PELLEGRINANDO
CON
Questo è uno dei “miracoli” avvenuti dopo aver
percorso il ”Camino de Santiago” durante il quale io e Alberto, abbiamo incontrato a San Nicolas i nostri cari hospitaleri Mauro, e Franco che ci hanno invitati a questo
pellegrinaggio di Confraternita.
14/06/’06
Incontro
ad Altopascio
Usciti dalla stazione ci
incamminiamo zaino in spalla verso la palestra, il punto d’incontro stabilito;
dopo aver superato il ponte chiediamo
indicazioni ad un gruppo di bambini che giocano in strada, questi, incuriositi
dai nostri vistosi zaini, ci chiedono: ”Dove andate?” La risposta è:”A Roma!” E
loro stupiti: ”A piedi?” “Si a piedi!”.
Ci guardano come se
fossimo un po’ matti e forse, mossi da compassione, ci indicano una scorciatoia
per arrivare più velocemente alla palestra, mentre dall’altra parte della
strada due pellegrini si sbracciano per attirare la nostra attenzione, sono
Bruno e Renzo che, riconosciuti dagli zaini, ci accolgono subito con
cordialità, purtroppo però una volta giunti sul luogo dell’incontro, la
palestra è chiusa, Franco deve ancora arrivare. Mentre loro gli vanno incontro,
io e Alberto seduti sul muretto all’ombra di un grande albero, ci scambiamo
dubbi e perplessità, per noi è la prima esperienza in gruppo, e ci appare tutto
molto distante dai pellegrinaggi fatti in passato a Santiago de Compostela.
Alberto è preoccupato, pensa che sarà dura per lui,camminare al passo con gli
altri, abituato a ritmi ben più sostenuti per via dell’allenamento podistico.
Nel frattempo ci
raggiungono altri due pellegrini: Liliana e Arnaldo e mentre facciamo un po’ di
conoscenza arriva anche un signore con le chiavi che ci apre la palestra,
entriamo ed ognuno occupa la sua branda
sistemando il sacco a pelo e lo zaino.
I pellegrini arrivano
pochi alla volta, nel frattempo sono arrivati anche Franco e Mauro e dopo
averli abbracciati ci sentiamo già meglio.
Arnaldo, gentilmente ci
chiede se vogliamo visitare la cittadina che lui già conosce bene, si offre
come cicerone e ci conduce per il centro
medievale con la sua bella chiesa e la possente torre campanaria visibile da
ogni parte della pianura, il rintocco della sua antichissima campana “
Ad Altopascio,
nel XI° secolo, nasce l’ospitale dedicato a S. Jacopo
per accogliere e curare i pellegrini diretti a Roma e a Santiago.
Dopo l’arrivo di tutti i
pellegrini ci riuniamo in un momento di preghiera nella chiesa di S. Giacomo
per affidare a Dio le nostre intenzioni e il nostro cammino.
Sotto i portici della
piazza attorno a una lunga tavolata, gustiamo un’ottima cena innaffiata da un
buon vino, che servito generosamente aiuta a scaldare cuori ed orecchie e dato
che l’aria si fa un po’ troppo fresca, ne prendiamo volentieri un bicchiere in
più.
Tra i pellegrini che già
si conoscono, c’è allegria e piacere di ritrovarsi, io osservo cercando di
comprendere le sensazioni che provo “a pelle”, mi sento accolta, e questo mi fa
piacere.
15/06/’06
1°giorno
Km 24
ALTOPASCIO – GALLENO - PONTE A CAPPIANO – FUCECCHIO
- SAN MINIATO ALTO
Nottata un po’ insonne,
la luce è rimasta accesa tutta la notte, dopo aver compilato le credenziali
prendiamo posto sulla gradinata e Monica ci spiega alcuni dettagli sulla
giornata di oggi nel frattempo vengono distribuiti dei panini per il pranzo.
Prima di partire con il nostro zaino in spalla, ci legge una bella preghiera
che poi appende alla porta della chiesa a testimonianza del nostro passaggio,
ci fermiamo al bar del centro per la colazione.
Il Sindaco con
l’Assessore al Turismo, sensibili al ripristino della Via Francigena,
vengono a salutarci davanti alla chiesa e ad augurarci “Buon cammino!”.
Dopo le foto con le
autorità partiamo tra gli sguardi benevoli degli abitanti che ci salutano
sorridendo, davanti a tutti Bruno tiene
con orgoglio lo stendardo bene in vista, usciamo dall’antica porta di questa
bella cittadina dopo aver attraversato il mercato e le sue vie.
Imbocchiamo quindi un
antico sentiero romano immerso nella vegetazione, il fresco delle piante rende
piacevole l’inizio del nostro cammino , Alberto prende due robusti rami da un’ acacia e con il suo
coltellino liscia per me e per lui, i bordoni che ci accompagneranno lungo il “
cammino”.
Passando davanti ad un
allevamento equino ammiro dei cavalli stupendi, mi piace molto questo animale
con il suo portamento elegante mi ispira una sensazione di fierezza,
proseguiamo tra dolci sali e scendi, rimango affascinata dal paesaggio che
cambia continuamente, per me e Alberto è un importante momento di inserimento
nel gruppo, tra gli altri c’è armonia e amicizia.
Strada facendo noto con
piacere che Alberto comincia a familiarizzare con alcuni pellegrini, ha dato il
cambio a Bruno portando lo stendardo.
Lungo la strada troviamo
delle targhe affisse dal Comitato di Galleno per
E’ molto bello camminare
lungo il tracciato storico, immagino gli antichi pellegrini e mi chiedo chissà
quanti ne sono passati di qui nei secoli, quali saranno state le loro preghiere
e i loro sentimenti?
Attraversiamo diversi
paesi prima di arrivare presso Ponte a Cappiano dove
ci fermiamo a mangiare all’ombra nelle vicinanze del bel ponte fortificato per
volontà di Cosimo de Medici nel cinquecento. Raggiunto Fucecchio, importante
nodo viario sulla Via Francigena, continuiamo il
nostro cammino sulla via San Miniatese, purtroppo
molto trafficata, un vero tormento, per fortuna siamo in gruppo e mi sento
protetta, merito della Confraternita, da soli non avremmo mai fatto questa
strada a piedi.
Attraversato il ponte
sull’Arno un confratello del posto ci viene incontro per accompagnarci a S.
Miniato Basso. Non appena penso:”Siamo arrivati” scopro con un po’ di rammarico
che dobbiamo ancora salire fino a S. Miniato Alto per giungere al convento di
S. Francesco dove siamo ospitati.
Ottima sistemazione,
camera con bagno e candide lenzuola, una doccia tonificante ci fa rinascere
dopo la lunga camminata di oggi. Molto bello il chiostro dove abbiamo steso i
panni, da una piccola arcata si gode un’ottima veduta.
Nell’attesa dell’ora di
cena io e Alberto visitiamo questa bellissima città di origine etrusca con
struttura medioevale, situata sulla sommità di un colle, la piazza dove stanno
allestendo il palco per il teatro dei burattini e altri spettacoli è veramente
molto bella, facciamo un bel giro e ammiriamo questo posto stupendo dove sembra
che il tempo si sia fermato!
Dopo la messa al
convento, dove sono giunti due giovani fidanzati Silvia e Daniele, abbiamo
avuto modo di apprezzare l’ottima cena condivisa con il priore e gli altri
frati. Sono incuriosita dalla loro veste nera, chiedo al frate più giovane perché
si vestono con quella tonaca particolare che li fa sembrare dei preti, lui mi
spiega che è stata una strategia adottata dai frati ai tempi di Napoleone per
salvarsi da morte sicura , visto che questi era intenzionato ad ucciderli
tutti, essi si vestirono di proposito di nero, proprio come i preti, questa
veste particolare con il tempo divenne poi il saio ufficiale del loro ordine.
Dopo cena passeggiamo
per le stradine, scendendo fino alle mura della città, incontriamo tanti
bambini con la tunica della prima comunione, si dirigono alla Cattedrale per la
messa che sarà celebrata dal Vescovo.
Noi ci godiamo uno
splendido spettacolo della natura: il sole che scende tra i monti toscani, un
tramonto incantevole!
Per strada incontriamo
facce conosciute, pellegrini come noi: Michele, Giovanni, D aniele,
Silvia ed altri ancora.
Torniamo al convento e
andiamo a letto, sono stanca ma felice, parlo con Alberto di questa splendida
giornata ricca di emozioni, lui dice che si stanca a camminare fermandosi di
continuo per aspettare chi resta indietro, lo capisco, è difficile per lui
andare piano, perciò ha chiesto a Bruno di poter portare ogni tanto il
vessillo, così perlomeno riesce a rallentare il passo, sono d’accordo con lui,
ma gli faccio presente che alcuni pellegrini
non riescono a camminare piu’ forte perché non sono
allenati come noi ,si dovrà armare di pazienza, forse è questa la prova che deve superare, mi
saluta e si addormenta.
Sono emozionata come una bambina e non riesco
ad addormentarmi, forse anche a causa del dolore alla spalla che mi accompagna
da tre giorni e che con il peso dello zaino si è acutizzato, questo mi fa
riflettere: “Chissà perché mi è venuto proprio il giorno prima di partire?
Forse Tu Signore, vuoi ricordarmi che un
pellegrinaggio è una cosa seria, non si fa soltanto per fare qualcosa di
diverso”. Quando abbiamo ricevuto l’ invito di Franco a partecipare, Alberto ha
accettato subito con piacere senza riflettere, strano, lui che è sempre stato
contrario alle esperienze di gruppo, allora io ho pensato: “Finalmente ho
l’occasione di andare a Roma”, prendendo forse la cosa alla leggera.
Ora qui al buio, nella
quiete della stanza mi chiedo: “Che cosa ha mosso i nostri passi su questa
strada antica percorsa nei secoli da
tanti pellegrini mossi da fede profonda per la quale avranno affrontato grandi
difficoltà, intemperie, fatiche e sofferenze pur di arrivare a Roma sulla tomba
di San Pietro?”
Anche se non so quello
che cerco, so con certezza che l’inizio
di un cammino porta sempre qualcosa di nuovo, lo scoprirò strada facendo!
Riuscirò a sopportare il
dolore, o il peso dello zaino giorno
dopo giorno lo renderà insopportabile?
