A. con il suo bel vocione intona “Laudato sii Signore mio”, gli facciamo eco, cantando con gioia  assaporiamo ciò che stiamo vivendo.

A San Quinciano c’è un’antica chiesetta nascosta tra gli alberi, qualcuno riesce a farsi aprire dall’anziana custode che gentilmente ci permette di visitarla, approfittiamo dell’ombra per mangiare il panino al fresco così mangia anche il cane affamato della custode, ognuno gli lancia dei pezzi di pane. Mi stupisco sempre della capacità di Giovanni e Michele di addormentarsi rapidamente in ogni posto dove ci fermiamo.

Riprendiamo il cammino e costeggiamo un tratto di ferrovia sotto il sole cocente, ci accorgiamo di non esserci tutti allora rallentiamo il passo per aspettare chi è rimasto indietro, ci raggiunge qualcuno dicendo che Antonio e Paolo sono in difficoltà non si sentono bene, ci sediamo a terra in un campo di girasoli ancora chiusi cercando un po’ d’ombra mentre aspettiamo, siamo in contatto telefonico per sapere lo sviluppo della situazione e rivaluto l’utilità della tecnologia in questo caso, per fortuna dopo un po’ i nostri amici ci raggiungono e riprendiamo il cammino. Parliamo con Innocente e Federico , nei pressi di una stazione dismessa troviamo dei gelsi ricchi di more nere e dolcissime, ci attacchiamo ai rami  e facciamo una scorpacciata sporcandoci le mani come bambini.

Dopo aver attraversato il ponte sul fiume Arbia siamo giunti finalmente tutti accaldati al Centro Gresti che si trova proprio sulla Cassia, ci armiamo di pazienza per la doccia fredda, alcuni si lavano alla fontana sulla strada,  mentre Alberto va con Franco S. e altri a fare la spesa cerco di rilassarmi scrivendo gli appunti sul prato dietro al rifugio, parlo un po’con Paolo mi sembra molto affaticato, dice che non se la sente di dormire al suolo andrà in pensione per stanotte ,concordo con lui, è stata una giornata faticosa per tutti, comprese Elisa e Linda che iniziano oggi il loro cammino.

Il centro ha una bella cucina dove c’è un grande fermento, Maria è una brava organizzatrice distribuisce i compiti a chi collabora con lei, Alberto  è apprezzato come aiuto cuoco e questo gli fa piacere, sono contenta di vederlo a suo agio.

Ottima e abbondante la cena preparata dai pellegrini-cuochi, Gianfranco e Gigi ci tengono il posto al tavolo assieme a Carlo, Vera, Mario, Liliana e Lucia ceniamo in allegra compagnia e percepisco un intreccio di sensazioni positive: simpatia, amicizia, voglia di conoscersi, di scoprire le ricchezze nel vissuto di chi ti sta accanto, è divertente l’allegria infantile di Mario e lo stupore di Gianfranco nell’ascoltare le molteplici esperienze di vita di Carlo, raccontate con quel suo accento toscano che lo rende così simpatico!

Luciano è tornato da Firenze con la macchina piena di angurie, così festeggiamo il compleanno di Giovanni C. facendogli soffiare le candeline sull’anguria tagliata a metà,.Mario realizza un fantasioso gioco di fuochi artificiali coinvolgendoci tutti. Rientro al rifugio, ammiro il cielo pieno di stelle e di lucciole e sento Alberto raccontare barzellette suscitando allegre risate.

Ripenso alla giornata trascorsa e sono contenta, mi piace lo scambio di opinioni e confidenze lungo il cammino, è il modo migliore per conoscerci, anche questo è il bello del pellegrinare.


21/06/’06

 

7°giorno     km16,1

 

PONTE D’ARBIA – BUONCONVENTO – TORRENIERI - S. QUIRICO

 

Notte tormentata dal rumore dei Tir che passano velocissimi sulla Cassia, riuscire a dormire è un impresa quasi impossibile, quando riesco ad addormentarmi un tonfo sordo mi sveglia di soprassalto, la Bibbia che Daniele ha messo sul davanzale per tenere la finestra un po’ aperta è caduta ai suoi piedi.

Finalmente l’alba, comincia il fruscio di chi si alza per primo, mi alzo ammaccata e dolorante, il pavimento è duro nonostante il materassino.

Una buona colazione all’aperto aiuta a recuperare un po’ di energia per iniziare la giornata, fortunatamente oggi il percorso non è molto lungo.

Partiamo ritornando verso la ferrovia, dopo aver attraversato l’Ombrone entriamo a Buonconvento e proseguiamo sulla Cassia, davanti a noi Bruno con lo stendardo alto e fiero ci fa strada .

Camminiamo in fila indiana tra le bellissime spaziose colline senesi, ogni tanto in lontananza si profilano dei pioppi e sembrano persone che camminano parallele a noi,lungo il sentiero raccolgo degli aculei d’istrice che mi incuriosiscono, mi piacerebbe vederne uno!

Costeggiamo campi immensi di erba medica dove spunta un albero solitario con una croce a fianco. A Torrenieri, la strada passa davanti ad una cantina dove il proprietario ci accoglie con simpatia e ci offre dell’ottimo vino di Montalcino (forse non immaginava fossimo tanti), mentre i fratelli  pellegrini assaggiano il buon vino, parlo con Antonio dei suoi bambini che gli mancano un po’.

Il gruppo si ricompatta e ripartiamo tra saluti e ringraziamenti per l’ottima bevuta, camminiamo chiacchierando, c’è una certa allegria mi sembra che il vino faccia effetto.

Più avanti visitiamo la chiesa di Santa Maria Maddalena con dei bei affreschi, questa sosta ha il potere di rigenerarci (le chiese sono sempre fresche), uscendo resto colpita da un bellissimo disegno di Cristo appeso alla porta,sul   quale leggo:

 

IL PANE CHE A VOI SOPRAVVANZA È IL PANE DELL’AFFAMATO;

LA TUNICA APPESA AL VOSTRO ARMADIO, È LA TUNICA DI COLUI CHE È NUDO;

LE SCARPE CHE VOI NON PORTATE ,SONO LE SCARPE DI CHI È SCALZO;

IL DENARO CHE TENETE NASCOSTO È IL DENARO DEL POVERO;

LE OPERE DI CARITÀ CHE VOI NON COMPITE, SONO ALTRETTANTE INGIUSTIZIE CHE VOI COMMETTETE.”

 

Sento un certo disagio mentre leggo, penso ai miei vestiti  appesi nell’armadio e alle scarpe in più nella scarpiera e sono d’accordo con chi ha scritto questa riflessione, “pellegrinare” infatti aiuta a capire l’essenzialità degli indumenti parchè il bagaglio è ridotto al minimo per via del peso sulle spalle, i pochi indumenti che abbiamo con noi sono sufficienti, e penso a chi non ne ha.

Mi fa riflettere a lungo quella scritta. Riprendiamo il cammino tra i campi leggermente in salita e arriviamo in breve alle mura di cinta, ma dobbiamo salire ancora, chissà perché la meta è sempre alla fine di una salita faticosa? Questo borgo di origine Etrusca è molto bello, posto sulla collina che divide Valle dell’Asso da Val D’Orcia, la sua struttura urbanistica medioevale  testimonia la sua antica importanza, attorno al 712 ci fu una contesa fra la diocesi di Siena e quella di Arezzo, risolta nel 1220 da Papa Onorio che aggiudicò la Pieve al Vescovo Martino di Arezzo. Situato in una particolare posizione geografica e attraversato dalla Via Francigena, fu per molto tempo luogo di passaggio di eserciti, imperatori, Papi e uomini illustri.

Veniamo ospitati in due luoghi diversi, io trovo posto vicino alla Collegiata che ha un bellissimo portale romanico, stanno facendo degli scavi attorno e sui gradini c’è un “piccolo teschio”, chissà da quante centinaia di anni stava là sotto, sarà stato di un neonato? Mi stupisco che sia stato lasciato lì incustodito. Alberto alloggia da un’altra parte, nel centro parrocchiale. Mentre attendo il turno della tanto bramata doccia, chiedo a Vera se mi presta il suo specchio, lei con una simpatia unica mi risponde: “Te lo do volentieri perché con me non funziona più!” e scoppia in una risata, poi mi racconta della sua recente esperienza con la malattia, Marcello disteso nel letto a castello sopra a Vera sembra dormire, invece interviene raccontando anch’egli la sua storia, scopro così due persone ammirevoli che dietro l’apparenza di buontemponi nascondono una enorme forza d’animo e un’eccezionale voglia di vivere. Maria seduta  vicino a noi si massaggia una caviglia dolorante, dice che se l’è storta lungo il percorso.

Dopo le solite operazioni di bucato e un po’ di riposo, Marcello che conosce bene il posto, si offre come Cicerone e mi accompagna a visitare gli Horti Leonini situati tra le mura castellane e la piazza principale, con le aiuole perfettamente geometriche e i folti alberi secolari, dal retro dei quali si accede al piano alto da dove possiamo ammirare lo splendido panorama della Valle D’Orcia, la strada che abbiamo percorso ,Radicofani  e il Monte Amiata sullo sfondo, è veramente un colpo d’occhio! Visitiamo l’Ospedale della Scala e altri angoli bellissimi di questa suggestiva cittadina.

Partecipiamo alla messa e rimaniamo un po’ delusi dall’indifferenza del parroco don Gianni che ci ha quasi ignorati.

Al centro parrocchiale dove Alberto con altri pellegrini hanno preparato il pasto, c’è un pellegrino francese: Vittorio incontrato ieri da Luciano, mangia con noi nella  grande sala l’ottima cena, alla fine ci diamo da fare per lavare i piatti e rimettere in ordine il posto, ognuno fa qualcosa. A letto ripenso alla giornata trascorsa,  dopo il rosario anche oggi Franco ha intonato il Laudato e tutti abbiamo cantato con gioia. Continua la quotidiana segnlazione della V.F. da parte di Monica, Luciano e Franco, ringrazio Dio per il clima di fraternità che si è creato e mi addormento serena.


 22/06/’06

 

8°giorno     km 28,5

 

SAN QUIRICO – VIGNONI ALTO – BAGNO VIGNONI – GALLINA - LE BRICCOLE – RICORSI - RADICOFANI

 

Sono quasi le sette, questa mattina sono l’ultima ad uscire dal dormitorio, raggiungo velocemente il gruppo davanti alla Collegiata in attesa della preghiera e dopo che Monica l’ha letta ci incamminiamo lungo la via centrale verso Porta Romana, Bruno con lo stendardo ben visibile al centro dell’arcata merita una foto suggestiva, usciamo dalla porta scendendo piacevolmente verso valle. Tra cespugli di ginestre profumate e folti alberi s’intravede un piccolo nucleo di case: Vignoni Alto, di lato spicca ben visibile la torre del Cassaro, sullo sfondo avvolti dal cielo grigio il monte Amiata e più in là Radicofani che sembra molto lontano da raggiungere a piedi!

Arrivati al bivio decidiamo di deviare a destra per vedere la piazza d’acqua di Bagno Vignoni ,è davvero bella circondata dal muretto ricoperto a tratti dalla rosa canina, tutto è piacevolmente curato e l’acqua termale fa venir voglia di fare un bagno.

Riprendiamo il cammino, a Gallina ci fermiamo a far colazione scende qualche goccia, speriamo non piova e se pioverà pazienza, i campi ne hanno bisogno, nel bar c’è uno “strano macchinario”,alcuni abitanti mi dicono che serve per tritare il ghiaccio, è una vecchia macchina per fare il gelato ,c’è anche una bella e particolare stufa in ottone.

Il cammino dopo il paese, si apre tra distese ondulate di cereali maturi di un bel colore dorato, lo sguardo spazia lontano e provo una sensazione di pace e libertà, in lontananza qualche casolare abbandonato e qua e là filari di cipressi rendono il paesaggio una cartolina, Franco sembra interpretare il mio stupore e con il suo vocione esclama soddisfatto: “Com’è bella la Toscana !”. Cammino assorta nei miei pensieri ascoltando il rumore ovattato dei nostri passi e il vocio dei miei compagni di strada, sono felice di vivere questa esperienza di gruppo e di vedere mio marito completamente a suo agio, è un’esperienza totalmente diversa da i due Camini di Santiago fatti da soli, è più ricca di emozioni e sensazioni piacevoli, a volte non riesco a trovare il tempo per scrivere gli appunti di viaggio perché è quasi impossibile rimanere da sola.