Signore, ti ringrazio
del privilegio che mi concedi nell’ essere qui a vivere questa nuova
esperienza, ti offro la mia sofferenza e le mie preoccupazioni, per la fame nel
mondo e per l’ingiustizia sociale.
16/06/’06
2°giorno
Km 24
SAN MINIATO ALTO – PIEVE di CAIANO - SANTA MARIA A
CHIANNI -GAMBASSI TERME
Mi sveglio ben riposata,
con Alberto scendiamo al refettorio dove ritroviamo i nostri compagni che si
stanno già servendo la colazione, sopra ai tavoli ogni ben di Dio, passiamo in
cucina dove Franco e Federico cercano di fare i panini, c’è un po’ di caos
perché tutti chiedono cose diverse e Franco si agita, ma appena finisce di fare
il “cuoco” subito si calma. Finalmente siamo pronti nel chiostro con lo zaino
in spalla e il bordone . , Monica legge una bella preghiera per iniziare bene
la nostra giornata e usciamo dal convento.
Attraversiamo San
Miniato, questa affascinante città, passando per la piazza del Comune,
scendiamo per via dei Mangiatori
passando per piazza XX Settembre, suscitando un po’ di stupore nei pochi
abitanti che incrociamo per strada, non sono ancora le otto.
Dopo aver percorso circa
Passiamo a fianco
all’antica chiesa di San Bartolomeo, continuando il cammino tra curve e incroci
arriviamo a Pieve di Caiano salendo una ripida
scalinata, il percorso non è sempre tracciato e dove non c’è traccia ci pensano
Monica, Luciano e Franco A. muniti di
adesivi a forma di freccia bianca e di piccoli pellegrini gialli,che li
attaccano dietro ai segnali stradali . E’ bello vederli all’opera con
entusiasmo, sembrano dei pionieri che tracciano la via.
Verso le dieci e mezza
la lunga fila di pellegrini (siamo circa una cinquantina), si ricompatta e
appena troviamo un po’ d’ombra Maria
inizia il rosario come ha fatto ieri e tutti assieme lo recitiamo camminando
lentamente, il destino ha voluto che suo marito si chiamasse Giuseppe, buffo!
Superando un tratto di
sentiero intagliato a trincea nel tufo, ho l’impressione di camminare nelle
viscere della terra e di appartenere ad essa, arriviamo ad un piccolo
borgo abbandonato e finalmente ci
fermiamo a riposare, cerco un po’ di ombra e mi siedo sull’erba assieme agli
altri mentre Monica e Luciano, con la pittura e lo spray dipingono sul muro di
una vecchia casa la freccia bianca e il pellegrinetto
giallo, simboli della Via Francigena, c’è un pozzo
con dell’acqua fresca, Renzo ne prende un secchio per chi vuole rinfrescarsi.
Ripreso il cammino respiro a fondo il profumo della terra, dei fiori e
dell’erba mi sento pervadere da una pace
profonda, procediamo alternando un
andatura sostenuta ad una più lenta, capisco che alcune persone fanno fatica a
tenere il passo, è logico visto che siamo un gruppo eterogeneo, diverse età e
diverse energie .
La fame si fa
sentire perciò verso l’una ci fermiamo a
mangiare il nostro super panino seduti per terra all’ombra degli alberi, ci
dissetiamo con l’acqua fresca delle boracce
che una gentile signora ci ha riempito quando siamo passati davanti alla
sua casa, questa sosta ristoratrice ci aiuta a recuperare la giusta energia per
continuare il nostro cammino.
Lungo la strada cammino
a fianco di Grazia, il suo portamento leggero e il suo sorriso gioioso mi
ispirano simpatia, chiacchierando delle nostre impressioni sul paesaggio, mi
dice i nomi delle piante che troviamo sul bordo del sentiero, mi stupisce la
sua conoscenza in merito e le chiedo se questo è dovuto al suo lavoro, ridendo mi risponde di no e mi spiega che da bambina
ha vissuto in campagna perciò ha imparato a conoscere le piante e le erbe, ama
molto la natura ed è felice di fare
questo pellegrinaggio.
Salendo costeggiamo un
vigneto che conduce ad una modesta casa di campagna dove una simpatica ragazza ci accoglie
allegramente offrendoci acqua fresca e ciliegie, arriva anche la madre e ci
offre del buon vino, è un piacere ricevere questa ospitalità inaspettata e
gratuita dalla signora Vanna e sua figlia Teresa, questa è
Camminando penso a
Mario, è un “personaggio curioso” mi ricorda i folletti del bosco, ha una lunga
barba e porta grossi scarponi di cuoio, uno zaino di tela e uno strano bordone con una piccola zucca secca legata in cima, è sempre allegro ed ha un’aria
spiritosa da bambino. Assorta nei miei pensieri
non mi accorgo nemmeno che arriviamo
alla chiesa romanica di Santa Maria a Chianni
risalente al XI secolo tutti accaldati, una suora ci accoglie cordialmente e ci fa visitare la bella chiesa a tre
arcate, l’arredo è semplice e spartano, qui al riparo della calura pomeridiana nella sobrietà di questo luogo
sento il desiderio di ringraziare Dio per questa bellissima giornata vissuta in
armonia con la natura e i nostri compagni che strada facendo ho il piacere di
conoscere meglio, oggi ho chiacchierato anche con Lucia, Silvia, Arnaldo e Bruna.
Nel congedarci la suora
ci racconta una barzelletta spiritosa, ci salutiamo in allegria e riprendiamo il cammino verso la salita che ci porta alla scuola, un po’ fuori
rispetto al centro di Gambassi dove siamo ospitati,
questa notte si dorme sul pavimento della palestra.
Nelle docce in comune,
al campo sportivo, ci aspetta una sorpresa: nel bel mezzo della doccia
rimaniamo senza acqua in un primo momento quasi ci assale il panico ma poi
scopriamo che è regolata a tempo e tutto si risolve.
Anche questa è una prova
di adattamento, lavando i panni con Maria, Liliana, Vera e le altre donne
ridiamo sull’accaduto, mentre stendo i panni
sul cortile dietro la scuola osservo da una parte il “buon Mauro” che
cura le vesciche ad alcuni pellegrini, Bruna che si passa sotto i piedi uno
strano carboncino fumante, Giovanni che fa un massaggio a Grazia, capisco che
non sono l’unica a soffrire.
Con l’attrezzatura della
Confraternita portata sul pulmino guidato da Rodolfo, si monta una cucina per
preparare la cena, Maria che è la cuoca
del gruppo, aiutata da alcuni pellegrini cuoce il minestrone, altri preparano
il secondo, altri i contorni, chi taglia il pane, chi prepara i tavoli nella
sala mensa e chi serve, è bello vedere la macchina organizzativa all’opera, mi
piace soprattutto la collaborazione tra i pellegrini, che crea un bel clima di
comunità.
C’era l’intenzione di
mangiare in cortile ma il tempo birichino con qualche goccia di pioggia ci ha
fatto cambiare idea.
Ceniamo al tavolo con
Elena, Renzo C. e il suo amico Roberto; finita la cena Elena offre Vinsanto con
i dolcetti, c’è allegria e si respira un’aria di festa.
Dopo cena laviamo i
pentoloni nei lavandini della palestra, ad un certo punto l’acqua non scende
più, ,chiamiamo Renzo U. che con rapidità libera lo scarico dandoci la
possibilità di finire l’operazione.
Stanchi ma contenti ci infiliamo nei sacchi a pelo,
sono tra Alberto e Maristella, già inizia il “concerto per roncadores”
si spengono le luci e in breve tempo mi addormento.
17/06/’06
3°giorno
GAMBASSI – MONTECARULLI – PANCOLE – COLLEMUCCIOLI -
PIEVE DI CELLOLE – SAN GIMINIANO
Sveglia alle sei, prepariamo
gli zaini mentre Elena e altri pellegrini svegliatisi prima di noi hanno già
preparato latte e caffé, ci mettiamo in fila e prendiamo ognuno ciò che serve per la colazione, alle sette e mezzo lasciamo la scuola dopo aver ripulito e messo
in ordine.
Scendiamo di buon passo e attraversiamo la cittadina in
fila indiana, Bruno come sempre è davanti con il vessillo bene in vista, le
poche persone che incontriamo per strada ci guardano distrattamente con aria
assonnata, raggiungiamo la chiesa dei SS. Stefano e Giacomo dove aspettiamo Don
Evaristo che d’accordo con Monica ci fa visitare la chiesa intrattenendosi un
po’ con noi, dopo la lettura della preghiera
e la benedizione, salutiamo il Don che ci augura “buon cammino” e
attraversiamo la strada per iniziare il percorso nel sentiero tra i campi che
porta ad un rettilineo in discesa, passiamo a fianco ad alcune cascine
scendendo verso la valle del Rio dei Cascioni
attraversiamo un ponte che conduce alla
fattoria Luiano di Sotto, continuiamo la discesa fino
ai ruderi di un probabile ponte medievale nei pressi di Mulino della
Madonna.
Mi guardo attorno e
rimango incantata da questo meraviglioso
paesaggio: le colline ben coltivate dalle forme morbide, il colore del grano
maturo che contrasta con il verde dell’erba medica e dei girasoli ancora
chiusi, ogni tanto c’è un casolare abbandonato, provo una grande emozione e
penso: “É proprio vero il Signore ha fatto Grandi cose per noi!”.
Sento salire dalla terra
che calpesto dentro di me, un’energia
nuova che mi dà vigore, è come se stessi
ricaricando le batterie, mentre attraversiamo un campo incolto senza traccia di
sentiero Maria inizia il rosario e tutti
assieme recitiamo le preghiere, qualcuno esprime delle intenzioni ricordando le persone che
hanno chiesto una preghiera, o le
situazioni che richiedono il sostegno di Dio.
Continuando in leggera
salita arriviamo davanti all’agriturismo “
Riprendiamo il nostro
cammino commentando con Paolo ed altri pellegrini sulla generosità del tipo, passiamo
di fianco a Montecarulli con i suoi bei cipressi e a Pancole ci fermiamo
a visitare il Santuario Mariano e il presepe a grandezza naturale che si trova
nella grotta sotto il sagrato, ci dissetiamo alla fontana d’acqua fresca e
riempiamo le borracce, io e Alberto sentiamo due signori parlare in veneto, ci
facciamo riconoscere, loro ci dicono
che vengono da Vicenza sono volontari di un’associazione che recupera nei
supermercati generi alimentari con le
confezioni difettose che non possono essere venduti e li distribuiscono agli
istituti o alle mense dei poveri, li salutiamo complimentandoci per la loro
opera e riprendiamo il nostro cammino che salendo dolcemente arriva a Collemuccioli,
un paesino veramente grazioso.