Arriviamo a Briccole camminando sulla strada Regia romana dove c’era un antico e importante ospizio, a Ricorsi vediamo il ponte medievale e la stazione di posta, giungiamo sulla vecchia Cassia vicino ad una casa cantoniera, qualcuno dice che siamo a metà del nostro pellegrinaggio, la strada è tranquilla in leggera salita attorno a noi campi d’orzo con il loro colore argenteo e altre coltivazioni verdi, la vastità che ci circonda e il silenzio creano l’atmosfera giusta per iniziare il rosario ,procediamo lentamente pregando per le intenzioni espresse da qualcuno e per quelle persone che ci hanno chiesto di ricordarle. Cammino chiacchierando con Lucia e arriviamo sulla strada per Radicofani,davanti a noi si erge la maestosa rocca di Ghino di Tacco che domina la vallata, inizia  la salita che prosegue per circa otto km , la fila si allunga per la fatica,decidiamo di allungare il passo cercando un po’ d’ombra per mangiare, finalmente vediamo delle piante sul ciglio della strada e decidiamo di fermarci ,alcuni si siedono sul guardrail altri a terra sul bordo della strada, divoriamo il panino velocemente, alcune macchine ci passano accanto e i passeggeri ci guardano incuriositi, meglio riprendere il cammino. Alberto è tra i primi ad arrivare all’ indicazione della nostra meta e si ferma ad aspettarci, con noi arriva un camioncino di muratori che ci rivolgono delle frasi in dialetto, non capisco ma dalla reazione di mio marito intuisco che dicono qualcosa di volgare, lo vedo avvicinarsi a loro con aria minacciosa e rispondergli per le rime, questi tacciono e ripartono, intanto ci siamo riuniti e percorriamo l’ultimo tratto di salita, entriamo in paese tutti insieme fermandoci alla fontana del parco, sembra quasi che non bevessimo da giorni, con questo caldo la sete si fa sentire. Attraversiamo il paese camminando sulla lastricata via centrale in discesa fino alla palestra della scuola dove alloggieremo,il sole picchia forte sulle nostre teste, per fortuna nella palestra c’è molto spazio, io e Alberto ci mettiamo nel corridoio (abbiamo la finestra con panorama) vicino all’entrata prende posto Vittorio con il suo grande zaino, ha deciso di unirsi a noi per arrivare a Roma insieme. Dopo la doccia e un po’di riposo siamo pronti per la messa nella chiesa di S.Pietro.

Don Elia ci spiega che questa sera si replica la processione di Corpus Domini, è un’antica tradizione per dare la possibilità di parteciparvi ai paesani che lavorano lontano, la chiesa è piena di gente molti sono vestiti in costume e portano il baldacchino accompagnando il prete, seguono i gonfaloni portati da due file di donne divise in due gruppi, da una parte vestite di chiaro dall’altra vestite di scuro,anche il buon Bruno porta con orgoglio il nostro stendardo, seguiamo la processione lungo le viuzze del centro cantando in latino, l’odore d’incenso si diffonde nell’aria e provo una certa emozione, tutto ciò mi ricorda la mia infanzia, facciamo sosta alla chiesa di S .Agata dove c’è una bella Pala  di Andrea della Robbia, continuiamo a cantare tornando alla chiesa parrocchiale. Finita la messa Don Elia che è un gran sostenitore della V.F. ci parla degli affreschi su ceramiche di Luca e Andrea della Robbia, accompagnandoci sul sagrato ci parla della rocca rifatta e delle problematiche della zona, ci sediamo sui gradini aspettando pazientemente che esaurisca gli argomenti.

Questa sera Monica ci premia con un’ottima cena al ristorante in compagnia di Don Elia e la perpetua, la compagnia è allegra il vino fresco e frizzante va giù che è un piacere e le risate si propagano tra le tavolate, trascorriamo una piacevolissima serata, all’uscita l’aria è fresca, ritorniamo in gruppo e parlo con Antonio Tong, ho il piacere di scoprire la sua simpatica ironia, (pensare che mi sembrava scontroso), il cielo è tempestato di stelle, assaporo la quiete e il senso di beatitudine che mi pervade, le lucciole attorno a noi sembrano indicarci la via.


23/06/’06

 

9°giorno     km 24

 

RADICOFANI - PONTE A RIGO – CENTENO - ACQUAPENDENTE

 

Sveglia all’alba come al solito, fermento nei bagni, qualcuno si ostina a voler dormire, impresa impossibile con il continuo movimento che c’è, colazione veloce sui gradini della palestra, tutti in piedi per la preghiera ,partiamo silenziosi e un po’ assonnati, ammiro sotto di noi la vallata ci lasciamo alle spalle la rocca che sembra osservare i nostri passi, durante il rosario Monica su richiesta di Vittorio ci invita a pregare per suo figlio Sebastian perché “possa giungere alla casa del Padre”. Rimango perplessa e mi chiedo come possa un genitore allontanarsi da un figlio morente per andare in pellegrinaggio, ma mi rispondo che sicuramente avrà i suoi motivi e forse la fede che lo spinge è talmente forte da dargli la speranza di poter aiutare suo figlio in qualche modo. In realtà più avanti avrò una risposta a questa mia domanda.

Continuiamo a camminare su una larga strada bianca polverosa, chissà da quanto tempo non piove, mi avvicino a Liliana e parliamo dei nostri figli, poi mi racconta della bella esperienza fatta assieme al marito come ospitaleri a S.Nicolas, sul Camino di Santiago, vicino a noi Maria emette un gemito e si siede a terra, si è storta nuovamente la caviglia, Giovanni la massaggia prontamente con le sue creme, fortunatamente non lontano c’è Rodolfo con il furgone che arriva velocemente, a malincuore Maria sale, il dolore è forte, meglio non camminare. Attorno a noi spazi sconfinati in dolce discesa enormi campi di girasoli fioriti stupendi. A Ponte a Rigo riprendiamo la Cassia medievale, Grazia mi fa notare che l’ambiente attorno a noi è cambiato, i luoghi sono più trascurati, secondo lei siamo in Lazio. Il cammino si alterna su strade campestri, attraversiamo il ponte sul torrente Alvella passiamo per Centeno proseguendo fino a Ponte Gregoriano, giunti ad una fontana prendiamo ancora la vecchia Via Cassia leggermente in salita e sotto il sole cocente arriviamo alle porte di Acquapendente, girano voci che non ci sono letti per tutti al convento, decidiamo con altri pellegrini di fermarci all’albergo prima di entrare in città .