Alberto porta il
Vessillo a tratti alternandosi con Bruno, che mi sembra il “gigante buono” con la sua testa di capelli candidi come la
neve.
Sono tante le chiese che
troviamo lungo il cammino, diverse però sono chiuse come quella di Cellole con il suo bel viale di cipressi, approfittiamo
dell’ombra e ci mangiamo il nostro buon panino, suggestiva da qui la veduta di
San Giminiano,
si distinguono bene le numerose torri.
Arriviamo alla porta San Matteo con Mario ed entriamo
in questa bellissima città medievale dove mi sembra di tornare indietro nel tempo, lungo le vie
bandiere e drappi alle finestre e sui muri dei palazzi, immagino i cavalieri in
costume con la lancia ben impugnata
girare a cavallo per queste strade, è un momento magico.
Andiamo al convento di
Sant’ Agostino dove ci sistemiamo in due stanzoni con i materassini a terra,
donne da una parte uomini dall’altra, alcuni dormiranno in corridoio, solita
coda per la doccia mentre i panni li lavo in giardino ma devo chiedere aiuto a
Renzo perché l’acqua tanto per cambiare non va giù, lui in un istante sistema
tutto, stendiamo quindi i panni un po’ dovunque, sul cancello, sui cespugli e
perfino sugli alberi.
Con Alberto visitiamo la
città, molto bello il centro con
Alle sette partecipiamo tutti alla messa celebrata dal
padre del convento che è inglese, non
trasmette nessun interesse per noi pellegrini, si dimostra molto freddo anche
nel celebrare la funzione, appena finito esce velocemente per salutare i fedeli
fuori della chiesa “che strano comportamento” penso.
Maria, Marcello, Franco
S., Luciano, Innocente e altri, cucinano la cena fuori dal convento con
l’attrezzatura della Confraternita come ieri, tutti in fila ordinatamente con
il piatto in mano aspettiamo la distribuzione del pasto ed il nostro turno,
ottima cena consumata in giardino, pasta al pomodoro e cotolette con insalata,
il tutto innaffiato da buon vino di
produzione locale. Ognuno siede dove
vuole, chi sulle sedie, chi sull’erba, chi sul muretto, è il momento del
relax finalmente, tutti assieme dopo una giornata di cammino sotto il sole
durante la quale gli occhi e il cuore si riempiono di paesaggi bellissimi e
sensazioni altrettanto belle, tranquillamente condividiamo il nostro vissuto
quotidiano scambiandoci le nostre impressioni .
Dopo cena Alberto con
Gianfranco, Gigi e altri pellegrini vanno al bar a vedere la partita Italia-Ghana, alcuni vanno a visitare il centro, io
preferisco riposarmi: il dolore alla spalla si è diffuso anche al collo e si è
accentuato come temevo, salgo sulla terrazza dove ci sono Mauro, Franco S.,
Anna e il marito Giuliano, con altri pellegrini ad ammirare il paesaggio, da
qui si vede bene la città con le sue belle torri, chiacchierando ci godiamo
tranquillamente il fresco della sera prima di andare a dormire.
18/06/’06
4°giorno
SAN GIMIGNANO - BIBBIANO – COLLE VAL D’ELSA –
ABBADIA AD ISOLA – MONTERIGGIONI
Risveglio un po’
dolorante, dormire sul duro suolo non è il massimo, riavvolgere il materassino
è un’impresa ardua ma alla fine ci riesco e velocemente preparo lo zaino e
raggiungo gli altri fuori, trovo Alberto che mi aspetta e mi chiede
come va il dolore, intanto Franco S., Innocente , Maria e Federico stanno distribuendo i panini e gli
yogurt, è divertente vedere l’agitazione di Franco. in questi momenti, sembra
sempre arrabbiarsi ma poi gli passa velocemente e ride.
Come ogni mattina Monica
legge la preghiera e ci avviamo al bar più vicino a fare colazione, la nostra
invasione di primo mattino così numerosi crea un po’ di scompiglio tra i
baristi e i soliti clienti ancora assonnati, mentre aspetto con alcuni nella
via chi sta ancora terminando la colazione, Antonio M. mi parla della sua
conoscenza del corpo (è fisioterapista), mi piace ascoltare la sua chiave di
lettura anatomica, quando tutti siamo
pronti ci incamminiamo verso
Al mattino partiamo
sempre di buon passo, l’aria è fresca e noi siamo riposati e di buon umore, c’è
chi parla, chi ascolta, chi riflette, Franco, Luciano e Monica continuano la loro opera di segnalazione, la strada è alberata e non
troppo trafficata, dopo aver superato il paesino di Santa Lucia lasciamo sulla destra un piccola cappella
votiva e prendiamo una strada sterrata, il paesaggio è rilassante, mi guardo
attorno e vedo Monica che parla al telefonino con il signor Caucci
(il rettore ci segue quotidianamente da Perugia). Luciano controlla sul Gps
quanta strada abbiamo percorso fin’ora, sorrido e mi sorge spontaneo il
confronto con i pellegrini dei secoli scorsi, le loro difficoltà, le loro
fatiche, i pericoli incontrati nel pellegrinare , mi chiedo quanto grande fosse
la loro fede, essi affidavano tutto a Dio, la loro famiglia, la casa, il lavoro e la vita stessa (alcuni
persino morivano lungo il cammino) pur di raggiungere l’agoniata meta, non c’è
paragone tra il pellegrinare di
quei tempi e quello di oggi, noi siamo attrezzati con tutti i comfort e la
tecnologia, camminiamo comodi e sicuri nelle nostre calzature super
ammortizzate e ci godiamo la natura che ci circonda senza nessun timore, direi
che è più una vacanza che un
pellegrinare .
Proseguiamo superando Castignano, Colombaia, Melagrani e attraversiamo il
torrente Foci, il percorso è bello e vario tra salite e discese, asfalto e
sterrato ci fermiamo in un tratto di strada magnifico ricco di ginestre che
emanano il loro profumo intenso. Quando siamo tutti riuniti Giovanni inizia a
recitare il rosario e ringraziamo Dio per questo privilegio affidandogli
nuovamente le nostre intenzioni.
Dopo aver pregato tutti
assieme, un attimo prima di ripartire chiedo a Mario come mai ha appeso gli
scarponi allo zaino, mi dice che gli fanno male i piedi e spera di camminare
meglio con i sandali, anche Bruna cammina con difficoltà,le vesciche di ieri si
fanno sentire, anch’io sono più dolorante
per guardarmi attorno devo girare su me stessa perché ho il collo
bloccato.
Ripartiamo e passiamo
Bibbiano dove una volta c’era un antico convento ora c’è un agriturismo, attraversiamo Colle
Val d’Elsa, è molto grazioso con il suo paese arroccato e circondato da mura,
usciamo per la provinciale superando il fiume Elsa e attraversiamo una rotonda
in mezzo alle macchine, gli automobilisti ci guardano stupiti chissà cosa
pensano di noi!
Quando passiamo vicino
alle case incontriamo sovente abitanti gentili che ci offrono acqua fresca, è
un gesto che apprezziamo molto con il caldo che ci accompagna durante il
giorno, è come una benedizione.
Trovato un posto
tranquillo e ombreggiato (per fortuna gli alberi non mancano) facciamo sosta e
ci mangiamo i nostri gustosi panini seduti a terra e finalmente ci liberiamo
per un po’ dello zaino e qualcuno con sollievo anche delle scarpe, è proprio un
bel momento!
Arrivati ad Abbadia a
Isola, antico luogo di sosta per i pellegrini, visitiamo l’antica chiesa
romanica sorta su un fazzoletto di terra emerso dalle acque che lambivano
le pendici di Monteriggioni, per questo
fu denominata Isola. All’interno sull’altare ammiriamo un bel Polittico ligneo
rappresentante
Proseguiamo dritti su sterrato, Monica dice che siamo diretti a Rencine e dormiremo presso la casa parrocchiale a un chilometro circa da Monteriggioni, dove siamo ospitati stanotte, ma quando arriviamo nei pressi di alcuni binari non riusciamo più a trovare il sentiero e ci accorgiamo di non esserci tutti: mancano Mario, Lucia, Laura, Bruna, Luciano e altri pellegrini.
Intanto
Marcello, Federico, Franco e altri cercano nel grande campo una traccia di
sentiero, alla fine si decide di tornare sulla strada dove avevamo visto alcune
case per chiedere informazioni, fortunatamente ritroviamo i nostri compagni,
Mario è (giustamente) arrabbiato perché non li abbiamo aspettati poverini, sono
costretti a camminare lentamente a causa dei dolori ai piedi.
Dopo aver ottenuto
informazioni preziose da una signora torniamo sui binari e nascosto dalla
vegetazione troviamo un piccolo arco di passaggio sotto la ferrovia, dobbiamo
tagliare gli arbusti per passare e sbucare in un grande vigneto che
costeggiamo, non riusciamo ancora a capire dove ci troviamo, Monica chiama
Rodolfo e Chiara, siamo in un bosco senza indicazioni proseguiamo lentamente
fino a quando finalmente sentiamo una macchina “Evviva è Chiara! Ci siamo!”, Ci
indica la strada e ci saluta, deve tornare a Perugia per gli esami ci
raggiungerà tra qualche giorno. Finalmente dopo tanto vagare arriviamo alla
casa parrocchiale di Rencine sulla cima di una
collina dalla quale si gode di un’ottima veduta.
Il posto è molto bello,
abbiamo una casa a nostra disposizione, c’è una grande cucina, le camere sotto
per gli uomini e sopra per le donne con letti a castello, siamo arrivati
stanchi ma una bella doccia ci fa subito rinascere.
Come al solito c’è da
aspettare il proprio turno per lavarsi, intanto siedo a terra nell’atrio con
Lucia, Silvia e Vera che suggerisce a Silvia (insegnante di ginnastica) di
farci vedere qualche esercizio di stretching per spalle e schiena, ci
rilassiamo un po’ e nel frattempo si libera il bagno, ne approfitto subito per
la doccia.