Che bello una camera con bagno, non dobbiamo fare la fila per la doccia! Dopo il meritato riposo saliamo in città per raggiungere il resto del gruppo, prendiamo la ripida stradina che porta al convento, lungo il muro di cinta sul lato destro tanto qua e la ci sono appese delle belle ceramiche rappresentanti le tappe del Via Crucis. Il convento è un po’ decadente all’interno c’è un chiostro con una fonte al centro dove sono state messe delle angurie nell’acqua fredda, in cucina c’è un po’ di caos, Maria si sta già dando da fare per la cena, Alberto le si affianca ed io mi avvicino a Vittorio per aiutarlo a curare i fagiolini, gli chiedo come si trova tra noi, risponde che è contento di proseguire fino a Roma con noi, poi mi racconta la sua storia dolorosa, lo smarrimento e la disperazione dopo la tragica morte di suo figlio avvenuta dieci anni fa (purtroppo si è tolto la vita a soli ventiquattro anni),la grave malattia che poi l’ha colpito alla testa e costretto in carrozzina, la sua grande forza di volontà nel reagire a tutto questo, il forte desiderio di pellegrinare per trovare un senso alla vita, dice che camminando per le strade verso mete religiose ha la sensazione di stare insieme a Sebastian, pensa che lui stia ancora “vagando” in cerca di pace. Provo una grande pena per Vittorio (credo che la perdita di un figlio sia la “prova” più dura da superare per un genitore), ma provo anche una certa ammirazione per la sua forza di volontà e il coraggio che dimostra lottando contro le avversità della vita.

Sistemiamo i tavoli e apparecchiamo per cenare, la fame non manca mai come pure l’allegria, oggi Silvia compie trent’anni (come la nostra Manuela) a sorpresa spuntano fuori dei filoni di pane e “Nutella” con le candeline e lo spumante, facciamo festa e brindiamo alla sua giovane età, poi nel prato seduti in cerchio ci godiamo il fresco ammirando la magia del tramonto che ci riserva attimi incantevoli, la serata prosegue allegramente con uno spettacolo improvvisato da Mario che ci coinvolge tutti facendoci tornare bambini giocosi e ridenti, la sua fantasia è sorprendente, mentre mangiamo l’anguria  Mario e Vittorio cantano una canzone in dialetto Valdostano, è il turno di Alberto che  canta una serenata veneziana poi Lucia canta “La porti un bacione a Firenze”, sembra il “festival dei canti regionali”, concludono cantando tutti assieme. È piacevole la discesa per la stradina, l’aria fresca della notte ci accarezza, il cielo buio sembra tempestato di diamanti, ci accompagna il canto dei grilli, le lucciole ci ballano attorno, cosa si può desiderare di più dalla vita ?

 

 

 

24/06/‘06

 

10° giorno    km

 

ACQUAPENDENTE-S. LORENZO NUOVO-BOLSENA

 

Inizia male questa giornata: mentre facciamo colazione all’albergo, arriva Liliana stravolta, ha appena ricevuto dalla figlia la triste notizia della morte improvvisa di sua sorella, cala tra noi un velo di tristezza, “come cambia in fretta la vita”, mi sento particolarmente vicina a Liliana, so bene ciò che si prova nel ricevere una notizia così imprevedibile, l’ho provato anch’io sei anni fa con mia sorella, resti stordita non riesci a realizzare questa nuova e terribile realtà, l’abbraccio senza parlare (le parole non hanno senso in questo momento).

Ci riuniamo con gli altri davanti alla chiesa del S.Sepolcro, partecipi al dolore di Liliana uno alla volta la salutiamo, Rodolfo l’accompagna al treno, dispiace a tutti lasciare la nostra compagna per un motivo così triste, fino a ieri ci sembrava di vivere un po’ fuori dalla realtà in uno stato di grazia, ora siamo costretti a tornare con i piedi per terra.

La preghiera letta da Monica sembra proprio adatta alla circostanza, iniziamo il nostro cammino sull’asfalto della V.Francigena per un breve tratto, prendiamo poi un sentiero in mezzo a campi di patate, granturco e soia irrigati da grandi getti d’acqua, il terreno fresco rende piacevole il percorso, procediamo di buon passo con Alberto e Gigi, che cita dei versi di Garcia Lorca, mi piace ascoltarlo dev’essere molto colto parla con semplicità di tanti argomenti.

Arriviamo a San Lorenzo Nuovo e ci fermiamo alla sua bella fontana a rinfrescarci e rifornirci di acqua, le strade sono piene di gente (è giorno di mercato), qualcuno ci guarda come fossimo degli extraterrestri, qualche altro coraggioso ci chiede chi siamo e dove andiamo. Una volta dissetati ripartiamo e finalmente vediamo il Lago di Bolsena, il panorama è molto bello da qui peccato ci sia foschia e non si possa vedere nitidamente l’isoletta che sta in mezzo al lago, camminiamo su un crinale costeggiando il lago sotto di noi sulla destra, ci inoltriamo su terreni aridi e polverosi sotto un sole cocente, siamo già a corto di acqua ma la provvidenza ci viene in aiuto, in mezzo ad un campo c’è una casa in costruzione con un rubinetto, Bruno va a vedere se ci regalano un po’ d’acqua, non c’è nessuno riempiamo le boracce e ringraziamo Dio e il proprietario della casa, Lucia dice che questa sarà una casa benedetta per il servizio che ha dato, più avanti troviamo finalmente degli alberi e iniziamo il rosario la nostra preghiera è per Liliana e sua sorella, altre intenzioni si aggiungono come ogni giorno. Lungo la strada tranquilla parlo un po’ di montagna con Giovanni C. e scopro che ha una vera passione per le scalate, dice che i suoi figli hanno fatto delle grandi imprese scalando montagne altissime, chiacchierando arriviamo alla rocca medievale ed entriamo a Bolsena bellissima cittadina le cui origini risalgono al III sec. epoca delle incursioni Longobarde, molti scavi archeologici hanno riportato alla luce numerosi resti a testimonianza del tempo passato. Qui ci accoglie un’aria di festa, sui muri delle case sventolano bandiere con stemmi diversi, ci accompagna una piacevole brezza, scendiamo lungo una viuzza e ci dirigiamo al convento del SS. Sacramento dove ci aspetta Maria indaffarata a soddisfare le richieste di tutti (poverina), noi troviamo una stanza da quattro e ci sistemiamo con Gianfranco e Gigi. La doccia sembra miracolosa per togliere la stanchezza.

Con Alberto andiamo in riva al lago percorrendo un viale alberato con grandissime aiuole traboccanti di splendide ortensie azzurre resto affascinata. Quando torniamo al convento Maria distribuisce i compiti ai suoi aiutanti compreso Alberto che oramai fa parte dello staff, una parte del gruppo vuole visitare la Collegiata di S.Cristina e le Catacombe, mi unisco a loro ed entriamo in chiesa, è molto bella, stanno ancora scoprendo degli affreschi che erano stati nascosti da pareti della calce, nel corso dei secoli la basilica ha subito varie modifiche, è a croce latina di età medievale a tre navate, c’è  la Cappella Nuova del Miracolo edificata a partire dal 1693. La Grotta  di S. Cristina con la tomba dove sono custoditi i resti del suo corpo è del1 IV/V sec. In una nicchia ai piedi dell’altare c’è un masso sul quale sono impresse piccole impronte di piedi, scendiamo a visitare le Catacombe quaggiù c’è buio e fa freddo, provo una certa inquietudine guardando quell’infinità di scavi nelle pareti e penso a tutti i morti che sono stati sepolti secoli fa, mi sembra quasi di violare il loro riposo anche se le tombe sono ormai vuote.