Prendo posto in
camera con Roberta, Anna, Maristella e
Grazia, dopo il solito rituale del lavaggio dei panni miei e di Alberto, scendo
a stenderli giù nel cortile dietro alla casa, assieme agli altri, da qui ammiro
un panorama stupendo: distese infinite di
colline ordinatamente coltivate a cereali, ulivi, vigneti e zone
boschive si sovrappongono dolcemente tra loro, il sole baciandole crea degli
effetti d’ombra misteriosi, rimango estasiata da tanta bellezza!
Nello spiazzo esterno
c’è un grande movimento, si portano fuori i tavoli per la cena; in un angolino
Mauro, con dedizione e umanità, cura le vesciche ai piedi doloranti dei poveri
pellegrini, Alberto e altre persone aiutano Maria in cucina, io contribuisco a
preparare i tavoli, Grazia aiutata da Michele e Antonio coglie le more dai
gelsi del cortile per il dessert, ognuno fa qualcosa, sembriamo tante
“formichine laboriose”. Mentre aspetto la cena cerco di scrivere il mio “diario
di cammino”, nel frattempo il sole sta tramontando e nell’osservare questo
paesaggio incantato sento nel profondo del cuore una grande emozione, sento
pungere gli occhi e ringrazio Dio per ciò che sto vivendo. Penso a coloro che
ci chiedono se siamo matti a fare tutta questa strada a piedi e mi dispaccio
per loro perchè non sanno quello che si perdono. È meraviglioso poter godere
della natura camminandoci dentro, sentirla penetrare nella pelle e trarne un
grande vigore nonostante la stanchezza
fisica, annusare i profumi della terra, ascoltare il canto degli uccelli,
osservare la natura da vicino, essere finalmente “padroni del proprio tempo”,
vivere fuori dagli schemi abituali e dai ritmi frenetici della vita di ogni
giorno imbottigliati nel caos stradale, dentro a quelle scatole di ferro che
non ci permettono di conoscerci, di relazionare tra di noi, di esprimere il
nostro pensiero e scoprire la bellezza delle persone che ci camminano a fianco
semplicemente dialogando con loro.
Gustiamo in buona
armonia l’ottima cena cucinata dai
nostri bravissimi cuochi, bagnata da un fresco bicchiere di vino, ottime le
more preparate da Grazia che ci ha servito anche del tè alle erbe, miscuglio
fatto da lei (sorridendo penso: speriamo non ci avveleni), dopo cena Giovanni
gentilmente si offre di farmi un massaggio per sciogliere la tensione che mi
contrae il collo e la spalla, finalmente, dopo il dolore iniziale provo un po’
di sollievo!
Prima di andare a dormire
raccolgo i panni asciutti, dietro la casa c’è buio pesto guardo verso il basso
e distinguo le tantissime luci delle città in lontananza ,attorno a me una
miriade di lucciole che si confondono
con le stelle del cielo rimango per un po’ a guardare questo spettacolo che non
vedevo da quando ero bambina e penso:”Se qualcuno mi chiedesse qual è la
giornata più bella fino ad oggi, non saprei cosa rispondere, sono tutte
splendide!”.
Mi decido ad andare a
dormire la stanchezza si fa sentire e molti sono già a letto.
19/06/’06
5° giorno
MONTERIGGIONI – UCCELLATTOIO – CASTELLO DELLA
CHIOCCIOLA – PIAN DEL LAGO – SIENA
Dopo una buona colazione
nel cortile, alle otto arriva Don
Doriano a salutarci, è cordiale e scambia con noi qualche battuta simpatica,
ci invita a recitare il Padre Nostro tenendoci per mano e ci da la benedizione
augurandoci buon cammino e buon arrivo a Roma. Zaino in spalla si parte,
lasciamo questo bel posto scendendo tra
terreni ben coltivati, di fronte a noi, ben visibile, Monteriggioni cintata dalle sue antiche mura
dalle quali spiccano le quattordici torri quadrate poste tutte a distanza
regolare, sembra di vedere una grande corona posata sulla sommità del colle.
Non sono di buon umore mi sento tesa, ho sognato la mamma, è stato un sogno che
mi ha lasciato un senso di angoscia, mi avvicino a Bruna che vedendomi assorta mi chiede come va, le
racconto del mio sogno e mi viene il nodo in gola, lei con molta delicatezza mi
invita a liberarmi dalla tensione e mi chiede se mi fa piacere sentire la sua
chiave di lettura del sogno, ascolto volentieri e lentamente sento diminuire la
tensione, intanto salendo dolcemente ci
avviciniamo alle mura guardo le torri che mi
sembrano tante sentinelle a difendere la cittadina del nemico.
Monteriggioni, fu
fondata dai Senesi nel duecento (circa) come avamposto militare contro Firenze,
entriamo attraverso Porta San Giovanni ed ho l’impressione di fare un salto
indietro nel passato, provo un senso di sicurezza all’interno di queste mura,
il posto assomiglia ad un piccolo Forte è tutto molto curato, le case attorno
sono in pietra c’è un silenzio
rispettoso, mi pervade un senso di pace mentre mi perdo a curiosare negli
angoli di questo grazioso Borgo antico, intanto Alberto chiacchiera con gli
altri pellegrini seduti sul muretto. Visitiamo la chiesa di Santa Maria
Assunta, edificata tra il 1213 e il 1235 quando fu firmato un documento di pace
tra i Fiorentini i Poggibonsesi e i Senesi, la facciata è in stile tardo
romanico, l’interno è ad una sola navata, c’è un bel coro ligneo del XVI° secolo, due tabernacoli in marmo scolpiti con motivi
rinascimentali, una bella campana in bronzo datata 1229, sopra l’altare un
dipinto molto bello della Madonna del Rosario con Gesù Bambino tra i Santi
senesi Domenico e Caterina, un grande crocifisso realizzato con l’assemblaggio
di alcune parti: braccia, volto e tronco, che sono state lavorate
separatamente.
Usciamo da Porta Sud
Franca o Romea, scendiamo verso la via Cassia per riprendere
Ci fermiamo ad aspettare
tutti, Giovanni inizia a leggere i Misteri, recitiamo il Rosario continuando
lentamente il cammino immersi nella quiete di questi paesaggi splendidi tra
fiori multicolori, grandi coltivazioni di grano ed erba medica, vigneti e
ulivi, noto un curioso effetto ottico tra questi avallamenti, sembra non
esistano né strade né macchine , come se fossimo fuori dal mondo moderno, solo
noi unici abitanti di questi luoghi meravigliosi, noi privilegiati nell’essere
qui e goderci la bellezza del Creato, lo sguardo spazia a 360°, ogni tanto si
vede qua e là un casolare abbandonato. É bello ciò che succede camminando
assieme alla Confraternita, si crea l’occasione di relazionare un po’ con
tutti, prima con uno poi con l’altro a seconda del passo con cui si procede,
parlare, ascoltare , conoscersi, è un modo per arricchirsi di nuove conoscenze
attraverso le esperienze degli altri, sono contenta perché anche Alberto oramai
si è inserito bene, parla un po’ con tutti durante il giorno, in particolare
con Gianfranco, Gigi, Mauro e Franco. Il gruppo è ben amalgamato c’è una bella
armonia mi sento proprio a mio agio,
Mario mi racconta della sua passione,
è un “artista di strada”, cerca di
trasmettere ai bambini i giochi della nostra infanzia usando oggetti semplici e
dimenticati, ascolto affascinata l’entusiasmo e la gioia che trasmette mentre
racconta. Parlo a lungo con Lucia M. è simpatica e brillante, è piacevole
conversare con lei.
Superiamo una casa semi
abbandonata dell’uccellatoio e troviamo un recinto ovale con cavalli stupendi, li ammiro incantata mi avvicino al recinto e riesco ad
accarezzarne uno maculato grigio e nero, procediamo fino ad un bivio dove ci
sono delle querce maestose, superiamo una grande casa colonica “
Dopo i soliti rituali,
con Alberto e altri pellegrini visitiamo la città, Monica suggerisce di passare
alla chiesa di San Giacomo nella Contrada della Torre dove il parroco ci
accoglie con simpatia ci fa vedere una bella
riproduzione della Madonna Nera di Czestochowa
e ci racconta la storia del Palio. Passeggiando tra le viuzze noto due giovani
sbandieratori che si allenano, mi attrae il fruscio delle bandiere che vibrano
nell’aria e resto affascinata dall’intensità del loro sguardo d’intesa nel
sincronizzare i movimenti. Aarriviamo al Duomo,
purtroppo la facciata è ricoperta da una
gigantesca riproduzione su tela perché
stanno facendo manutenzione e vi sono le impalcature. Renzo U. esibisce le
Credenziali all’ingresso facendoci entrare gratis, l’interno è splendido: le
pareti in marmo a fasce bianche e nere, il pavimento diviso in riquadri con scene sacre e profane,
Bruna ci fa da guida spiegando le scene rappresentate e le altre opere d’arte.
Questa sera ci concediamo di cenare in pizzeria, siamo al tavolo con Paolo,
Federico, Innocente e Rodolfo, chiacchierando la serata trascorre piacevolmente
e ci conosciamo meglio. Rientrando al convento girovaghiamo un po’ per le
stradine di questa splendida città apprezzando il suo fascino notturno l’effetto è semplicemente incantevole!
20/06/’06
6°giorno
km 25,3
SIENA - ISOLA D’ARBIA - GRANCIA DI CUNA – QUINCIANO
- PONTE D’ ARBIA
Dopo aver partecipato
alle lodi mattutine cantate dalle suore e dopo aver fatto una buona colazione,
salutiamo Bruna che torna a casa (mi commuovo abbracciandola). Usciamo da Porta
Romana e scendiamo una piccola rampa di scale raggiungendo in breve la strada
di Certosa, fortunatamente tranquilla e panoramica, poi prendiamo uno sterrato
polveroso tra numerosi avvallamenti noto che lo scenario è diverso da ieri: le
colline Senesi sono meno boschive, mi ricordano
Dopo aver attraversato
il Borgo Vecchio procediamo su un percorso vecchio e abbandonato che però ha un
suo fascino particolare, sento il fruscio del nostro passaggio tra l’erba alta
e il frinire delle cicale .
Camminiamo sotto il sole
trovando ogni tanto degli alberi con frutta selvatica, Grazia la assaggia e
dice che è ottima, ne approfitto per dissetarmi, a Grancia
di Cuna, antico complesso agricolo fortificato che un tempo fungeva da granaio di raccolta di queste terre, io e
Grazia parliamo con una signora del posto, ci racconta che oramai sono rimasti
in pochi a vivere in questo piccolo borgo molto carino.
Usciamo dalla Porta Sud
poco più avanti troviamo la trecentesca chiesa di San Jacopo dove c’è un antico
affresco del “miracolo del pellegrino impiccato”.
Procediamo lentamente
recitando il rosario letto da Giovanni, finite le preghiere Franco.A.
con il suo bel vocione intona “Laudato sii Signore
mio”, gli facciamo eco, cantando con gioia assaporiamo ciò che stiamo vivendo.
A San Quinciano c’è un’antica chiesetta nascosta tra gli alberi,
qualcuno riesce a farsi aprire dall’anziana custode che gentilmente ci permette
di visitarla, approfittiamo dell’ombra per mangiare il panino al fresco così
mangia anche il cane affamato della custode, ognuno gli lancia dei pezzi di
pane. Mi stupisco sempre della capacità di Giovanni e Michele di addormentarsi
rapidamente in ogni posto dove ci fermiamo.
Riprendiamo il cammino e
costeggiamo un tratto di ferrovia sotto il sole cocente, ci accorgiamo di non
esserci tutti allora rallentiamo il passo per aspettare chi è rimasto indietro,
ci raggiunge qualcuno dicendo che Antonio e Paolo sono in difficoltà non si
sentono bene, ci sediamo a terra in un campo di girasoli ancora chiusi cercando
un po’ d’ombra mentre aspettiamo, siamo in contatto telefonico per sapere lo
sviluppo della situazione e rivaluto l’utilità della tecnologia in questo caso,
per fortuna dopo un po’ i nostri amici ci raggiungono e riprendiamo il cammino.
Parliamo con Innocente e Federico , nei pressi di una stazione dismessa
troviamo dei gelsi ricchi di more nere e dolcissime, ci attacchiamo ai
rami e facciamo una scorpacciata
sporcandoci le mani come bambini.
Dopo aver attraversato
il ponte sul fiume Arbia siamo giunti finalmente
tutti accaldati al Centro Gresti che si trova proprio
sulla Cassia, ci armiamo di pazienza per la doccia fredda, alcuni si lavano
alla fontana sulla strada, mentre
Alberto va con Franco S. e altri a fare la spesa cerco di rilassarmi scrivendo
gli appunti sul prato dietro al rifugio, parlo un po’con Paolo mi sembra molto
affaticato, dice che non se la sente di dormire al suolo andrà in pensione per
stanotte ,concordo con lui, è stata una giornata faticosa per tutti, comprese
Elisa e Linda che iniziano oggi il loro cammino.
Il centro ha una bella
cucina dove c’è un grande fermento, Maria è una brava organizzatrice
distribuisce i compiti a chi collabora con lei, Alberto è apprezzato come aiuto cuoco e questo gli fa
piacere, sono contenta di vederlo a suo agio.
Ottima e abbondante la
cena preparata dai pellegrini-cuochi, Gianfranco e Gigi ci tengono il posto al
tavolo assieme a Carlo, Vera, Mario, Liliana e Lucia ceniamo in allegra
compagnia e percepisco un intreccio di sensazioni positive: simpatia, amicizia,
voglia di conoscersi, di scoprire le ricchezze nel vissuto di chi ti sta
accanto, è divertente l’allegria infantile di Mario e lo stupore di Gianfranco
nell’ascoltare le molteplici esperienze di vita di Carlo, raccontate con quel
suo accento toscano che lo rende così simpatico!
Luciano è tornato da
Firenze con la macchina piena di angurie, così festeggiamo il compleanno di
Giovanni C. facendogli soffiare le candeline sull’anguria tagliata a
metà,.Mario realizza un fantasioso gioco di fuochi artificiali coinvolgendoci
tutti. Rientro al rifugio, ammiro il cielo pieno di stelle e di lucciole e
sento Alberto raccontare barzellette suscitando allegre risate.
Ripenso alla giornata
trascorsa e sono contenta, mi piace lo scambio di opinioni e confidenze lungo
il cammino, è il modo migliore per conoscerci, anche questo è il bello del
pellegrinare.
21/06/’06
7°giorno
km16,1
PONTE D’ARBIA – BUONCONVENTO – TORRENIERI - S.
QUIRICO
Notte tormentata dal
rumore dei Tir che passano velocissimi sulla Cassia, riuscire a dormire è un
impresa quasi impossibile, quando riesco ad addormentarmi un tonfo sordo mi
sveglia di soprassalto,
Finalmente l’alba,
comincia il fruscio di chi si alza per primo, mi alzo ammaccata e dolorante, il
pavimento è duro nonostante il materassino.
Una buona colazione
all’aperto aiuta a recuperare un po’ di energia per iniziare la giornata,
fortunatamente oggi il percorso non è molto lungo.
Partiamo ritornando
verso la ferrovia, dopo aver attraversato l’Ombrone entriamo a Buonconvento e proseguiamo sulla Cassia, davanti a noi
Bruno con lo stendardo alto e fiero ci fa strada .
Camminiamo in fila
indiana tra le bellissime spaziose colline senesi, ogni tanto in lontananza si
profilano dei pioppi e sembrano persone che camminano parallele a noi,lungo il
sentiero raccolgo degli aculei d’istrice che mi incuriosiscono, mi piacerebbe
vederne uno!
Costeggiamo campi immensi
di erba medica dove spunta un albero solitario con una croce a fianco. A Torrenieri, la strada passa davanti ad una cantina dove il
proprietario ci accoglie con simpatia e ci offre dell’ottimo vino di Montalcino
(forse non immaginava fossimo tanti), mentre i fratelli pellegrini assaggiano il buon vino, parlo con
Antonio dei suoi bambini che gli mancano un po’.
Il gruppo si ricompatta
e ripartiamo tra saluti e ringraziamenti per l’ottima bevuta, camminiamo
chiacchierando, c’è una certa allegria mi sembra che il vino faccia effetto.
Più avanti visitiamo la
chiesa di Santa Maria Maddalena con dei bei affreschi, questa sosta ha il
potere di rigenerarci (le chiese sono sempre fresche), uscendo resto colpita da
un bellissimo disegno di Cristo appeso alla porta,sul quale leggo:
“IL PANE
CHE A VOI SOPRAVVANZA È IL PANE DELL’AFFAMATO;
LE
SCARPE CHE VOI NON PORTATE ,SONO LE SCARPE DI CHI È SCALZO;
IL
DENARO CHE TENETE NASCOSTO È IL DENARO DEL POVERO;
LE
OPERE DI CARITÀ CHE VOI NON COMPITE, SONO ALTRETTANTE INGIUSTIZIE CHE VOI
COMMETTETE.”
Sento un certo disagio
mentre leggo, penso ai miei vestiti
appesi nell’armadio e alle scarpe in più nella scarpiera e sono
d’accordo con chi ha scritto questa riflessione, “pellegrinare” infatti aiuta a
capire l’essenzialità degli indumenti parchè il bagaglio è ridotto al minimo
per via del peso sulle spalle, i pochi indumenti che abbiamo con noi sono
sufficienti, e penso a chi non ne ha.
Mi fa riflettere a lungo
quella scritta. Riprendiamo il cammino tra i campi leggermente in salita e
arriviamo in breve alle mura di cinta, ma dobbiamo salire ancora, chissà perché
la meta è sempre alla fine di una salita faticosa? Questo borgo di origine
Etrusca è molto bello, posto sulla collina che divide Valle dell’Asso da Val
D’Orcia, la sua struttura urbanistica medioevale testimonia la sua antica importanza, attorno
al 712 ci fu una contesa fra la diocesi di Siena e quella di Arezzo, risolta
nel 1220 da Papa Onorio che aggiudicò
Veniamo ospitati in due
luoghi diversi, io trovo posto vicino alla Collegiata che ha un bellissimo
portale romanico, stanno facendo degli scavi attorno e sui gradini c’è un
“piccolo teschio”, chissà da quante centinaia di anni stava là sotto, sarà
stato di un neonato? Mi stupisco che sia stato lasciato lì incustodito. Alberto
alloggia da un’altra parte, nel centro parrocchiale. Mentre attendo il turno
della tanto bramata doccia, chiedo a Vera se mi presta il suo specchio, lei con
una simpatia unica mi risponde: “Te lo do volentieri perché con me non funziona
più!” e scoppia in una risata, poi mi racconta della sua recente esperienza con
la malattia, Marcello disteso nel letto a castello sopra a Vera sembra dormire,
invece interviene raccontando anch’egli la sua storia, scopro così due persone
ammirevoli che dietro l’apparenza di buontemponi nascondono una enorme forza
d’animo e un’eccezionale voglia di vivere. Maria seduta vicino a noi si massaggia una caviglia
dolorante, dice che se l’è storta lungo il percorso.
Dopo le solite
operazioni di bucato e un po’ di riposo, Marcello che conosce bene il posto, si
offre come Cicerone e mi accompagna a visitare gli Horti
Leonini situati tra le mura castellane e la piazza principale, con le aiuole
perfettamente geometriche e i folti alberi secolari, dal retro dei quali si
accede al piano alto da dove possiamo ammirare lo splendido panorama della
Valle D’Orcia, la strada che abbiamo percorso ,Radicofani e il Monte Amiata sullo sfondo, è veramente
un colpo d’occhio! Visitiamo l’Ospedale della Scala e altri angoli bellissimi
di questa suggestiva cittadina.
Partecipiamo alla messa
e rimaniamo un po’ delusi dall’indifferenza del parroco don Gianni che ci ha
quasi ignorati.
Al centro parrocchiale
dove Alberto con altri pellegrini hanno preparato il pasto, c’è un pellegrino
francese: Vittorio incontrato ieri da Luciano, mangia con noi nella grande sala l’ottima cena, alla fine ci diamo
da fare per lavare i piatti e rimettere in ordine il posto, ognuno fa qualcosa.
A letto ripenso alla giornata trascorsa,
dopo il rosario anche oggi Franco ha intonato il Laudato
e tutti abbiamo cantato con gioia. Continua la quotidiana segnlazione
della V.F. da parte di Monica, Luciano e Franco, ringrazio Dio per il clima di
fraternità che si è creato e mi addormento serena.