La cena nel cortile del convento è allegra, come al solito è il momento più piacevole perché siamo tutti insieme a scambiarci le impressioni della giornata; dopo aver aiutato a riordinare e ripulire, Antonio gentilmente si offre di farmi un massaggio alla spalla che purtroppo mi duole ancora parecchio.


25/06/’06

 

11°giorno     km 32,6

 

BOLSENA – MONTEFIASCONE - VITERBO

 

Quando usciamo dal convento la temperatura è ideale per camminare,ci avviamo verso le indicazioni della V.F. per prendere poi la Via Cassia e dirigerci verso il bosco di Turona il percorso è misto tra asfalto e sterrato, entriamo nel bosco accompagnati dal suono dell’acqua che scorre sotto di noi in un piccolo torrente, sembra un canto soave, cerchiamo tra gli alberi il passaggio di un sentiero in discesa per attraversarlo, guardo i miei compagni che attraversano con un po’ di difficoltà sapendo che sarà lo stesso anche per me, sorrido e penso ai nostri predecessori certamente più abituati di noi a questi passaggi e sicuramente meno impacciati, risaliamo tra arbusti e cespugli in un tratto di bosco selvaggio, la natura ci avvolge con i suoi profumi di piante e terra altri campi di girasoli fioriti, non ne avevo mai visti così tanti assieme sono splendidi, sembra un quadro di Van Gog!

Continuiamo a camminare mentre davanti a noi si intravede anche oggi il lago di Bolsena, troviamo un’edicola che indica il percorso della V.F. a nord di Montefiascone, ci sono le foto del basolato romano sull’antica Cassia, di cui parla Monica, che dovremo calpestare tra poco. Penso alla fatica di  quei poveri uomini nel trasportare quei sassi pesanti, per costruire le strade dove  marciavano gli eserciti armati di scudi e spade per combattere le loro battaglie. Mi consola pensare alle migliaia di pellegrini che nei secoli hanno camminato su questi sassi con timore e umiltà portando nel cuore desideri di giustizia ,di grazia, di amore e di pace, ora sono i nostri passi che calpestano queste nobili pietre che ci indicano la Via sulle orme di San Pietro.

A Montefiascone visitiamo la chiesa di San Flaviano del XII sec mi piace la semplicità delle chiese medievali e il senso di protezione che provo al loro interno mi infonde sicurezza, un attimo di raccoglimento per ringraziare Dio e il cammino procede, tra i campi ritroviamo un altro bel tratto di basolato il posto ideale per recitare il rosario. Il sole oramai picchia forte, l’acqua scarseggia e il caldo sta diventando insopportabile procediamo silenziosi con passo pesante su strade polverose, finalmente troviamo una fonte l’acqua puzza di zolfo ma la sete è tanta (piuttosto di niente mi tapperò il naso), cerchiamo un po’ di ombra per mangiare il panino troviamo solo degli alberelli ma ci fermiamo lo stesso, ci togliamo anche le scarpe per dare un po’ di sollievo ai nostri poveri piedi, oggi fa più caldo degli altri giorni. Riprendiamo a camminare tra distese di cereali bruciati dal sole la luce è accecante, sotto l’unico albero ci sono sette otto pecore che cercano di ripararsi dal sole poverine, il passo diventa sempre più lento Alberto è avanti tra i primi, cammino a fianco ad Arnaldo che ha ancora fiato per parlare di sua moglie e della sua nipotina, mi incoraggia a procedere quando gli dico che non ce la faccio più, ad un certo punto vediamo delle macchine parcheggiate ,penso ci sia un bar invece ci troviamo davanti una vasca termale, alcuni di noi entrano tra gli sguardi infastiditi dei presenti anch’io faccio un pensierino ma quando sento che l’acqua è calda mi passa la voglia. “Adelante” il  gruppo oramai è sparpagliato ognuno procede con passo faticoso quasi trascinandosi tra campi leggermente ondulati arsi dal sole, sembra così lontana la meravigliosa campagna Toscana forse perché sembra che la strada oggi non finisca più, un altro scollina mento e finalmente intravediamo un paese sulla collina forse è Viterbo, riprendo animo anche grazie ad Arnaldo che mi rincuora, siamo vicini ad un cimitero oramai esausti quando sentiamo voci e fischi di richiamo ,dall’altra parte della strada vediamo i nostri compagni seduti sotto gli ombrelloni di un bar ,sembra un miraggio e con le ultime forze attraversiamo la strada e finalmente possiamo sederci a bere una tanto desiderata birra freschissima aspettando il resto dei compagni che arrivano un po’ alla volta letteralmente distrutti dal caldo torrido, li accogliamo con un battimano festoso, ogni arrivo oggi è una vittoria!

Dopo una meritata sosta di recupero energetico alle porte di Viterbo, raggiungiamo tutti insieme il convento delle Suore Clarisse di Santa Rosa, la stanza che ci viene assegnata è per cinque, io, Alberto, Arnaldo, Gianfranco e Gigi. Con Alberto facciamo una breve visita in chiesa, siamo troppo stanchi per visitare la città perciò facciamo solo un piccolo giro, ad un bar troviamo Roberto e Renzo ci sediamo con loro a bere una birra fresca, è stata una giornata pesante a causa del caldo e della scarsa ombra.

I nostri cuochi sono eccezionali nonostante la stanchezza ci hanno preparato come sempre un’ottima cena, sono venuti a trovarci dei pellegrini (credo amici di Monica) con le paste per festeggiare il nostro arrivo.

 

 

 

26/06/’06

 

12° giorno     km 28,6

 

VITERBO- S . MARTINO al CIMINO- SUTRI

 

La sveglia di Gigi è suonata alle cinque e mezza, colazione al refettorio, usciamo dalla città attraverso la porta Romana, l’aria del mattino è fresca e invoglia a camminare sulla provinciale per Ronciglione poco trafficata per fortuna, data l’ora, grazie al massaggio di Antonio stanotte ho riposato bene. Durante il cammino con Vera e Carlo ci scambiamo battute scherzose, mi avvicino a Franco S. che parla con Renzo C. dell’esperienza fatta nel Giubileo del 2000 durante il suo pellegrinaggio a Roma, ascolto con interesse. A San Martino, piccolo paese circondato da mura, saliamo a visitare l’abbazia del 1200 molto bella, i banchi sono adornati di fiori bianchi per un matrimonio, scendiamo al bar per una breve sosta, la gente del posto ci chiede con simpatia dove andiamo e rimangono un po’ stupiti quando diciamo da dove siamo partiti. Siamo sull’Alta Via dei Monti Cimini e costeggiamo il lago di Vico che si vede solo a tratti attraverso la fitta vegetazione del bellissimo faggeto, il sentiero è ampio ed è rilassante camminare tranquilli nel bosco accompagnati dal canto degli uccelli con l’aria che ti accarezza, il paesaggio è splendido sembra la ricompensa alla fatica di ieri mi sento ricaricare di energia mentre parlo con Gigi e Arnaldo, ci fermiamo sotto gli alberi a mangiare qualcosa godendo di questo dono di Dio e aspettando chi arriva più lentamente, Mario legge i misteri e recitiamo il rosario, riprendendo il cammino e arriviamo alle Querce d’Orlando, sono i ruderi di un’antica abbazia della quale rimangono solo due torri nascoste dai noccioli che passano quasi inosservate, si racconta di una galleria costruita dai monaci come via di fuga durante le invasioni. A Ronciglione io, Alberto e Gigi troviamo il parco e ci sediamo a mangiare comodamente al fresco mentre gli altri si fermano sui gradini della chiesa, ripartiamo in fila indiana, ancora 5 km di strada asfaltata prima di fare il nostro ingresso nell’antichissima cittadina di Sutri, saliamo una lunga gradinata e ammiro degli angoli suggestivi con le case in tufo arrampicate nella parte vecchia della città, usciamo dalla porta Franceta sulla via Cassia per raggiungere il luogo dove siamo ospitati, entriamo in un bellissimo parco dove c’è un famoso anfiteatro etrusco scavato nel tufo del III/IV sec., abbiamo il privilegio di dormire in una Villa, Villa Savorelli del XVII sec. ristrutturata in parte ma purtroppo senza la possibilità di fare la doccia, questa notizia crea un po’ di malumore, puliamo un po’ le stanze per stendere i sacchi a pelo pensando a come fare per lavarsi, ad’un tratto arriva Silvia tutta gioiosa dicendo: “Devi venire giù a vederli sembrano tanti bambini che giocano con l’acqua sul prato”. E così scendo e vedo i miei compagni che si lavano con i getti di irrigazione del prato e mi unisco a loro. È divertentissimo lavarsi rincorrendo i getti d’acqua, sembriamo tanti folletti allegri e saltellanti, anche la guardia forestale che ci ha dato il consenso ci guarda divertita forse penserà che siamo un po’ matti. Rimessi a nuovo per la cena, questa sera ci incontriamo con i ragazzi della Pastorale Giovanile organizzati dalla CEI guidati da don Paolo, ogni tanto Monica ci dava loro notizie, dovremo giungere a Roma assieme a loro e ricevere la benedizione del Papa.

Quando arrivo con Silvia in Piazza del Comune, sembra deserta sono tutti nei bar per la partita, oggi gioca l’Italia, facciamo un giro, c’è una bella fontana al centro e per le vie alcune donne stanno preparando la tradizionale infiorata per la festa di San Pietro e Paolo, dal boato che sentiamo capiamo di aver vinto la partita, in poco tempo la cittadina riprende a vivere gioiosa un carosello di macchine strombazzanti piene di giovani fuori dai finestrini con bandiere, trombette, fischietti e quant’altro, girano per le strade urlando come matti, sembrano fuori di testa, li guardo allibita perché personalmente non comprendo questa esaltazione per il calcio.

La cena offerta dai Cavalieri della Croce di Malta all’aperto è il momento d’incontro con il pellegrinaggio dei giovani, dopo un po’ d’esitazione tra le due generazioni, l’arrivo del cibo e il cenno di don Paolo che invita tutti a dire un semplice “Grazie Signore del pane e dei doni” scioglie l’imbarazzo e consumiamo velocemente la cena per partecipare alla veglia di preghiera in programma, tra canti e preghiere riesco a confessarmi, Alberto è rimasto con altri pellegrini in piazza a godersi il fresco della sera.


27/06/’06

 

13°giorno     km21

 

SUTRI – MONTEROSI – SETTEVENE - CAMPAGNANO

 

Alle sei siamo già in strada, camminiamo sulla Cassia costeggiando questo bellissimo parco e ammiriamo la necropoli ben visibile e l’anfiteatro, dopo pochi chilometri prendiamo uno sterrato tra campi alberati di noccioli, è la prima volta che li vedo (da noi crescono a cespugli), camminando parlo con Elisa e scopro con sorpresa una bella persona, mi ero fatta un idea sbagliata su di lei e glielo dico ci facciamo una risata, in un recinto vediamo uno struzzo solitario mezzo spelacchiato ci guardiamo a vicenda un po’ incuriositi, l’afa e il caldo si fanno sentire presto, fiancheggiamo un campo da golf, lungo la strada noto cartelloni pubblicitari sparsi un po’ dappertutto, (segni della civiltà odierna), arriviamo a Monterosi dove ci rinfreschiamo alla fontana e ci riforniamo di acqua fresca, prendiamo quindi la Cassia Nuova (ma quante Cassie ci sono?) questa è una superstrada a quattro corsie molto trafficata, la percorriamo contro mano ma per fortuna siamo protetti dal guardrail, gli automobilisti che incrociamo ci suonano qualcuno ci saluta con la mano altri ci guardano stupiti, chissà quale effetto farà vedere un gruppo così numeroso a piedi e contromano lungo una strada così trafficata, ogni tanto riprendiamo dei tratti di percorso su sentieri, a Settevene sostiamo un po’ per ricompattarci e riprender fiato all’ombra del cimitero, attraversiamo un ponte pedonale riprendendo l’ultimo tratto contromano fino al Bivio del Pavone, il tratto che porta a Campagnano si stende tra i campi leggermente in salita, troviamo un po’ d’ombra e recitiamo il rosario, provo tenerezza per Bruno che nell’ esprimere l’intenzione di pregare per gli ammalati si commuove, continuando a pregare arriviamo alla Fontana Latrona sotto un sole cocente, all’improvviso Vittorio si accascia a terra sotto il peso del suo enorme zaino, mi è sembrato di vedere Cristo cadere sotto il peso della croce, povero Vittorio mi ha fatto una grande pena, viene subito soccorso con un po’ d‘acqua fresca e rinviene presto, vuole proseguire con noi fino alla meta, Michele si carica in spalla il suo zaino e riprendiamo il cammino arrivando a Campagnano, c’è un po’ d’incertezza su dove andare poi ci dirigiamo al centro parrocchiale dove ci accoglie una signora gentile che ci indica la palestra dove saremo ospitati, Rodolfo e Francesco distribuiscono panini e frutta che divoriamo sui gradini del campo da basket cercando l’ombra, il caldo è torrido e il sole picchia più degli altri giorni, finalmente vengono stesi a terra dei materassi e ci stendiamo distrutti in attesa del turno doccia, intanto stanno arrivando anche i ragazzi con Don Paolo. Dopo le solite operazioni quotidiane cercando di riposare osservo divertita Michele, Giovanni e Antonio che si camminano sul corpo a vicenda per massaggiarsi nell’intento di togliersi di dosso la stanchezza. Alle 18.00 Don Paolo celebra la messa nella vecchia chiesa principale, avrà conosciuto sicuramente tempi migliori purtroppo ora è in un grande stato di disordine, fa un po’ tristezza vedere il suo decadimento. I ragazzi intonano canti nuovi durante la messa, cantano anche l’inno della Via Francigena è un bell’inno che non conoscevo, l’Omelia di Don Paolo parla della “regola aurea”, per un cristiano non è sufficiente dire “io sono a posto perché non faccio del male a nessuno, non mi drogo ,non mi prostituisco, non rubo, non uccido”, un cristiano dovrebbe fare il bene, dovrebbe dare il buon esempio aiutare chi è nel bisogno, accogliere, condividere ciò che ha con chi non ha, farsi vicino a chi è lontano, donare con amore e gratuità, per essere veri testimoni di Cristo .