22/06/’06
8°giorno
km 28,5
SAN QUIRICO – VIGNONI ALTO – BAGNO VIGNONI –
GALLINA - LE BRICCOLE – RICORSI - RADICOFANI
Sono quasi le sette,
questa mattina sono l’ultima ad uscire dal dormitorio, raggiungo velocemente il
gruppo davanti alla Collegiata in attesa della preghiera e dopo che Monica l’ha
letta ci incamminiamo lungo la via centrale verso Porta Romana, Bruno con lo
stendardo ben visibile al centro dell’arcata merita una foto suggestiva,
usciamo dalla porta scendendo piacevolmente verso valle. Tra cespugli di
ginestre profumate e folti alberi s’intravede un piccolo nucleo di case: Vignoni Alto, di lato spicca ben visibile la torre del Cassaro, sullo sfondo avvolti dal cielo grigio il monte
Amiata e più in là Radicofani che sembra molto
lontano da raggiungere a piedi!
Arrivati al bivio
decidiamo di deviare a destra per vedere la piazza d’acqua di Bagno Vignoni ,è davvero bella circondata dal muretto ricoperto a
tratti dalla rosa canina, tutto è piacevolmente curato e l’acqua termale fa
venir voglia di fare un bagno.
Riprendiamo il cammino,
a Gallina ci fermiamo a far colazione scende qualche goccia, speriamo non piova
e se pioverà pazienza, i campi ne hanno bisogno, nel bar c’è uno “strano
macchinario”,alcuni abitanti mi dicono che serve per tritare il ghiaccio, è una
vecchia macchina per fare il gelato ,c’è anche una bella e particolare stufa in
ottone.
Il cammino dopo il
paese, si apre tra distese ondulate di cereali maturi di un bel colore dorato,
lo sguardo spazia lontano e provo una sensazione di pace e libertà, in
lontananza qualche casolare abbandonato e qua e là filari di cipressi rendono
il paesaggio una cartolina, Franco sembra interpretare il mio stupore e con il
suo vocione esclama soddisfatto: “Com’è bella
Arriviamo a Briccole
camminando sulla strada Regia romana dove c’era un antico e importante ospizio,
a Ricorsi vediamo il ponte medievale e la stazione di posta, giungiamo sulla
vecchia Cassia vicino ad una casa cantoniera, qualcuno dice che siamo a metà
del nostro pellegrinaggio, la strada è tranquilla in leggera salita attorno a
noi campi d’orzo con il loro colore argenteo e altre coltivazioni verdi, la
vastità che ci circonda e il silenzio creano l’atmosfera giusta per iniziare il
rosario ,procediamo lentamente pregando per le intenzioni espresse da qualcuno
e per quelle persone che ci hanno chiesto di ricordarle. Cammino chiacchierando
con Lucia e arriviamo sulla strada per Radicofani,davanti
a noi si erge la maestosa rocca di Ghino di Tacco che domina la vallata,
inizia la salita che prosegue per circa
otto km , la fila si allunga per la fatica,decidiamo di allungare il passo
cercando un po’ d’ombra per mangiare, finalmente vediamo delle piante sul
ciglio della strada e decidiamo di fermarci ,alcuni si siedono sul guardrail
altri a terra sul bordo della strada, divoriamo il panino velocemente, alcune
macchine ci passano accanto e i passeggeri ci guardano incuriositi, meglio
riprendere il cammino. Alberto è tra i primi ad arrivare all’ indicazione della
nostra meta e si ferma ad aspettarci, con noi arriva un camioncino di muratori
che ci rivolgono delle frasi in dialetto, non capisco ma dalla reazione di mio
marito intuisco che dicono qualcosa di volgare, lo vedo avvicinarsi a loro con
aria minacciosa e rispondergli per le rime, questi tacciono e ripartono,
intanto ci siamo riuniti e percorriamo l’ultimo tratto di salita, entriamo in
paese tutti insieme fermandoci alla fontana del parco, sembra quasi che non
bevessimo da giorni, con questo caldo la sete si fa sentire. Attraversiamo il
paese camminando sulla lastricata via centrale in discesa fino alla palestra
della scuola dove alloggieremo,il sole picchia forte
sulle nostre teste, per fortuna nella palestra c’è molto spazio, io e Alberto
ci mettiamo nel corridoio (abbiamo la finestra con panorama) vicino all’entrata
prende posto Vittorio con il suo grande zaino, ha deciso di unirsi a noi per
arrivare a Roma insieme. Dopo la doccia e un po’di riposo siamo pronti per la
messa nella chiesa di S.Pietro.
Don Elia ci spiega che
questa sera si replica la processione di Corpus Domini, è un’antica tradizione
per dare la possibilità di parteciparvi ai paesani che lavorano lontano, la
chiesa è piena di gente molti sono vestiti in costume e portano il baldacchino
accompagnando il prete, seguono i gonfaloni portati da due file di donne divise
in due gruppi, da una parte vestite di chiaro dall’altra vestite di scuro,anche
il buon Bruno porta con orgoglio il nostro stendardo, seguiamo la processione
lungo le viuzze del centro cantando in latino, l’odore d’incenso si diffonde
nell’aria e provo una certa emozione, tutto ciò mi ricorda la mia infanzia,
facciamo sosta alla chiesa di S .Agata dove c’è una bella Pala di Andrea della Robbia, continuiamo a cantare
tornando alla chiesa parrocchiale. Finita la messa Don Elia che è un gran
sostenitore della V.F. ci parla degli affreschi su ceramiche di Luca e Andrea
della Robbia, accompagnandoci sul sagrato ci parla della rocca rifatta e delle
problematiche della zona, ci sediamo sui gradini aspettando pazientemente che
esaurisca gli argomenti.
Questa sera Monica ci
premia con un’ottima cena al ristorante in compagnia di Don Elia e la perpetua,
la compagnia è allegra il vino fresco e frizzante va giù che è un piacere e le
risate si propagano tra le tavolate, trascorriamo una piacevolissima serata, all’uscita
l’aria è fresca, ritorniamo in gruppo e parlo con Antonio Tong,
ho il piacere di scoprire la sua simpatica ironia, (pensare che mi sembrava
scontroso), il cielo è tempestato di stelle, assaporo la quiete e il senso di
beatitudine che mi pervade, le lucciole attorno a noi sembrano indicarci la
via.
23/06/’06
9°giorno
km 24
RADICOFANI - PONTE A RIGO – CENTENO - ACQUAPENDENTE
Sveglia all’alba come al
solito, fermento nei bagni, qualcuno si ostina a voler dormire, impresa
impossibile con il continuo movimento che c’è, colazione veloce sui gradini
della palestra, tutti in piedi per la preghiera ,partiamo silenziosi e un po’
assonnati, ammiro sotto di noi la vallata ci lasciamo alle spalle la rocca che
sembra osservare i nostri passi, durante il rosario Monica su richiesta di
Vittorio ci invita a pregare per suo figlio Sebastian perché “possa giungere
alla casa del Padre”. Rimango perplessa e mi chiedo come possa un genitore
allontanarsi da un figlio morente per andare in pellegrinaggio, ma mi rispondo
che sicuramente avrà i suoi motivi e forse la fede che lo spinge è talmente
forte da dargli la speranza di poter aiutare suo figlio in qualche modo. In
realtà più avanti avrò una risposta a questa mia domanda.
Continuiamo a camminare
su una larga strada bianca polverosa, chissà da quanto tempo non piove, mi
avvicino a Liliana e parliamo dei nostri figli, poi mi racconta della bella
esperienza fatta assieme al marito come ospitaleri a S.Nicolas, sul Camino di Santiago, vicino a noi Maria
emette un gemito e si siede a terra, si è storta nuovamente la caviglia,
Giovanni la massaggia prontamente con le sue creme, fortunatamente non lontano
c’è Rodolfo con il furgone che arriva velocemente, a malincuore Maria sale, il
dolore è forte, meglio non camminare. Attorno a noi spazi sconfinati in dolce
discesa enormi campi di girasoli fioriti stupendi. A Ponte a Rigo riprendiamo
Che bello una camera con
bagno, non dobbiamo fare la fila per la doccia! Dopo il meritato riposo saliamo
in città per raggiungere il resto del gruppo, prendiamo la ripida stradina che
porta al convento, lungo il muro di cinta sul lato destro tanto qua e la ci
sono appese delle belle ceramiche rappresentanti le tappe del Via Crucis. Il
convento è un po’ decadente all’interno c’è un chiostro con una fonte al centro
dove sono state messe delle angurie nell’acqua fredda, in cucina c’è un po’ di
caos, Maria si sta già dando da fare per la cena, Alberto le si affianca ed io
mi avvicino a Vittorio per aiutarlo a curare i fagiolini, gli chiedo come si
trova tra noi, risponde che è contento di proseguire fino a Roma con noi, poi
mi racconta la sua storia dolorosa, lo smarrimento e la disperazione dopo la
tragica morte di suo figlio avvenuta dieci anni fa (purtroppo si è tolto la
vita a soli ventiquattro anni),la grave malattia che poi l’ha colpito alla
testa e costretto in carrozzina, la sua grande forza di volontà nel reagire a
tutto questo, il forte desiderio di pellegrinare per trovare un senso alla
vita, dice che camminando per le strade verso mete religiose ha la sensazione
di stare insieme a Sebastian, pensa che lui stia ancora “vagando” in cerca di
pace. Provo una grande pena per Vittorio (credo che la perdita di un figlio sia
la “prova” più dura da superare per un genitore), ma provo anche una certa
ammirazione per la sua forza di volontà e il coraggio che dimostra lottando
contro le avversità della vita.
Sistemiamo i tavoli e
apparecchiamo per cenare, la fame non manca mai come pure l’allegria, oggi
Silvia compie trent’anni (come la nostra Manuela) a sorpresa spuntano fuori dei
filoni di pane e “Nutella” con le candeline e lo spumante, facciamo festa e
brindiamo alla sua giovane età, poi nel prato seduti in cerchio ci godiamo il
fresco ammirando la magia del tramonto che ci riserva attimi incantevoli, la
serata prosegue allegramente con uno spettacolo improvvisato da Mario che ci
coinvolge tutti facendoci tornare bambini giocosi e ridenti, la sua fantasia è
sorprendente, mentre mangiamo l’anguria
Mario e Vittorio cantano una canzone in dialetto Valdostano, è il turno
di Alberto che canta una serenata
veneziana poi Lucia canta “La porti un bacione a Firenze”, sembra il “festival
dei canti regionali”, concludono cantando tutti assieme. È piacevole la discesa
per la stradina, l’aria fresca della notte ci accarezza, il cielo buio sembra
tempestato di diamanti, ci accompagna il canto dei grilli, le lucciole ci
ballano attorno, cosa si può desiderare di più dalla vita ?
24/06/‘06
10° giorno km
ACQUAPENDENTE-S. LORENZO NUOVO-BOLSENA
Inizia male questa
giornata: mentre facciamo colazione all’albergo, arriva Liliana stravolta, ha
appena ricevuto dalla figlia la triste notizia della morte improvvisa di sua
sorella, cala tra noi un velo di tristezza, “come cambia in fretta la vita”, mi
sento particolarmente vicina a Liliana, so bene ciò che si prova nel ricevere
una notizia così imprevedibile, l’ho provato anch’io sei anni fa con mia
sorella, resti stordita non riesci a realizzare questa nuova e terribile
realtà, l’abbraccio senza parlare (le parole non hanno senso in questo
momento).
Ci riuniamo con gli
altri davanti alla chiesa del S.Sepolcro, partecipi
al dolore di Liliana uno alla volta la salutiamo, Rodolfo l’accompagna al
treno, dispiace a tutti lasciare la nostra compagna per un motivo così triste,
fino a ieri ci sembrava di vivere un po’ fuori dalla realtà in uno stato di
grazia, ora siamo costretti a tornare con i piedi per terra.
La preghiera letta da
Monica sembra proprio adatta alla circostanza, iniziamo il nostro cammino
sull’asfalto della V.Francigena per un breve tratto,
prendiamo poi un sentiero in mezzo a campi di patate, granturco e soia irrigati
da grandi getti d’acqua, il terreno fresco rende piacevole il percorso,
procediamo di buon passo con Alberto e Gigi, che cita dei versi di Garcia Lorca, mi piace ascoltarlo dev’essere
molto colto parla con semplicità di tanti argomenti.
Arriviamo a San Lorenzo
Nuovo e ci fermiamo alla sua bella fontana a rinfrescarci e rifornirci di acqua,
le strade sono piene di gente (è giorno di mercato), qualcuno ci guarda come
fossimo degli extraterrestri, qualche altro coraggioso ci chiede chi siamo e
dove andiamo. Una volta dissetati ripartiamo e finalmente vediamo il Lago di
Bolsena, il panorama è molto bello da qui peccato ci sia foschia e non si possa
vedere nitidamente l’isoletta che sta in mezzo al lago, camminiamo su un
crinale costeggiando il lago sotto di noi sulla destra, ci inoltriamo su
terreni aridi e polverosi sotto un sole cocente, siamo già a corto di acqua ma
la provvidenza ci viene in aiuto, in mezzo ad un campo c’è una casa in
costruzione con un rubinetto, Bruno va a vedere se ci regalano un po’ d’acqua,
non c’è nessuno riempiamo le boracce e ringraziamo Dio e il proprietario della
casa, Lucia dice che questa sarà una casa benedetta per il servizio che ha
dato, più avanti troviamo finalmente degli alberi e iniziamo il rosario la
nostra preghiera è per Liliana e sua sorella, altre intenzioni si aggiungono
come ogni giorno. Lungo la strada tranquilla parlo un po’ di montagna con
Giovanni C. e scopro che ha una vera passione per le scalate, dice che i suoi
figli hanno fatto delle grandi imprese scalando montagne altissime,
chiacchierando arriviamo alla rocca medievale ed entriamo a Bolsena bellissima
cittadina le cui origini risalgono al III sec. epoca delle incursioni
Longobarde, molti scavi archeologici hanno riportato alla luce numerosi resti a
testimonianza del tempo passato. Qui ci accoglie un’aria di festa, sui muri
delle case sventolano bandiere con stemmi diversi, ci accompagna una piacevole
brezza, scendiamo lungo una viuzza e ci dirigiamo al convento del SS.
Sacramento dove ci aspetta Maria indaffarata a soddisfare le richieste di tutti
(poverina), noi troviamo una stanza da quattro e ci sistemiamo con Gianfranco e
Gigi. La doccia sembra miracolosa per togliere la stanchezza.
Con Alberto andiamo in
riva al lago percorrendo un viale alberato con grandissime aiuole traboccanti
di splendide ortensie azzurre resto affascinata. Quando torniamo al convento
Maria distribuisce i compiti ai suoi aiutanti compreso Alberto che oramai fa
parte dello staff, una parte del gruppo vuole visitare
La cena nel cortile del
convento è allegra, come al solito è il momento più piacevole perché siamo
tutti insieme a scambiarci le impressioni della giornata; dopo aver aiutato a
riordinare e ripulire, Antonio gentilmente si offre di farmi un massaggio alla
spalla che purtroppo mi duole ancora parecchio.
25/06/’06
11°giorno
km 32,6
BOLSENA – MONTEFIASCONE - VITERBO
Quando usciamo dal
convento la temperatura è ideale per camminare,ci avviamo verso le indicazioni
della V.F. per prendere poi
Continuiamo a camminare
mentre davanti a noi si intravede anche oggi il lago di Bolsena, troviamo
un’edicola che indica il percorso della V.F. a nord di Montefiascone, ci sono
le foto del basolato romano sull’antica Cassia, di
cui parla Monica, che dovremo calpestare tra poco. Penso alla fatica di quei poveri uomini nel trasportare quei sassi
pesanti, per costruire le strade dove
marciavano gli eserciti armati di scudi e spade per combattere le loro
battaglie. Mi consola pensare alle migliaia di pellegrini che nei secoli hanno
camminato su questi sassi con timore e umiltà portando nel cuore desideri di
giustizia ,di grazia, di amore e di pace, ora sono i nostri passi che
calpestano queste nobili pietre che ci indicano
A Montefiascone
visitiamo la chiesa di San Flaviano del XII sec mi piace la semplicità delle
chiese medievali e il senso di protezione che provo al loro interno mi infonde
sicurezza, un attimo di raccoglimento per ringraziare Dio e il cammino procede,
tra i campi ritroviamo un altro bel tratto di basolato
il posto ideale per recitare il rosario. Il sole oramai picchia forte, l’acqua
scarseggia e il caldo sta diventando insopportabile procediamo silenziosi con
passo pesante su strade polverose, finalmente troviamo una fonte l’acqua puzza
di zolfo ma la sete è tanta (piuttosto di niente mi tapperò il naso), cerchiamo
un po’ di ombra per mangiare il panino troviamo solo degli alberelli ma ci
fermiamo lo stesso, ci togliamo anche le scarpe per dare un po’ di sollievo ai
nostri poveri piedi, oggi fa più caldo degli altri giorni. Riprendiamo a
camminare tra distese di cereali bruciati dal sole la luce è accecante, sotto
l’unico albero ci sono sette otto pecore che cercano di ripararsi dal sole
poverine, il passo diventa sempre più lento Alberto è avanti tra i primi,
cammino a fianco ad Arnaldo che ha ancora fiato per parlare di sua moglie e
della sua nipotina, mi incoraggia a procedere quando gli dico che non ce la
faccio più, ad un certo punto vediamo delle macchine parcheggiate ,penso ci sia
un bar invece ci troviamo davanti una vasca termale, alcuni di noi entrano tra
gli sguardi infastiditi dei presenti anch’io faccio un pensierino ma quando
sento che l’acqua è calda mi passa la voglia. “Adelante”
il gruppo oramai è sparpagliato ognuno
procede con passo faticoso quasi trascinandosi tra campi leggermente ondulati
arsi dal sole, sembra così lontana la meravigliosa campagna Toscana forse
perché sembra che la strada oggi non finisca più, un altro scollina mento e
finalmente intravediamo un paese sulla collina forse è Viterbo, riprendo animo
anche grazie ad Arnaldo che mi rincuora, siamo vicini ad un cimitero oramai
esausti quando sentiamo voci e fischi di richiamo ,dall’altra parte della
strada vediamo i nostri compagni seduti sotto gli ombrelloni di un bar ,sembra un
miraggio e con le ultime forze attraversiamo la strada e finalmente possiamo
sederci a bere una tanto desiderata birra freschissima aspettando il resto dei
compagni che arrivano un po’ alla volta letteralmente distrutti dal caldo
torrido, li accogliamo con un battimano festoso, ogni arrivo oggi è una
vittoria!
Dopo una meritata sosta
di recupero energetico alle porte di Viterbo, raggiungiamo tutti insieme il
convento delle Suore Clarisse di Santa Rosa, la stanza che ci viene assegnata è
per cinque, io, Alberto, Arnaldo, Gianfranco e Gigi. Con Alberto facciamo una
breve visita in chiesa, siamo troppo stanchi per visitare la città perciò
facciamo solo un piccolo giro, ad un bar troviamo Roberto e Renzo ci sediamo
con loro a bere una birra fresca, è stata una giornata pesante a causa del
caldo e della scarsa ombra.
I nostri cuochi sono
eccezionali nonostante la stanchezza ci hanno preparato come sempre un’ottima
cena, sono venuti a trovarci dei pellegrini (credo amici di Monica) con le
paste per festeggiare il nostro arrivo.
26/06/’06
12° giorno
km 28,6
VITERBO- S . MARTINO al CIMINO- SUTRI
La sveglia di Gigi è
suonata alle cinque e mezza, colazione al refettorio, usciamo dalla città
attraverso la porta Romana, l’aria del mattino è fresca e invoglia a camminare
sulla provinciale per Ronciglione poco trafficata per
fortuna, data l’ora, grazie al massaggio di Antonio stanotte ho riposato bene.