Fuori della chiesa ci sono dei bambini che giocano e sull’uscio delle case alcune vecchiette sedute sulle sedie mi ricordare riportano alla mente una foto d’altri tempi, sembra che il tempo si sia fermato in questo luogo, scambiamo qualche parola con loro e ritorniamo al centro sportivo dove ci aspetta una calorosa accoglienza dai volontari della parrocchia che ci hanno preparato un’ottima cena, per ingannare l’attesa tra una portata e l’altra Mario ci intrattiene con i suoi giochi creando un po’ di stupore tra i ragazzi, la  serata si chiude in bellezza con anguria e gelato, prima di infilarmi nel sacco a pelo vicino ad Alberto sento un canto leggero salire dal campo di basket, mi affaccio alla finestra e vedo i ragazzi seduti a terra in cerchio con Don Paolo che cantano sottovoce un inno di lode, cullata dal canto ringrazio Dio e mi addormento.

 

 

 

28/06/’06

 

14° e ultimo giorno     km 23,7

 

CAMPAGNANO – MADONNA del SORBO - PARCO VEIO - LA STORTA

 

Alle sei i ragazzi dormono ancora mentre noi lasciamo Campagnano prendendo via Cappuccini in salita verso il cimitero, costeggiamo il suo muro di cinta continuando in direzione Formello, scendiamo in un bel tratto boschivo fino ad incrociare la confluenza di due piccoli torrenti, ne attraversiamo uno e risaliamo arrampicandoci un po’, per uscire sulla strada asfaltata davanti al Santuario della Madonna del Sorbo, è molto bello ma purtoppo non lo possiamo visitare perché in restauro, si trova in mezzo ad una macchia boschiva e mi ricorda i boschi della Navarra, mi piace questo habitat un po’ selvaggio mi sento in armonia con la natura, ad un certo punto troviamo un cartello che indica il Parco Veio e discendiamo attraverso le belle vallate, tra boschi, sterrato e asfalto è un dolce camminare, superiamo un cavalcavia e arrivati ad un bar ci sediamo a terra sull’erba a mangiare i panini portati da Rodolfo.

C’è un campo di aeromodellismo, troviamo dei signori che stanno preparando i loro modellini scambiamo con loro qualche parola, Monica dice di aspettare Don Paolo con i ragazzi che ci stanno raggiungendo per arrivare assieme a La Storta, con un po’ di pazienza riusciamo a radunarci tutti e raggiungere il guado sul torrente Valchetta che dobbiamo attraversare, è un momento vivace tra battute allegre e sane risate, con grande sorpresa dall’altra parte c’è un parapetto con delle fette di anguria e bottiglie di acqua fresca donate da due generosi confratelli di Assisi (credo amici di Monica) che ci stanno aspettando, gioia ,delizia e allegria tra giovani e meno giovani . Continuiamo il cammino con i ragazzi fino a Isola Farnese dove ci fermiamo in un parco giochi a mangiare un abbondante pranzo offerto dai Cavalieri della Croce di Malta con servizio di catering. Giovanni e Antonio si prestano a massaggiare i ragazzi che sono doloranti, chi alle spalle, chi alle ginocchia chi alla schiena, mentre Mario mangia dondolandosi sull’altalena, ci sono dei giornalisti di Famiglia Cristiana che fanno foto e intervistano.

L’operato di Monica per il recupero della la Via Francigena continua instancabile, non perde occasione per contattare persone che credono nella sua rinascita, certo sarebbe bello vedere questa antica Via di pellegrinaggio pulsare di “vita nuova” come il Cammino de Santiago, perché ciò sia possibile è necessario ripristinare posti di accoglienza e ostelli per i pellegrini, c’è molto lavoro da fare ed è quello che lei sta cercando di fare con passione.

Con la pancia troppo piena riprendiamo lentamente il cammino sotto il sole cocente, usciamo nuovamente sulla Cassia fino a La Storta, dopo un lungo tratto di strada asfaltata in mezzo ai campi, da  dove alcuni contadini ci urlano: “ndò annate?”. Arriviamo ad un grande Centro Giovanile accolti da suore e ragazzi che ci donano delle sacche contenenti dei gadget e la medaglia del pellegrinaggio, l’amara sorpresa ci aspetta all’interno: non c’è posto per riposare! La notizia ci disturba parecchio siamo stanchi e sappiamo che a mezzanotte si riparte in processione per arrivare a San Pietro per le sette, ce la faremo a superare la stanchezza?

Ci accampiamo come capita chi in corridoio, chi nell’ingresso, chi approfitta della stanza concessa per la doccia cercando di riposare un po’, con Maristella, Grazia ed Elena ci stendiamo sui due letti ma è impossibile dormire, sulla spianata è stato montato un palco per la messa di stasera e ora stanno provando la musica.

Alle sette cena abbondante seduti a terra sul prato, provo un senso di disagio guardando tutto questo cibo, abbiamo ancora la pancia piena dal pranzo di oggi, penso alle migliaia di persone che ogni giorno muoiono di fame dall’altra parte della terra, penso ai poveri immigrati che rischiano la vita solcando il mare a bordo di barcarole traballanti con la speranza di migliorare la loro vita e quella dei loro cari, vedo una grande ingiustizia in tutto ciò, non mi sento pellegrina in questo momento, sono loro i “veri pellegrini” quelli che camminano sulle nostre strade suonandoci il campanello con la speranza che compriamo qualcosa mentre a volte fingiamo di non vedere, quelli che si affidano al loro Dio con la stessa disperazione, con la stessa insicurezza dei pellegrini di un tempo lontano e mi rendo conto che, purtroppo non è cambiato niente per quella povera gente, neppure le guerre sono cessate, forse  ci dimentichiamo perché sono  lontane e pensiamo non ci riguardino.

Alle 23.00 partecipo alla messa ma non sento più lo spirito del pellegrinaggio, troppo frastuono, troppe luci, sembra uno “spettacolo” con tutti questi riflettori… “Dove sei Signore? Non Ti sento più tra noi, so che Tu non ami i riflettori puntati su di Te, la Tua Parola parla di umiltà, di essenzialità e di semplicità, forse hai preferito rimanere nel silenzio del bosco o all’ombra tra i campi, forse sei vicino a quei pellegrini che sono nel bisogno nella sofferenza”. A mezzanotte e mezza partiamo in processione con la fiaccolata si procede con una lentezza esasperante ogni tanto qualcuno di noi si ferma distrutto al bordo della strada sdraiandosi a terra, vedo Lucia seduta sul guardrail con gli occhi chiusi, scene da disfatta di Barletta, sembriamo tanti zombi, i giovani hanno ancora energie le nostre sono finite, mentre i canti e le preghiere si diffondono nell’aria attraverso l’altoparlante ci avviciniamo alla nostra ambita meta finale, verso l’alba arriviamo al Mons Gaudi (ma nessuno esulta di gioia, siamo troppo stanchi), intravediamo fugacemente il cupolone di San Pietro, la processione non si ferma, scendiamo per fare l’ingresso a Roma percorrendo Via Trionfale, qualcuno disturbato nel sonno dall’altoparlante si lamenta dalla finestra, arriviamo a Piazza San Pietro alle sette, il Papa verrà a salutarci verso le nove perciò prima di entrare in piazza San Pietro ci stendiamo sui muretti stanchi morti per un’ora, finalmente ci fanno entrare in piazza e prendiamo posto sulle sedie davanti all’ingresso principale della Basilica nell’attesa dell’uscita di Benedetto XVI nel frattempo più di qualcuno crolla per il sonno, anche Alberto si addormenta vicino a me.

Dopo la consegna a Monica dei Testimonial e la benedizione del Papa che salutiamo sventolando i foulard colorati, ci lasciamo con un po’ di confusione senza riuscire a salutarci tutti, alcuni devono partire subito, traspare un po’ di commozione, una ragazza del gruppo di Don Paolo  mi saluta dicendo: “Ciao pellegrini veri!” le rispondo sorridendole con tenerezza, alcuni hanno la forza di partecipare alla Santa Messa, altri rinunciano per la stanchezza, io Alberto ed Elena ci trasciniamo fino alla fermata del bus navetta che ci porta al campeggio, sono quasi trenta ore che siamo in piedi non ce la facciamo più vogliamo solo dormire!

Avevo immaginato di arrivare a Mons Gaudì con discrezione e sobrietà come è stato il nostro pellegrinare e ammirare da lì il Cupolone, gustare l’arrivo silenzioso a Piazza San Pietro e pregare sulla sua tomba e invece non è andata così…

Dopo una bella dormita nella roulotte con Elisa e Linda mi sento rinata cerco Alberto e con grande piacere ritrovo anche Franco S., Rodolfo, Laura, Luciano, Lucia, Giuliano e Anna, Elena, Gianfranco, Gigi, Ugo,Antonio Tong, Mauro, Maria e Giuseppe, Carlo e Vera,Roberta e Gianpiero, Arnaldo e sua moglie Germana, il nostro amico Vittorio, Monica e il marito Franco, abbiamo ritrovato il nostro spirito di gruppo e condividiamo assieme “l’ultima cena” e festeggiamo anche il compleanno di Elena, Vittorio offre lo spumante vuole brindare per essere stato accolto tra noi, trascorriamo la serata serenamente scambiandoci le sensazioni vissute lungo la Via durante questi quindici giorni, Monica consegna ad ognuno il proprio Testimonial, le credenziali e i cappellini donatici a Campagnano.

Con questo ricordo finisce così, in il nostro pellegrinaggio sulla via Francigena e il mio racconto di questi intensi e appaganti giorni.

 

 

RINGRAZIAMENTI

 

Sono felice, ringrazio Dio dal profondo del cuore per averci concesso questa grande opportunità,è andato tutto benissimo abbiamo conosciuto delle persone meravigliose, ho scoperto un’umanità splendidamente variopinta come un’arcobeleno, ho scoperto che dietro ogni volto c’è una storia, alcune persone mi hanno reso partecipe di frammenti della loro vita, ogni persona ha dei tesori nascosti dentro di sé, penso a come è cambiato il mio modo di vedere i miei compagni di cammino in questi 15 giorni, all’inizio mi sentivo “estranea” perché non li conoscevo, ora mi sento in comunione con loro, li sento miei fratelli nel nome di Cristo, dopo aver vissuto e condiviso intensamente questa meravigliosa esperienza mi sento arricchita interiormente. Questo è il miracolo del camminare a fianco alle persone, mettersi in relazione con loro, pellegrinare assieme sulle strade della vita.

Grazie di cuore a Franco per averci invitato. Grazie a Monica per il suo grande impegno organizzativo, e alla Confraternita per averci offerto l’occasione di percorrere assieme la Via Francigena, a lei l’augurio di riuscire a valorizzarla e farla conoscere anche all’estero, sarebbe bello avere “il Cammino Italiano”, chissà che questo sogno si realizzi. Grazie a tutti i cari pellegrini per il bel clima di collaborazione, solidarietà e amicizia che ha reso splendida questa esperienza che porteremo sempre nel cuore assieme a loro.

 

 

 

Elvia Vianello