Durante il cammino con Vera e Carlo ci scambiamo battute scherzose, mi avvicino
a Franco S. che parla con Renzo C. dell’esperienza fatta nel Giubileo del 2000
durante il suo pellegrinaggio a Roma, ascolto con interesse. A San Martino,
piccolo paese circondato da mura, saliamo a visitare l’abbazia del 1200 molto
bella, i banchi sono adornati di fiori bianchi per un matrimonio, scendiamo al
bar per una breve sosta, la gente del posto ci chiede con simpatia dove andiamo
e rimangono un po’ stupiti quando diciamo da dove siamo partiti. Siamo
sull’Alta Via dei Monti Cimini e costeggiamo il lago
di Vico che si vede solo a tratti attraverso la fitta vegetazione del
bellissimo faggeto, il sentiero è ampio ed è rilassante camminare tranquilli
nel bosco accompagnati dal canto degli uccelli con l’aria che ti accarezza, il
paesaggio è splendido sembra la ricompensa alla fatica di ieri mi sento
ricaricare di energia mentre parlo con Gigi e Arnaldo, ci fermiamo sotto gli
alberi a mangiare qualcosa godendo di questo dono di Dio e aspettando chi
arriva più lentamente, Mario legge i misteri e recitiamo il rosario,
riprendendo il cammino e arriviamo alle Querce d’Orlando, sono i ruderi di
un’antica abbazia della quale rimangono solo due torri nascoste dai noccioli
che passano quasi inosservate, si racconta di una galleria costruita dai monaci
come via di fuga durante le invasioni. A Ronciglione
io, Alberto e Gigi troviamo il parco e ci sediamo a mangiare comodamente al
fresco mentre gli altri si fermano sui gradini della chiesa, ripartiamo in fila
indiana, ancora
Quando arrivo con Silvia
in Piazza del Comune, sembra deserta sono tutti nei bar per la partita, oggi
gioca l’Italia, facciamo un giro, c’è una bella fontana al centro e per le vie
alcune donne stanno preparando la tradizionale infiorata per la festa di San
Pietro e Paolo, dal boato che sentiamo capiamo di aver vinto la partita, in
poco tempo la cittadina riprende a vivere gioiosa un carosello di macchine
strombazzanti piene di giovani fuori dai finestrini con bandiere, trombette,
fischietti e quant’altro, girano per le strade urlando come matti, sembrano
fuori di testa, li guardo allibita perché personalmente non comprendo questa
esaltazione per il calcio.
La cena offerta dai
Cavalieri della Croce di Malta all’aperto è il momento d’incontro con il
pellegrinaggio dei giovani, dopo un po’ d’esitazione tra le due generazioni,
l’arrivo del cibo e il cenno di don Paolo che invita tutti a dire un semplice
“Grazie Signore del pane e dei doni” scioglie l’imbarazzo e consumiamo
velocemente la cena per partecipare alla veglia di preghiera in programma, tra
canti e preghiere riesco a confessarmi, Alberto è rimasto con altri pellegrini
in piazza a godersi il fresco della sera.
27/06/’06
13°giorno
km21
SUTRI – MONTEROSI – SETTEVENE - CAMPAGNANO
Alle sei siamo già in
strada, camminiamo sulla Cassia costeggiando questo bellissimo parco e
ammiriamo la necropoli ben visibile e l’anfiteatro, dopo pochi chilometri
prendiamo uno sterrato tra campi alberati di noccioli, è la prima volta che li
vedo (da noi crescono a cespugli), camminando parlo con Elisa e scopro con
sorpresa una bella persona, mi ero fatta un idea sbagliata su di lei e glielo
dico ci facciamo una risata, in un recinto vediamo uno struzzo solitario mezzo
spelacchiato ci guardiamo a vicenda un po’ incuriositi, l’afa e il caldo si
fanno sentire presto, fiancheggiamo un campo da golf, lungo la strada noto
cartelloni pubblicitari sparsi un po’ dappertutto, (segni della civiltà
odierna), arriviamo a Monterosi dove ci rinfreschiamo
alla fontana e ci riforniamo di acqua fresca, prendiamo quindi
Fuori della chiesa ci
sono dei bambini che giocano e sull’uscio delle case alcune vecchiette sedute
sulle sedie mi ricordare riportano alla mente una foto d’altri tempi, sembra che
il tempo si sia fermato in questo luogo, scambiamo qualche parola con loro e
ritorniamo al centro sportivo dove ci aspetta una calorosa accoglienza dai
volontari della parrocchia che ci hanno preparato un’ottima cena, per ingannare
l’attesa tra una portata e l’altra Mario ci intrattiene con i suoi giochi
creando un po’ di stupore tra i ragazzi, la
serata si chiude in bellezza con anguria e gelato, prima di infilarmi
nel sacco a pelo vicino ad Alberto sento un canto leggero salire dal campo di
basket, mi affaccio alla finestra e vedo i ragazzi seduti a terra in cerchio
con Don Paolo che cantano sottovoce un inno di lode, cullata dal canto
ringrazio Dio e mi addormento.
28/06/’06
14° e ultimo giorno km 23,7
CAMPAGNANO – MADONNA del SORBO - PARCO VEIO -
Alle sei i ragazzi
dormono ancora mentre noi lasciamo Campagnano
prendendo via Cappuccini in salita verso il cimitero, costeggiamo il suo muro
di cinta continuando in direzione Formello, scendiamo
in un bel tratto boschivo fino ad incrociare la confluenza di due piccoli
torrenti, ne attraversiamo uno e risaliamo arrampicandoci un po’, per uscire
sulla strada asfaltata davanti al Santuario della Madonna del Sorbo, è molto
bello ma purtoppo non lo possiamo visitare perché in
restauro, si trova in mezzo ad una macchia boschiva e mi ricorda i boschi della
Navarra, mi piace questo habitat un po’ selvaggio mi sento in armonia con la
natura, ad un certo punto troviamo un cartello che indica il Parco Veio e discendiamo attraverso le belle vallate, tra boschi,
sterrato e asfalto è un dolce camminare, superiamo un cavalcavia e arrivati ad
un bar ci sediamo a terra sull’erba a mangiare i panini portati da Rodolfo.
C’è un campo di
aeromodellismo, troviamo dei signori che stanno preparando i loro modellini
scambiamo con loro qualche parola, Monica dice di aspettare Don Paolo con i
ragazzi che ci stanno raggiungendo per arrivare assieme a
L’operato di Monica per
il recupero della
Con la pancia troppo
piena riprendiamo lentamente il cammino sotto il sole cocente, usciamo
nuovamente sulla Cassia fino a
Ci accampiamo come
capita chi in corridoio, chi nell’ingresso, chi approfitta della stanza
concessa per la doccia cercando di riposare un po’, con Maristella, Grazia ed
Elena ci stendiamo sui due letti ma è impossibile dormire, sulla spianata è
stato montato un palco per la messa di stasera e ora stanno provando la musica.
Alle sette cena
abbondante seduti a terra sul prato, provo un senso di disagio guardando tutto
questo cibo, abbiamo ancora la pancia piena dal pranzo di oggi, penso alle
migliaia di persone che ogni giorno muoiono di fame dall’altra parte della
terra, penso ai poveri immigrati che rischiano la vita solcando il mare a bordo
di barcarole traballanti con la speranza di migliorare la loro vita e quella
dei loro cari, vedo una grande ingiustizia in tutto ciò, non mi sento
pellegrina in questo momento, sono loro i “veri pellegrini” quelli che
camminano sulle nostre strade suonandoci il campanello con la speranza che
compriamo qualcosa mentre a volte fingiamo di non vedere, quelli che si
affidano al loro Dio con la stessa disperazione, con la stessa insicurezza dei
pellegrini di un tempo lontano e mi rendo conto che, purtroppo non è cambiato
niente per quella povera gente, neppure le guerre sono cessate, forse ci dimentichiamo perché sono lontane e pensiamo non ci riguardino.
Alle 23.00 partecipo
alla messa ma non sento più lo spirito del pellegrinaggio, troppo frastuono,
troppe luci, sembra uno “spettacolo” con tutti questi riflettori… “Dove sei
Signore? Non Ti sento più tra noi, so che Tu non ami i riflettori puntati su di
Te,
Dopo la consegna a
Monica dei Testimonial e la benedizione del Papa che salutiamo sventolando i
foulard colorati, ci lasciamo con un po’ di confusione senza riuscire a
salutarci tutti, alcuni devono partire subito, traspare un po’ di commozione,
una ragazza del gruppo di Don Paolo mi
saluta dicendo: “Ciao pellegrini veri!” le rispondo sorridendole con tenerezza,
alcuni hanno la forza di partecipare alla Santa Messa, altri rinunciano per la
stanchezza, io Alberto ed Elena ci trasciniamo fino alla fermata del bus
navetta che ci porta al campeggio, sono quasi trenta ore che siamo in piedi non
ce la facciamo più vogliamo solo dormire!
Avevo immaginato di
arrivare a Mons Gaudì con
discrezione e sobrietà come è stato il nostro pellegrinare e ammirare da lì il
Cupolone, gustare l’arrivo silenzioso a Piazza San Pietro e pregare sulla sua
tomba e invece non è andata così…
Dopo una bella dormita
nella roulotte con Elisa e Linda mi sento rinata cerco Alberto e con grande
piacere ritrovo anche Franco S., Rodolfo, Laura, Luciano, Lucia, Giuliano e
Anna, Elena, Gianfranco, Gigi, Ugo,Antonio Tong,
Mauro, Maria e Giuseppe, Carlo e Vera,Roberta e Gianpiero, Arnaldo e sua moglie
Germana, il nostro amico Vittorio, Monica e il marito Franco, abbiamo ritrovato
il nostro spirito di gruppo e condividiamo assieme “l’ultima cena” e
festeggiamo anche il compleanno di Elena, Vittorio offre lo spumante vuole
brindare per essere stato accolto tra noi, trascorriamo la serata serenamente
scambiandoci le sensazioni vissute lungo
Con questo ricordo
finisce così, in il nostro pellegrinaggio sulla via Francigena
e il mio racconto di questi intensi e appaganti giorni.
RINGRAZIAMENTI
Sono felice, ringrazio
Dio dal profondo del cuore per averci concesso questa grande opportunità,è
andato tutto benissimo abbiamo conosciuto delle persone meravigliose, ho
scoperto un’umanità splendidamente variopinta come un’arcobeleno,
ho scoperto che dietro ogni volto c’è una storia, alcune persone mi hanno reso
partecipe di frammenti della loro vita, ogni persona ha dei tesori nascosti
dentro di sé, penso a come è cambiato il mio modo di vedere i miei compagni di
cammino in questi 15 giorni, all’inizio mi sentivo “estranea” perché non li
conoscevo, ora mi sento in comunione con loro, li sento miei fratelli nel nome
di Cristo, dopo aver vissuto e condiviso intensamente questa meravigliosa
esperienza mi sento arricchita interiormente. Questo è il miracolo del
camminare a fianco alle persone, mettersi in relazione con loro, pellegrinare
assieme sulle strade della vita.
Grazie di cuore a Franco
per averci invitato. Grazie a Monica per il suo grande impegno organizzativo, e
alla Confraternita per averci offerto l’occasione di percorrere assieme
Elvia
Vianello